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Mps-Mediobanca, Nagel solleva dubbi sull'Ops: "Operazione anomala, tempistiche sospette e governance a rischio"

L’ad di Mediobanca esprime riserve sull’offerta di Mps: evidenziati dubbi su governance, rischi legali, struttura dell’operazione e ruolo dei principali azionisti

15 Luglio 2025

Mps-Mediobanca, Nagel solleva dubbi sull'Ops: "Operazione anomala, tempistiche sospette e governance a rischio"

Nel primo giorno dell’Ops lanciata da Mps su Mediobanca, l’amministratore delegato di Piazzetta Cuccia, Alberto Nagel, ha espresso perplessità sulle modalità e sul contesto dell’operazione. In particolare, ha richiamato l’attenzione sul tempismo della cessione dell’ultima tranche di azioni Mps da parte del Tesoro, avvenuta nel novembre 2024.

Secondo Nagel, la contestuale entrata nel capitale dell’istituto senese da parte di due grandi investitori potrebbe indicare un piano già delineato, presumibilmente con riferimento a Mediobanca. "Sarebbe stato poco logico investire somme così elevate in una banca in cui erano già esposti", ha dichiarato durante una conference call il 14 luglio.

Origine dell’iniziativa e ruolo dei principali azionisti

Nagel ha inoltre osservato che i due investitori avrebbero successivamente incrementato le proprie quote in Mps, seguiti a breve dall’annuncio dell’offerta su Mediobanca. Questo, a suo avviso, renderebbe poco plausibile che l’iniziativa sia nata esclusivamente all’interno dell’istituto senese.

Secondo l’Amministratore Delegato, l’operazione sarebbe stata preparata e sostenuta dai principali azionisti, compreso il governo. Di diversa opinione è l’amministratore delegato di Mps, Luigi Lovaglio, che ha dichiarato che il progetto sarebbe stato concepito a fine 2022.

Impatto sul piano industriale di Mediobanca

L’offerta, ha spiegato Nagel, potrebbe compromettere il percorso delineato da Mediobanca nel piano industriale “One Brand – One Culture”, con orizzonte 2028. Tra le principali criticità evidenziate: l’assenza di una chiara logica industriale e i rischi potenziali per gli attuali azionisti.

In particolare, Nagel ha menzionato un rischio legale stimato intorno al 35% del Cet-1, una percentuale che, secondo lui, rappresenta un'anomalia per gli standard di Mediobanca.

Criticità legate alla governance post-operazione

Un altro aspetto sollevato riguarda la complessità della governance in caso di aggregazione. Nagel ha parlato di una possibile struttura piramidale e intricata, che potrebbe risultare difficile da gestire in modo efficace e trasparente.

Intrecci azionari e partecipazioni incrociate

Durante la presentazione sono emersi anche intrecci azionari che coinvolgerebbero Mediobanca, Mps e Banca Generali, con Delfin e il gruppo Caltagirone presenti in tutti e tre i capitali.

In uno scenario di fusione, Delfin (20%) e Caltagirone (13%) arriverebbero a controllare il 33% della nuova entità, la quale possiederebbe anche il 13% di Generali. Attualmente, Delfin e Caltagirone detengono rispettivamente il 10% e il 7% del gruppo assicurativo.

Possibili sviluppi in caso di adesioni parziali

Qualora l’ops di Mps raggiungesse una soglia compresa tra il 35% e il 40%, Delfin e Caltagirone arriverebbero a controllare tra il 41% e il 43% di Mps, che diventerebbe a sua volta azionista di peso in Mediobanca.

In questo caso, Mediobanca manterrebbe la propria partecipazione del 13% in Generali, mentre le quote attuali dei due principali investitori resterebbero invariate.

Indagine sul 15% di Mps

L’indagine della Procura di Milano sul collocamento del 15% di Mps, avvenuto nel novembre 2024 tramite una procedura di accelerated bookbuilding (ABB), si è evoluta da una denuncia per diffamazione presentata da Mediobanca a un’inchiesta più ampia. Al centro dell’attenzione vi sono le modalità del collocamento da 1,1 miliardi di euro curato da Banca Akros per conto del Mef, con focus su possibili accordi tra investitori coinvolti nel risiko bancario.

La Procura, guidata dai pm Polizzi e Gaglio, punta a concludere le indagini prima della chiusura dell’Ops di Mps su Mediobanca, prevista per l’8 settembre, per garantire trasparenza e non condizionare il mercato. Sono già stati ascoltati testimoni chiave, tra cui Andrea Orcel (Unicredit) e Stefano Vincenzi (Mediobanca), e la Guardia di Finanza ha acquisito documentazione utile. Alcuni soggetti risultano formalmente indagati, ma lo scenario rimane fluido.

Carattere atipico dell’offerta

Nagel ha definito l’operazione “anomala” sotto diversi profili. Tra questi, la tempistica dell’ingresso dei nuovi soci, la natura non amichevole dell’offerta e l’assenza di un premio per gli azionisti.

Pur riconoscendo che le acquisizioni ostili non siano rare, ha sottolineato che l’offerta pone interrogativi particolari, data la presenza degli stessi soggetti tra gli azionisti di entrambe le banche coinvolte.

Ruolo del governo nel processo

Un altro elemento critico segnalato da Nagel riguarda il ruolo dell’esecutivo, ritenuto centrale nel processo di consolidamento bancario. A suo avviso, il governo, in quanto principale azionista di Mps e attore con poteri speciali (golden power), avrebbe avuto un'influenza determinante nell’orientare le scelte di altri operatori, come Banco Bpm, Anima, Amundi e un importante azionista di Generali.

Controllo statale su Mps

Infine, Nagel ha ricordato che lo Stato detiene ancora un’influenza significativa su Mps. Secondo l’AD di Mediobanca, circa la metà dei componenti del consiglio di amministrazione dell’istituto senese sarebbero espressione diretta del governo, inclusi il presidente e l’amministratore delegato.

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