30 Ottobre 2025
Il porto di Bandar Abbas
Almeno 2000 tonnellate di perclorato di sodio spedite da fornitori cinesi verso l'Iran nonostante le rigide sanzioni reimposte dall'ONU sul nucleare lo scorso 29 settembre. 2000 tonnellate di spedizioni partite proprio il 29 settembre e finalizzate alla ricostituzione del programma missilistico balistico iraniano. Sono queste le scoperte fatte da fonti dell'intelligence europea e di cui la CNN è venuta a conoscenza.
Facciamo però un salto indietro. Un mese fa la Nazioni Unite, davanti alla difficoltà di raggiungere accordi diplomatici costruttivi tra le parti, avevano optato per il pugno duro, scegliendo di reintrodurre sanzioni, che non si vedevano dal 2015, con l'obiettivo di "punire" le inadempienze di cui l'Iran era già stata accusata in materia di nucleare. Una mossa che aveva avuto come precedente la mossa dello snapback, fortemente voluta da Francia, Germania, Regno Unito. Tuttavia, ad oggi, sembra che l'attività nucleare iraniana - programmi missilistici balistici inclusi - stia procedendo in barba ai vincoli e agli stop della comunità internazionale. Secondo alcune fonti infatti, la Cina avrebbe cominciato ad approvvigionare l'Iran di perclorato di sodio, una sostanza fondamentale per la produzione del propellente solido che alimenta i missili a medio raggio. 2000 tonnellate di sostanza comprate subito dopo il conflitto di giugno contro Israele, e atterrate direttamente al porto iraniano di Bandar Abbas.
Secondo le operazioni di tracciamento di varie navi cargo coinvolte nelle consegne, gli equipaggi di tali mezzi sembrerebbero impiegati presso la Islamic Republic of Iran Shipping Lines. Ma i viaggi di andata e ritorno tra Iran-Cina sarebbero iniziati forse molto prima, già verso fine aprile. A quanto emerge dall'inchiesta, una nave, la MV Basht, avrebbe per esempio lasciato il porto cinese di Zhuhai lo scorso 15 settembre, per giungere a Bendat Abbas 14 giorni dopo. Stessa cosa per la cargo Elyana che partita da Changjiangkou il 18 settembre arrivava, sempre a Bendat Abbas, il 12 ottobre. Si tratta di mosse di cui non è chiaro se il governo cinese sia o meno a conoscenza.
Certo, desta non pochi interrogativi sapere che la Cina ha da sempre rigettato (insieme alla Russia) le sanzioni contro l'Iran, definendole "compromettenti" per il "processo politico e diplomatico di risoluzione della vicenda". Dunque non stupirebbe ipotizzare che dietro questo export ci sia la complicità dei vertici di potere. Sebbene proprio oggi il presidente cinese Xi Jinping abbia curiosamente esortato Trump, in visita in Asia, a "rispettare scrupolosamente" il trattato sulla messa al bando globale dei test nucleari del 1996. Fatto sta che, secondo le fonti, con le quantità di perclorato fornite dalla Cina si potrebbe arrivare a produrre almeno 500 missili. Inoltre, secondo analisti, alla base del giro energetico vi sarebbero navi che filtrano petrolio iraniano verso raffinerie indipendenti nella Cina della costa, talvolta con paesi intermediari, affinché la raffinazione non venga ricollegata a imprese statali che, diversamente, sarebbero vessate dalle sanzioni Usa.
Le mosse cinesi però sembrerebbero agire forti anche di una potente mancanza. A quanto emerge infatti, l'esportazione di perclorato di sodio non è esplicitamente vietata dal regime di sanzioni Onu. Si parla di "articoli, materiali, attrezzature, beni e tecnologie", ma nessuna menzione al perclorato, sebbene dovrebbe rientrare "nei più ampi controlli generali sui materiali utilizzati nella produzione di missili a combustibile solido" riferisce il ricercatore Tong Zhao.
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