08 Luglio 2024
Fonte: imagoeconomica
"Nessuno dei nostri deve arrivare a Gaza". Fu questo l'avvertimento lanciato da Israele il giorno del 7 ottobre, quando Hamas fece incursione nello Stato ebraico. La "procedura Hannibal", una sorta di avvertimento che, secondo di media israeliani, serviva a non far arrivare persone a Gaza, utilizzando anche il modo più brutale in assoluto, vale a dire ucciderli.
Con il grido "nessuno dei nostri deve arrivare a Gaza", Israele voleva impedire che Hamas potesse portare via della gente dal Paese, ma i modi che lo Stato ebraico voleva utilizzare, erano brutali, e si trattava di uccidere anche soldati Idf e civili. Ammazzarli sul colpo pur di non vederli arrivare nella Striscia.
L'obiettivo, probabilmente ordinato da Netanyahu, e poi arrivato alla Divisione di Gaza, al Comando Sud e allo Stato Maggiore Generale delle Idf, era sostanzialmente evitare la cattura di soldati, dai quali si possono estorcere informazioni, e di civili, che potrebbero diventare merce di scambio per il nemico. Anche a costo di doverli uccidere. Un colpo di scena che viene fuori a nove mesi di distanza dall'attacco di Hamas, nei giorni in cui a Tel Aviv continuano le proteste contro Netanyahu e per il rilascio degli ostaggi.
Il nome che è stato dato alla procedura è un riferimento al celebre film con Anthony Hopkins, Hannibal Lecter, nel quale l’attore interpretava un cannibale. Come lui, anche l’operazione prevede di uccidere propri simili, in questo caso per evitare che siano catturati dal nemico. Le rivelazioni seguono le denunce fatte da alcuni sopravvissuti che raccontavano degli spari dell'Idf contro gli ostaggi.
Alle 6.43 del mattino del 7 ottobre i primi spari dei miliziani nella Striscia avrebbero portato il generale di brigata Avi Rosenfeld a far scattare l’allarme. Quest'ultimo permetterebbe ai militari di agire oltre le loro competenze, dando il via a conflitti a fuoco pesanti e ordinando di far scattare la "Procedura Hannibal". Secondo alcune ricostruzioni "tutti erano scioccati dal numero di terroristi che erano penetrati. Anche nei nostri peggiori incubi non avevamo piani per un simile attacco. Nessuno aveva la minima idea del numero di persone rapite o di dove fossero le forze armate. C’era un’isteria pazzesca, con decisioni prese senza alcuna informazione verificata”.
Il primo ordine alle 7.18: "Annibale a Erez, inviate uno Zik", vale a dire un drone armato senza pilota, che serviva per colpire i mezzi di ritorno nella Striscia con gli ostaggi. La procedura sarebbe stata avviata anche alla base militare di Re’im, dove si trova il quartier generale della divisione, e all’avamposto di Nahal Oz dove si trovavano le avvistatrici.
Alle 10.32 l’ordine per tutti i battaglioni, criticato all’interno dell’esercito, di sparare colpi di mortaio in direzione della Striscia di Gaza. Nelle ore successive "tutti sapevano ormai che tali veicoli potevano trasportare civili o soldati rapiti – ha spiegato una fonte del Comando Sud – Non posso dire che un veicolo che trasportava persone rapite sia stato aggredito consapevolmente, allo stesso modo in quella fase non era possibile sapere se stavi attaccando un mezzo con dei civili a bordo. Non posso dire che ci fossero istruzioni chiare, ma tutti sapevano cosa significava non lasciare che nessuno dei veicoli ritornasse a Gaza”.
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