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Meloni vede complotti ovunque: ora anche la Global Sumud Flotilla sarebbe un attacco al suo governo da operetta

La Premier italiana si atteggia a Tycoon, ma finisce a metà strada tra una soap turca e un reality di Rai 2

25 Settembre 2025

Meloni vede complotti ovunque: ora anche la flotilla sarebbe un attacco al suo governo da operetta

Quando pensavi che la politica italiana avesse già dato il meglio (o il peggio), ecco che Giorgia Meloni decide di fare cosplay di Donald Trump. Sì, proprio lui: il re del populismo, il miliardario col parrucchino più famoso dopo quello di Boris Johnson. Ma almeno Trump ha i soldi, i grattacieli e – nel bene o nel male – una certa coerenza da vendere.

Meloni, invece? Sembra voler essere Trump, ma ha solo la recitazione da fiction del giovedì sera. Addirittura, proprio nel solco del trumpismo, ha accusato la Flotilla diretta a Gaza di essere un complotto orchestrato per screditare il suo governo. No, non è una battuta. Non è “Boris” su Prime Video. È la linea ufficiale della Presidenza del Consiglio.

Trump certe cose le dice perché parla a una mandria di MAGA col cappello rosso e il QI di un tostapane. Ma Meloni non ha quel pubblico. Lei si rivolge a italiani normali, con mutuo, figli, e una voglia moderata di guerra civile.

Eppure eccola lì, lanciata a pieno regime nel suo melodramma paranoico, a cercare nemici ovunque: ONG, giornalisti, medici, gente che respira.

Non contenta, cerca l’applauso di Israele… e butta la dignità sotto il tram. Dopo l’imbarazzante genuflessione diplomatica di Matteo “mi-metto-la-kippah-anche-a-Pontida” Salvini, Giorgia deve recuperare terreno.

E come lo fa? Semplice: cambia opinione sulla Palestina, ribalta anni di dichiarazioni e dimentica di aver mai detto che “il riconoscimento dello Stato palestinese è una priorità”. Ops! Chissà, magari stava scherzando. O era in fase lunare calante.

Una volta Meloni faceva la pasionaria in conferenza stampa, ammiccava ai cronisti, lottava per la "sua" verità e la trasparenza. Oggi? Basta una domanda storta e parte lo sguardo fascistoide con musichetta di “Novecento” in sottofondo. Il prossimo passo? Microfoni lanciati dalla balconata di Palazzo Chigi.

Perché se c’è una cosa che l’Italia non ha ordinato, è una Premier che gioca a fare l’Imperatore. E se proprio deve imitarlo, che almeno impari da Trump l’unica cosa che gli riesce davvero bene: andarsene quando ha perso.

Di Aldo Luigi Mancusi

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