29 Ottobre 2025
Benjamin Netanyahu ha deciso di estendere il controllo israeliano sulla Striscia di Gaza andando ben oltre il confine segnalato dalla cosiddetta "linea gialla". Era questa, insieme alla ripresa - massiccia e più esplicita di quanto già non accadesse prima - dei bombardamenti su Gaza, un'altra delle possibilità messe in campo dal gabinetto di sicurezza di ieri, 28 ottobre, in risposta alla presunta violazione da parte di Hamas dell'accordo sugli ostaggi.
La guerra è ricominciata, o forse non era mai del tutto finita. Certo è che i potenti attacchi dell'Idf ordinati ieri dal premier israeliano contro la Striscia di Gaza hanno rappresentato la più plateale violazione del cessate il fuoco da parte di Tel Aviv. La condanna ai sanguinosi bombardamenti, che secondo la protezione civile palestinese ha causato almeno 50 morti "tra cui 22 bambini e diverse donne", è arrivata sonora dalla Turchia che ha definito gli attacchi israeliani "una chiara violazione della tregua". Ieri però, dopo consultazioni tra i vertici israeliani e quelli statunitensi, è arrivata anche la decisione di allargare il controllo dell'Idf sui territori palestinesi andando ben oltre la cosiddetta "linea gialla", che fino a poche ore fa garantiva ad Israele il controllo del 53% della Striscia ad est con la scusa di una zona "sicura" per i civili e "libera" dall'ingerenza di Hamas. Il ministro della Difesa Israel Katz ha giustificato le contromosse di Israele puntando nuovamente il dito contro Hamas e accusandola di "oltrepassare una linea rossa ben definita alla quale l'Idf risponderà con forza".
Il riferimento al presunto superamento del limite è palese: da un lato gli spari consumatisi ieri pomeriggio a Rafah contro soldati dell'Idf e di cui Israele ha dato colpa ai miliziani, nonostante questi - tramite comunicato ufficiale - abbiano negato di aver compiuto la sparatoria. Dall'altro, l'accusa secondo cui Hamas avrebbe finto di trovare il corpo del 16esimo ostaggio inscenandone il ritrovamento: affermazioni che Israele ha cercato di avvalorare con un video pubblicato sui social, ma usato come arma di propaganda e giustificazione alla ripresa delle violenze incontrollate. Nonostante però il graduale degenerare del quadro geopolitico, e nonostante sia ormai chiaro che il quadro di "pace" sia sempre più precario, per i vertici Usa è importante salvare le apparenze. "Il cessate il fuoco sta tenendo. Credo che la pace in Medio Oriente resisterà nonostante le scaramucce" ha comunicato il vicepresidente Vance arrampicandosi sugli specchi. Anche Trump ha confermato le parole: "Nulla metterà a rischio" il cessate il fuoco, ha detto il tycoon giustificando le violenze israeliane, come già in passato era successo. "Per quanto ne so, hanno colpito un soldato israeliano. Quindi gli israeliani hanno risposto e dovrebbero rispondere. Quando succede, dovrebbero rispondere. Hamas? Dovete capire che i miliziani sono una parte molto piccola della pace in Medio Oriente e devono comportarsi bene" ha concluso Trump parlando dall'Asia.
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