19 Luglio 2023
Twitter: @M49liberorso
Il presidente egiziano al-Sisi ha emesso una grazia presidenziale per Patrick Zaki, lo studente egiziano iscritto all'Università di Bologna e laureato con il massimo dei voti lo scorso 5 luglio. Zaki era stato condannato a tre anni di prigione il 18 luglio. Secondo i media locali, è stata concessa la grazia anche a Mohamed el-Baqer, attivista per i diritti umani.
Tariq Al-Awadi, attivista per i diritti umani e membro del Comitato presidenziale per la grazia, ha scritto su Facebook: "Abbiamo ricevuto segnali positivi dallo Stato" riguardo alla richiesta avanzata per Patrick Zaki. Al-Awadi aveva presentato una richiesta formale di grazia immediata per l'attivista e ricercatore egiziano.
La notizia della grazia ha portato gioia e sollievo tra i sostenitori di Zaki. "Se ieri era un giorno catastrofico oggi è un giorno di felicità. È importante che Patrick torni a essere libero. Auspichiamo, se questo provvedimento non lo contempla, anche che sia abolito il divieto di viaggio. E questa piazza che si sta riempiendo al Pantheon, se un'ora fa era preoccupata, ora è una piazza felice", ha dichiarato Riccardo Noury, portavoce di Amnesty International Italia.
L'Egitto ha graziato decine di detenuti nei mesi scorsi, dopo che il suo record sui diritti umani è stato oggetto di scrutinio internazionale quando ha ospitato il summit sul cambiamento climatico delle Nazioni Unite a novembre. Secondo le organizzazioni per i diritti umani, si stima che migliaia di prigionieri politici rimangano in custodia in Egitto, molti dei quali senza processo.
Il governo ha avviato un "dialogo nazionale" quest'anno, sperando di coinvolgere un'opposizione che è stata decimata durante un decennio di repressione dall'epoca in cui Al-Sisi depose il primo presidente eletto democraticamente dell'Egitto, il defunto Mohamed Morsi, dopo le proteste popolari.
Dietro alla scarcerazione di Zaki ci sono in realtà i rapporti bilaterali tra Italia e Egitto, che hanno sempre avuto una grande importanza storica, a causa della dipendenza energetica italiana e della ricchezza relativa di idrocarburi dello stato egiziano, oltre alla posizione strategica del Cairo nell'area mediorientale.
Negli ultimi cinque anni, le relazioni tra i due paesi hanno vissuto un momento particolarmente intenso, anche per via di eventi drammatici legati alla controrivoluzione di Al-Sisi che hanno coinvolto l'Italia in modo significativo. Prima c'è stato l'atroce assassinio di Giulio Regeni, il dottorando all'Università di Cambridge originario di Fiumicello in Friuli, avvenuto al Cairo nel febbraio 2016, e più di recente l'arresto arbitrario di Patrick Zaki, studente egiziano all'Alma Mater Studiorum di Bologna, nel febbraio 2020. Nonostante queste tragiche vicende, che sono emblematiche del livello di repressione della società civile egiziana da parte del regime di Al-Sisi, c'è stato un forte riavvicinamento tra i due paesi negli ultimi anni che ha coinvolto diversi ambiti.
Innanzitutto, l'Italia ha assunto un ruolo significativo come secondo partner commerciale e politico dell'Egitto in Europa e come quarto partner a livello mondiale, dopo Stati Uniti, Cina e Germania. La collaborazione commerciale tra i due paesi ha abbracciato diversi settori, ma quello energetico ha avuto un ruolo predominante. Nel marzo 2015, l'ENI, il principale gruppo industriale italiano nel settore degli idrocarburi, ha firmato un accordo per un investimento di cinque miliardi di dollari, finalizzato allo sviluppo delle risorse minerarie egiziane e all'affronto delle carenze energetiche del paese. Successivamente, sono state scoperte enormi riserve di gas offshore lungo la costa egiziana. Il giacimento di gas naturale di Zohr, scoperto da ENI nell'agosto 2015, rappresenta attualmente la più grande riserva di gas nel Mediterraneo e una delle più grandi al mondo. Pertanto, per ENI, l'Egitto è diventato uno dei principali bacini di produzione e un elemento cruciale nella creazione di un vasto hub del gas nel Mediterraneo orientale.
Da sottolineare è la stretta collaborazione tra Italia ed Egitto nel campo militare e della polizia, che si scontra con la sospensione dei trasferimenti di armi all'Egitto in vigore in tutta l'Unione Europea dal 2013, in risposta alla strage di Rabaa. Ancor più sorprendente è l'accordo da 9 miliardi di dollari raggiunto nel maggio 2020 per la vendita di significativi sistemi militari italiani all'Egitto. Questo accordo, conosciuto come 'la commessa del secolo', comprende la vendita di due fregate multiruolo Fremm, quattro navi e 20 pattugliatori, 24 caccia multiruolo Eurofighter e altrettanti aerei addestratori M346.
Questa vendita non solo ha un enorme impatto economico, ma anche una rilevanza strategica a causa dell'importanza dei rapporti tra Italia ed Egitto, così come tra Francia ed Egitto, in un altro ambito di interesse: la Libia.
Il legame tra l'Egitto e l'Italia nella questione libica è strettamente correlato agli interessi contrapposti delle fazioni di Haftar e al-Sarraj. Haftar gode del sostegno degli Emirati Arabi Uniti, che desiderano consolidare il loro potere militare e sfruttare le risorse petrolifere prima che il mondo si sposti definitivamente verso fonti energetiche alternative. Inoltre, la Russia, la Francia e l'Egitto sono anche alleati di Haftar. Dall'altra parte, l'Italia si schiera con al-Sarraj e, nonostante qualche incertezza, è addirittura il principale sponsor del suo governo.
Se in passato le significative vendite di armi leggere erano state criticate perché alimentavano la repressione interna del regime di Al-Sisi, la vendita di sistemi militari rappresenta un salto qualitativo nella cooperazione tra i due paesi, consentendo all'Egitto di perseguire con maggiore forza la sua politica estera nazionalista, revisionista e assertiva. Il regime spera così di evitare la perdita di influenza regionale e di consolidare il fragile consenso interno.
Il recente avvicinamento tra Italia ed Egitto sulla natura dei cosiddetti "interessi nazionali" e sulla stabilità ha fatto storcere il naso a molti. Secondo alcuni, il sostegno al regime di Al-Sisi sarebbe cruciale per garantire la stabilità non solo in Egitto, ma in tutta la regione del Medio Oriente.
Sul piano internazionale, il sostegno incondizionato ad al-Sisi ha alimentato l'appetito dell'Egitto, incoraggiandolo a perseguire una strategia revisionista, ambiziosa e destabilizzante nella regione mediorientale e mediterranea. Questa strategia, nota come "Egypt first" di Al-Sisi, mette gli interessi egiziani al primo posto, senza tenere conto di quelli strategici a lungo termine dell'Italia. Un esempio chiaro è rappresentato dalla Libia, dove l'approccio egiziano di sostegno alla milizia del generale Khalifa Haftar entra in conflitto con la posizione di Roma e di altre diplomazie europee. L'Egitto ha esteso la sua influenza sulla Cirenaica, regione libica, che l'Italia e altre nazioni europee considerano una mossa espansionistica, sia in termini di intervento militare che di partizione. Questo dimostra la scarsa compatibilità tra gli interessi dell'Italia e il sostegno al regime di Al-Sisi.
A livello interno, il governo di Al-Sisi ha aggravato i problemi economici e sociali dell'Egitto anziché risolverli, contribuendo anche alla pressione migratoria verso l'esterno.
Come dimostrato dalla questione energetica e dagli accordi recenti sulla vendita di armamenti, sono le grandi imprese italiane, come ENI e Fincantieri, ad avere forti interessi in Egitto. Questi interessi vengono favoriti da una politica di sostegno incondizionato di un regime che alcuni giudicano come autoritario e repressivo.
Insomma, la scarcerazione di Patrick Zaki ha avuto, come sappiamo per certo, mesi (anche anni) di negoziazioni importanti con l'Egitto e sicuramente la decisione di Al-Sisi è stata ben pensata. Ora non resta altro che osservare come si evolveranno i rapporti tra i due paesi, cominciando dalla festa nazionale del 23 luglio (Giornata della Rivoluzione) in Egitto, che vedrà la presenza di vari leader internazionali tra cui sicuramente anche l'Italia.
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