16 Dicembre 2025
Altro che tappeto rosso: per Bashar Al Assad l’esilio moscovita è un reality senza audience. Sì, vive al sicuro. Sì, nuota negli agi accumulati in decenni di potere. Ma lo scintillio? Spento. Il “Leone di Damasco” ruggisce poco e soprattutto in silenzio, rintanato nella super blindata Rublyovka, quartiere dei ricchi e dei potenti che però – sorpresa – non fanno la fila per offrirgli il tè.
Secondo quanto filtra, Assad conduce una vita da eremita deluxe: palazzi protetti, pochi contatti, zero passerelle. E il Cremlino? Porte chiuse. Pare che Putin non abbia gradito la fuga da Damasco: tradotto, niente cene di gala, niente selfie strategici, niente “amico mio” davanti alle telecamere.
Così l’ex presidente si reinventa. Niente politica, niente comizi: si torna all’oftalmologia. Camice invece della giacca militare, lenti al posto dei proclami. Studia russo, rispolvera gli strumenti e torna a fare l’oculista, più per passione che per bisogno – i conti correnti stanno benissimo, grazie. Prima della guerra praticava già a Damasco; oggi potrebbe puntare all’élite moscovita, quella che ama vedere bene… soprattutto il proprio riflesso.
Il risultato? Un esilio dorato ma poco glamour. Ville sì, applausi no. Protezione totale, considerazione minima. Dalla Siria alla sala visite: quando il potere svanisce, resta la vista. E a Mosca, per Assad, il futuro è chiaro: vedere senza essere visto.
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