24 Gennaio 2023
“Lotta alla corruzione: con questo slogan, nel 2019, Volodymyr Zelensky ha vinto le elezioni presidenziali in Ucraina. Suona strano, dato che il suo governo, quattro anni dopo, è stato colpito da una raffica di dimissioni proprio per corruzione. D’altronde può capitare, quando, cercando di dettare la linea geopolitica dell’Unione europea e del mondo intero, ci si dimentica della politica interna.
“Le maggiori priorità per noi e per ogni ucraino sono fermare la guerra, la liberazione dei prigionieri e la lotta alla corruzione che rimane nel Paese”, aveva detto a caldo Zelensky quando i risultati lo davano ormai per eletto, col suo partito che aveva conquistato 248 dei 450 seggi del Parlamento ucraino. Fermare la guerra e lotta alla corruzione. Per ora il presidente non ha fatto né l’uno né l’altro. Per quanto riguarda il conflitto, Zelensky continua a rifiutare i negoziati con la Russia “finché ci sarà Vladimir Putin”. La corruzione, invece, ha scosso i palazzi di Kiev.
Dopo l'arresto del viceministro delle Infrastrutture, Vasyl Lozynskiy, accusato di aver intascato una maxi tangente sui generatori di energia, si sono dimessi 6 viceministri, 5 governatori e il numero 2 dello staff di Zelensky, Kyrylo Tymoshenko. Il rimpasto era già stato preannunciato dal presidente ucraino nel suo discorso serale, durante il quale aveva annunciato una riorganizzazione della sua amministrazione. Tutto, però, è iniziato dall’arresto di Lozynskiy, che avrebbe ricevuto una tangente di 400mila dollari. Secondo quanto ricostruito, l’ormai ex viceministro è stato arrestato ieri, lunedì 23 gennaio, mentre stava ricevendo una tangente da 400mila dollari in contanti. Per l’Ufficio nazionale anticorruzione si tratterebbe di un compenso illecito per aver truccato una gara d’appalto statale. Lozynskiy e i suoi complici avrebbero cercato di intascare una parte dei 46 milioni di dollari che lo Stato ha stanziato durante l’estate per l’acquisto di generatori e altre apparecchiature necessarie per fornire alla popolazione luce, riscaldamento e acqua. Materiale indispensabile data la carenza di elettricità provocata dagli attacchi russi alle infrastrutture energetiche. Insomma: la lotta alla corruzione di Zelensky, al momento, non ha avuto troppa fortuna.
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