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Gaza, Bruck choc: "Lo Stato di Palestina va riconosciuto, ma nella Striscia non c'è un genocidio, solamente un massacro"

La scrittrice sopravvissuta alla Shoah difende la causa palestinese ma invita alla cautela sull’uso delle parole, dichiarando che il genocidio è tutt'altro rispetto a quello che sta succedendo a Gaza

05 Agosto 2025

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Le dichiarazioni della scrittrice e poetessa Edith Bruck, sopravvissuta alla Shoah, hanno generato scalpore e choc: "Lo Stato di Palestina va riconosciuto, ma nella Striscia non c'è un genocidio, solamente un massacro".

Gaza, Bruck choc: "Lo Stato di Palestina va riconosciuto, ma nella Striscia non c'è un genocidio, solamente un massacro"

La scrittrice e poetessa Edith Bruck, sopravvissuta alla Shoah, è intervenuta sul conflitto in Medio Oriente. Bruck, 94 anni, ungherese naturalizzata italiana, è una delle ultime testimoni viventi dell’Olocausto: deportata ad Auschwitz a 13 anni, ha poi fatto della memoria e della parola i cardini del suo impegno civile.

"Credo che ci debba essere il riconoscimento dello Stato palestinese prima o poi, altrimenti non ci sarà mai fine a questo odio, a questa violenza", afferma. Si dice favorevole alla soluzione dei due Stati, con una chiara condanna dell’occupazione israeliana: "Il governo di Israele dovrebbe lasciare i territori della Cisgiordania".

Ma è sul termine genocidio che Bruck fa dietrofront. "Questo è un massacro spaventoso, ma parlare di genocidio significa sminuire il valore di questa parola e di quello che è accaduto con i nazisti". Secondo lei, lo sterminio degli ebrei fu pianificato con metodo e scientificità: "Era stato studiato a tavolino da medici, scienziati, architetti". La guerra a Gaza, pur drammatica, sarebbe un’altra cosa.

Sul piano giuridico, però, la definizione di genocidio adottata dalle Nazioni Unite comprende anche "atti commessi con l’intento di distruggere, in tutto o in parte, un gruppo nazionale". E diverse corti e organismi internazionali, tra cui la Corte Internazionale di Giustizia, hanno condannato Israele proprio alla luce di questo concetto.

La richiesta finale di Bruck è di una “pace vera, senza schierarsi”: ciò stride con un conflitto in cui gli equilibri di potere sono profondamente asimmetrici. E il rischio, come per il termine genocidio, è che l’appello alla moderazione si trasformi in una forma di silenziamento.

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