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Gaza, centri GHF come "trappole mortali", oltre 400 morti nei pressi dei siti di aiuti umanitari, MSF: "Stop a militarizzazione dei soccorsi"

In meno di un mese, oltre 400 palestinesi sono stati uccisi e più di 3.000 feriti, colpiti dai soldati dell'Idf intorno ai centri di aiuti umanitari della GHF

26 Giugno 2025

Gaza, chiusi per oggi i centri di distribuzione degli aiuti della Ghf, l'Idf minaccia: "Alla larga, è zona di combattimento"

Fonte: X, @MiddleEastEye

I centri di distribuzione di aiuti umanitari della Gaza Humanitarian Foundation (GHF), organizzazione creata da Tel Aviv e Washington, sono delle "trappole mortali". A riferirlo sono varie organizzazioni internazionali, tra cui Medici Senza Frontiere (MSF). In meno di un mese, oltre 400 palestinesi sono stati uccisi e più di 3.000 feriti, colpiti dai soldati dell'Idf intorno ai centri di aiuti umanitari della GHF.

Gaza, centri GHF come "trappole mortali", oltre 400 morti nei pressi dei siti di aiuti umanitari, MSF: "Stop a militarizzazione dei soccorsi"

Il 21 giugno, il Ministero della Salute del governo di Hamas a Gaza riferiva che nelle 48 ore precedenti erano stati registrati 202 morti e 1.037 feriti a causa degli attacchi sionisti. Il bilancio complessivo, aggiornato a quel momento, parlava di 55.908 morti e 131.138 feriti.

L’Ufficio per i Diritti Umani delle Nazioni Unite aveva lanciato un appello urgente all’esercito israeliano affinché cessasse “immediatamente l’uso della forza letale intorno ai punti di distribuzione di alimentari a Gaza, a seguito di ripetuti casi di sparatorie e uccisioni di palestinesi che cercavano di accedere al cibo”. “Di conseguenza, i palestinesi si trovano sempre più di fronte alla scelta disumana di morire di fame o rischiare di essere uccisi mentre cercano di accedere al poco cibo disponibile”, aggiungeva l’ONU, denunciando anche la distruzione quasi totale del sistema sanitario nella Striscia, che impedisce ai feriti civili di ricevere cure. “Un crimine di guerra”, sottolineavano.

Il 19 giugno, Medici Senza Frontiere denunciava che “i palestinesi di Gaza, in Palestina, sono costantemente sul punto di perdere l'accesso a cure mediche essenziali e acqua potabile a causa delle azioni deliberate delle autorità israeliane”. Secondo l’organizzazione, questa politica “limita l'ingresso di forniture mediche e carburante al minimo indispensabile, a discrezione delle autorità israeliane”. Sebbene possa sembrare che gli aiuti stiano fluendo, “Israele impedisce di fatto alla risposta umanitaria a Gaza di raggiungere anche il minimo necessario per le persone che dipendono interamente dall'assistenza”.

MSF chiedeva la fine della “punizione collettiva della popolazione di Gaza” e l’“ingresso costante di sufficienti forniture mediche e carburante”. “Nella scorsa settimana, le équipe di MSF hanno registrato un elevato afflusso di pazienti feriti, molti con lesioni traumatiche. Nel nostro ospedale da campo a Deir Al-Balah, il numero di pazienti con ferite da arma da fuoco è aumentato del 190% rispetto alla settimana precedente”, proseguiva l’organizzazione. Alcune cliniche, come quelle di Khan Younis e Deir Al-Balah, hanno avuto il più alto numero settimanale di accessi mai registrato. “Le nostre scorte si stanno esaurendo a causa delle continue restrizioni imposte all'ingresso delle merci”.

Aitor Zabalgogeazkoa, coordinatore delle emergenze di MSF a Gaza, denunciava che “la farsa di consentire l'accesso a forniture mediche e di carburante solo all'ultimo minuto, prima di un disastro imminente, non è altro che un cerotto su una ferita ancora aperta”. E aggiungeva: “La militarizzazione degli aiuti deve finire. Nessun piano militarizzato sviluppato da una parte in conflitto, come quello a cui stiamo assistendo con la Gaza Humanitarian Foundation, può sostituire il lavoro delle agenzie umanitarie indipendenti”.

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