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Gaza, Onu denuncia: "Nella Striscia nessun luogo è sicuro, nemmeno le 'zone umanitarie' nel sud, sono tutti luoghi di morte"

Per l’Onu, i cosiddetti rifugi sicuri imposti da Israele a Gaza non garantiscono protezione: bombardati più volte, privi di cibo, cure e condizioni minime di sopravvivenza

03 Ottobre 2025

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L'Organizzazione delle Nazioni Unite ha denunciato, per l'ennesima volta, le condizioni critiche di Gaza da quasi due anni. Infatti, le "zone di sicurezza" nel sud della Striscia, come Rafah, Deir al-Balah e Al-Mawasi, non siano sicure, ma "luoghi di morte".

Gaza, Onu denuncia: "Nella Striscia nessun luogo è sicuro, nemmeno le 'zone umanitarie' nel sud, sono tutti luoghi di morte"

Le Nazioni Unite hanno ribadito con forza che nella Striscia di Gaza non esiste alcun luogo sicuro per i civili palestinesi. James Elder, portavoce dell’Unicef, parlando da Deir al-Balah, ha denunciato che le “zone umanitarie” create da Israele nel sud, come quella di Al-Mawasi, sono in realtà “luoghi di morte”.

Secondo Elder, “l’idea di una zona sicura nel sud è una farsa: le bombe cadono dal cielo con agghiacciante prevedibilità, le scuole usate come rifugi vengono regolarmente rase al suolo, le tende improvvisate bruciate dai raid aerei”. L’Onu accusa dunque Israele di aver trasformato in trappole mortali aree che avrebbero dovuto garantire protezione ai civili sfollati.

La situazione ad Al-Mawasi è descritta come disumana: “È oggi uno dei luoghi più densamente popolati al mondo, sovraffollato in maniera grottesca, privo degli elementi essenziali per la sopravvivenza: nutrizione, riparo e servizi igienici”, ha denunciato Elder. L’Onu sottolinea che la legge internazionale è chiara: spetta alla potenza occupante garantire che eventuali zone sicure abbiano le condizioni minime per vivere. “Nessuna di queste è presente a Gaza”, ha aggiunto.

Israele aveva proclamato queste aree come spazi protetti fin dall’inizio della guerra, promettendo aiuti e infrastrutture umanitarie. Ma i fatti raccontano un’altra realtà: nel corso degli ultimi diciotto mesi tali zone sono state colpite decine di volte. “Abbiamo visto persone in tende uccise dai bombardamenti”, ha ricordato Elder.

L’Onu avverte inoltre che anche chi resta a Gaza City o in altre aree non perde lo status di civile: un ordine di evacuazione generale non può mai giustificare l’attacco contro chi non riesce o non vuole lasciare la propria casa.

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