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Il doppio gioco dell'Australia: ok a Stato Palestina ma 68 spedizioni di componenti per caccia F-35 a Israele utilizzati a Gaza fra 2023 e 2025

Mentre riconosce lo Stato di Palestina, l’Australia resta nella filiera dei caccia F-35 impiegati da Israele a Gaza, occultando i propri legami con il programma militare

06 Ottobre 2025

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L'Australia si è resa protagonista di un vero e proprio doppio gioco sullo scacchiere internazionale. Infatti, sebbene abbia deciso di riconoscere ufficialmente lo Stato di Palestina, fra il 2023 e il 2025, ha autorizzato ben 68 spedizioni di componenti per caccia F-35 verso Israele, arricchendo la macchina bellica che distrugge Gaza da due anni.

Il doppio gioco dell'Australia: ok a Stato Palestina ma 68 spedizioni di componenti per caccia F-35 a Israele utilizzati a Gaza fra 2023 e 2025

Dietro le dichiarazioni ufficiali di sostegno alla pace e al riconoscimento dello Stato di Palestina, il governo australiano mantiene un silenzioso legame con la macchina di guerra israeliana. Una nuova inchiesta dell’ABC News rivela che Canberra continua a far parte della filiera globale dei caccia F-35, impiegati da Israele nei bombardamenti su Gaza, nonostante il crescente allarme delle organizzazioni per i diritti umani.

Secondo documenti ufficiali e richieste di accesso agli atti (FOI), tra ottobre 2023 e settembre 2025 sono partite dall’Australia almeno 68 spedizioni di materiale militare verso Israele. Le licenze, approvate dal Dipartimento della Difesa, restano coperte da segreto: il governo non specifica quali componenti siano stati inviati né se siano destinati direttamente alle forze armate israeliane. Tuttavia, gli esperti concordano che molti di questi materiali rientrano nel programma F-35 Joint Strike Fighter, di cui Israele è utilizzatore e beneficiario diretto.

Fino al 2023, il sito del Dipartimento della Difesa australiano descriveva con orgoglio il ruolo dell’industria nazionale nel programma F-35, con oltre 70 aziende coinvolte e più di 4 miliardi di dollari in contratti. Dalle componenti dei motori agli attuatori delle baie d’armi, parti prodotte in Australia contribuiscono direttamente alla manutenzione e al funzionamento dei jet israeliani. Ma da fine 2023 quella pagina è scomparsa. Nessuna spiegazione pubblica, solo un “errore 404”.

Secondo email interne ottenute dai Verdi tramite richieste, la pagina era pronta per essere aggiornata, ma sarebbe stata rimossa per motivi d’immagine. “Non è un bel segnale”, scriveva un dirigente del dipartimento. Da allora, il governo ha evitato ogni commento, mentre il ministro della Difesa Richard Marles non ha risposto alle domande dei giornalisti.

La ministra degli Esteri Penny Wong ha sostenuto che l’Australia fornisce solo “parti non letali”, scaricando la responsabilità su Lockheed Martin, ma gli esperti di diritto internazionale ribattono che la catena di fornitura resta complicità diretta. L’ex membro della Commissione Onu per i diritti umani Chris Sidoti ha dichiarato: “Se i componenti prodotti in Australia finiscono nei caccia che bombardano Gaza, condividiamo la responsabilità di quei crimini.”

 

Mentre l’Onu accusa Israele di genocidio a Gaza, l’Australia continua a sostenere logisticamente i caccia F-35, simbolo della devastazione. La distanza tra la retorica diplomatica e la realtà industriale appare ormai insostenibile: non si può parlare di pace riconoscendo la Palestina e, al tempo stesso, alimentare la guerra che la distrugge.

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