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Striscia di Gaza, un genocidio: muoiono gli innocenti per farci sentire più sicuri nel nostro mondo occidentale

La paura spinge i "cagoni", come ci chiamava Céline, a invocare il peggiore dei crimini

05 Novembre 2023

Stricia di Gaza, un genocidio: muoiono gli innocenti per farci sentire più sicuri nel nostro mondo occidentale

SCRITTI BELLICI

“La libertà è condizione inalienabile della legalità: dove non vi è libertà non può esservi legalità”. (Piero Calamandrei)

2,2 milioni di persone private della libertà, rinchiuse una striscia di terra tra il mare e i check point. Reddito medio pro capite circa 3,5 US $ al giorno. Mentre io rileggo Piero Calamandrei, loro soffrono la sete, la fame; tremano di paura sotto le bombe, muoiono, sopravvivono per assistere ad atrocità indescrivibili, vengono chiamati “animali umani”.

Cosa significa la parola giustizia? Leggo dalla Treccani: “Virtù eminentemente sociale che consiste nella volontà di riconoscere e rispettare i diritti altrui attribuendo a ciascuno ciò che gli è dovuto secondo la ragione e la legge”. Non occorre essere un giurista per comprendere che i diritti dei palestinesi sono stati violati per 75 anni: oltre 70 Risoluzioni delle Nazioni Unite ignorate. Sono esseri umani di serie B: dopo la decisione parlamentare del 18 luglio 2018 «Israele (è lo) Stato-Nazione degli ebrei». Esattamente come la Repubblica Islamica dell'Afganistan o dell'IRAN: una Nazione che discrimina i propri cittadini su base religiosa.

“Dove non vi è libertà non può esservi legalità”. La ribellione diventa violenta, nasce il terrorismo. Crimini orrendi vengono commessi, crimini che i nostri media mainstream non esitano a mostrarci, per scatenare il panico, per giustificare la peggiore delle reazioni emotive: la vendetta.

“Quella tra Israele e i palestinesi è una guerra, l’esercito sta compiendo una rappresaglia”. Nulla di più lontano dalla realtà. E comunque, la rappresaglia – secondo il diritto internazionale (cosa l’ho studiato a fare, esiste ancora?) – può essere legittima o illegittima.

  1. La rappresaglia deve aver luogo come rapporto fra Stati belligeranti: ossia, la responsabilità dell'atto illecito che genera la rappresaglia dev'essere imputabile allo Stato autore dell'illecito (e non ai suoi cittadini incolpevoli); inoltre l'esercizio della rappresaglia spetta direttamente allo Stato i cui diritti siano stati violati dall'atto illecito di cui sopra.
  2. E’ necessario che l'atto, che ha causato la rappresaglia, sia considerato illecito ai sensi del diritto internazionale bellico; fra gli atti considerati illeciti vi sono quelli menzionati nel Protocollo aggiuntivo alle Convenzioni di Ginevra del 12 agosto 1949, che fornisce dei chiarimenti su quali siano i «mezzi e modi vietati dalla legge o dalle convenzioni internazionali, o comunque contrari all'onore militare».
  3. Prima che la rappresaglia possa essere effettuata, è necessario che lo Stato leso abbia accertato chi siano i colpevoli dell'illecito, o almeno che abbia indagato per tentare di scoprirlo.
  4. Infine, è necessario che l'entità della rappresaglia sia strettamente proporzionata all'offesa, in modo che il danno inflitto mediante la rappresaglia medesima rimanga negli esatti limiti del danno precedentemente subìto dallo Stato che la pone in essere.

Se una rappresaglia è illegittima, è un crimine. Nel caso dei palestinesi, il crimine di cui si sta macchiando lo Stato-Nazione degli ebrei è genocidio ovvero, secondo la definizione dell’ONU, «un atto commesso con l'intenzione di distruggere, in tutto o in parte, un gruppo nazionale, etnico, razziale o religioso».

Faccio mie le parole del Segretario delle Nazioni Unite Antonio Guterres: "Sono inorridito dalla notizia dell’attacco a Gaza contro un convoglio di ambulanze fuori dall’ospedale Al Shifa. Ora, da quasi un mese, i civili di Gaza, inclusi bambini e donne, sono stati assediati, privati di aiuti, uccisi e cacciati dalle loro case bombardate. Tutto questo deve finire."

Ma non finirà. Non può finire. I “cagoni” (come ci definì Céline) occidentali, terrorizzati dalle immagini dei crimini commessi dai terroristi di Hamas sono disposti a tutto pur di sentirsi un po’ più al sicuro. Che muoiano migliaia di innocenti, sono “danni collaterali”; à la guerre comme à la guerre!

Detesto i vigliacchi e mai come in questi ultimi anni abbiamo avuto la prova che sono la stragrande maggioranza dell’umanità. In nome della loro sicurezza, hanno invocato la violazione dei diritti umani e costituzionali, l’hanno legittimata, hanno fatto di tutto, ogni ignominia. Oggi invocano il genocidio, questi schifosi. "Il genocidio è un attentato alla diversità umana in quanto tale, cioè a una caratteristica della condizione umana senza la quale la stessa parola umanità si svuoterebbe di ogni significato”.
(Hannah Arendt)

Così basta diffondere la paura per instillare nella massa l’odio etnico, razziale o religioso, per seppellire sotto tonnellate di cadaveri tutte le conquiste della nostra società occidentale.

di Alfredo Tocchi, 5 novembre 2023

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Commenti all'articolo

  • Nicoletta

    05 Novembre 2023 - 20:57

    Mi spiace ma paragonare Israele all’Iran non si può proprio leggere, specie per una donna

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