Caltagirone: "Affermazioni inesatte e due falsità oggettive"
Il Gruppo Caltagirone ha diffuso una nota stampa in risposta alle dichiarazioni del dott. Alberto Nagel, amministratore delegato di Mediobanca, rilasciate durante una conferenza seguita all'approvazione da parte del CdA dell’istituto del comunicato sull’Ops riguardante MPS. Nella nota, il Gruppo esprime forte dissenso, accusando Nagel di aver fatto affermazioni non solo inesatte e strumentali, ma contenenti anche due falsità oggettive.
In particolare, Caltagirone smentisce categoricamente di aver effettuato acquisti rilevanti di azioni Montepaschi nel mese di aprile o in prossimità dell’assemblea del 17 aprile, durante la quale fu scambiato il 12% del capitale. Inoltre, contesta la ricostruzione secondo cui avrebbe offerto lo stesso prezzo degli altri aggiudicatari nell’operazione di collocamento (ABB) del 13 novembre 2024, sostenendo invece che il prezzo da loro proposto era superiore a quello finale di aggiudicazione, segno che vi erano offerte più basse alle quali il prezzo si è poi allineato.
Nagel contesta l’OPS di MPS: “Operazione anomala, sostenuta dai grandi azionisti”
Nel primo giorno dell’offerta pubblica di scambio lanciata da MPS su Mediobanca, l’amministratore delegato Alberto Nagel ha espresso forti dubbi sull’operazione, definendola anomala per tempistiche, struttura e impatto. Ha sottolineato come l’ingresso di grandi investitori nel capitale di MPS, avvenuto in concomitanza con la cessione del 15% da parte del Tesoro nel novembre 2024, faccia pensare a un disegno già preordinato, piuttosto che a un’iniziativa autonoma dell’istituto senese. Secondo Nagel, l’operazione sarebbe stata preparata e sostenuta dai principali azionisti, incluso il governo, che manterrebbe tuttora una forte influenza su MPS, anche attraverso la nomina dei vertici.
Ha inoltre evidenziato diverse criticità per Mediobanca: rischi legali elevati (stimati al 35% del CET1), governance potenzialmente opaca, assenza di una logica industriale e nessun premio per gli azionisti.
Un ulteriore elemento di attenzione riguarda i complessi intrecci azionari tra MPS, Mediobanca e Generali: in caso di adesioni parziali all’offerta, Delfin e il Gruppo Caltagirone potrebbero arrivare a controllare indirettamente una quota significativa della nuova entità aggregata.
Nel frattempo, la Procura di Milano ha avviato un’indagine sulle modalità del collocamento del 15% di MPS, con l’obiettivo di fare chiarezza prima della conclusione dell’OPS, prevista per l’8 settembre.
Lovaglio rilancia sull’OPS: “Vogliamo il 66% di Mediobanca, pronti a una nuova guida”
Nel corso del roadshow a Londra, l’amministratore delegato di MPS, Luigi Lovaglio, ha ribadito con forza l’obiettivo di raggiungere il 66% del capitale di Mediobanca nell’ambito dell’OPS lanciata il 14 luglio, precisando che la soglia minima del 35%, approvata dalla BCE, rappresenta solo un requisito tecnico per ottenere comunque il controllo di fatto dell’istituto. “Siamo totalmente determinati – ha dichiarato – e convinti di superare il 66%”.
Lovaglio ha anche affrontato il tema della governance futura, spiegando che, vista l’assenza di interlocuzione con Alberto Nagel, sarà necessario individuare un nuovo CEO per Mediobanca, una figura internazionale, capace di motivare la squadra, attrarre talenti e valorizzare le risorse esistenti. Sull’appoggio dei principali soci, Lovaglio ha assicurato che Delfin e Caltagirone hanno fornito sostegno senza alcuna interferenza, lasciando piena autonomia al management nell’impostazione dell’operazione. Un’affermazione che si contrappone alla lettura di Nagel, che aveva parlato di una regia politica dietro l’offerta.
Lovaglio ha inoltre evidenziato i benefici attesi per gli azionisti, tra cui un payout al 100% per dieci anni e sinergie per 500 milioni di euro, sottolineando che l’operazione ha una forte logica industriale e finanziaria e porterà valore sia a MPS che a Mediobanca.
Quanto all’identità dei due istituti, ha garantito che entrambi i brand verranno valorizzati, mantenendo le rispettive culture e professionalità. L’integrazione, secondo Lovaglio, non presenta criticità: entrambe le realtà condividono un approccio centrato sul cliente, fattore che agevolerà il percorso comune.