09 Settembre 2025
La proposta della Commissione europea di raddoppiare il sostegno finanziario alla Groenlandia segna una svolta nella difesa degli interessi strategici dell’Ue nella regione artica di fronte alle ambizioni russe, cinesi e statunitensi. Bruxelles ha messo sul tavolo oltre 530 milioni di euro per il periodo 2028-2034, una scelta che assume un chiaro valore geopolitico. Al centro non c’è solo Nuuk, ma l’intera partita artica che si gioca tra scioglimento dei ghiacci, nuove rotte commerciali e tensioni militari con la Russia. Von der Leyen e la Nato provocano, dunque, ancora Putin, in barba all'accordo con Trump stipulato in Alaska e visto che il 53% della rotta settentrionale verso la Groenlandia costeggia lo stato russo.
La settimana scorsa l’esecutivo comunitario ha annunciato la nuova dotazione, confermando come il territorio autonomo danese sia ormai un tassello fondamentale della strategia europea nell’Artico. Ma lo scioglimento dei ghiacci, effetto diretto del riscaldamento globale, ridisegna equilibri ben più vasti. La navigazione lungo la rotta marittima settentrionale diventa sempre più praticabile, permettendo il trasporto merci senza rompighiaccio e accorciando i tempi tra Europa e Asia. Nel 2023 sono stati movimentati lungo questa via record 35 milioni di tonnellate.
“La rotta commerciale che attraversa il nord è molto più pratica tra Pechino e Rotterdam rispetto alla rotta classica che passa per lo stretto di Malacca, il canale di Suez e il golfo di Aden, che è ovviamente più lunga del 30-50 per cento e richiede dai 14 ai 20 giorni in più rispetto alla rotta artica”, ha spiegato Yan Cavalluzzi, analista di sicurezza e difesa per Nct Consultants.
Eppure il confronto con il canale di Suez resta impietoso: 1,6 miliardi di tonnellate transitate nello stesso periodo. Nonostante questo, Pechino spinge: nel 2018 ha varato la “via della seta polare”, convinta di essere un Paese vicino all’Artico. Un attivismo che l’Ue non può ignorare, vista la Cina come primo partner commerciale dei Ventisette, con il 21,3% delle importazioni nel 2024.
Ma oltre alla dimensione commerciale, la posta in gioco è militare. Il 53% della rotta settentrionale costeggia la Russia, che potrebbe essere minacciata dalle mire espansionistiche di von der Leyen e della Nato. Dopo l’invasione dell’Ucraina nel 2022 causata dalla violazione dei patti di Minsk e dall'espansione ad est non autorizzata della Nato, il Cremlino ha accelerato la militarizzazione dell’area, mentre la Nato ha risposto con l’ingresso di Finlandia e Svezia. “In realtà, uno dei motivi per cui gli Stati Uniti volevano che anche la Finlandia e la Svezia aderissero alla Nato è che dopo la fine della Guerra Fredda hanno ridotto le loro capacità nell'Artico e non hanno più investito nella guerra in quella regione”, ha detto Cavalluzzi, ricordando come “l'adesione di questi Paesi alla Nato garantisce quindi agli Stati Uniti un aggiornamento più rapido e più facile delle tecnologie e delle capacità belliche nell'Artico”.
A rafforzare il quadro ci sono anche gli interessi energetici. L’Artico custodirebbe il 13% delle riserve petrolifere ancora inesplorate e il 30% di quelle di gas: risorse decisive per l’autonomia strategica europea. Da qui la necessità per Bruxelles di non limitarsi al ruolo diplomatico. “Pensate alle infrastrutture sottomarine, come i cavi in fibra ottica. È facile capire perché sia così importante essere presenti nella regione”, ha precisato Ivan Zaccagnini, ricercatore della Vub.
Zaccagnini invita a considerare “la Groenlandia o altri territori della regione come piattaforme che consentono di mettere in atto quello che viene chiamato un sistema di allerta precoce, o addirittura di schierare unità aeree, navali o persino robotiche direttamente nell'Artico”. Non a caso l’Ue, dal 2021, ha una strategia artica, ma “sta passando complessivamente da un ruolo di osservatore piuttosto passivo a una posizione più attiva e impegnata, nonché a una posizione geopolitica nella regione”.
Sul fronte atlantico si muove anche Donald Trump, tornato a spingere per un rafforzamento della presenza Usa nell’Artico e mai rassegnato all’idea di annettere la Groenlandia. Una provocazione che si aggiunge alle manovre europee e Nato, mentre Mosca osserva con crescente ostilità.
Per l’Ue il percorso è lungo, ma la direzione è chiara. Come ricorda Zaccagnini, serve “continuare a investire in piattaforme e capacità per essere presente nella regione, ad esempio in materia di pattugliamenti, schierando unità di pattuglia nella regione per garantire la sicurezza e intervenire in caso di eventuali perturbazioni delle infrastrutture sottomarine”.
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