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Mps, Lovaglio rilancia su Mediobanca: "Supereremo il 66%, previsto CEO internazionale al posto di Nagel, sinergie da €500 mln"

L’AD di Mps rilancia l’ops su Mediobanca, conferma il possibile cambio al vertice, rassicura sui soci e punta su sinergie, payout decennale e integrazione culturale centrata sul cliente

16 Luglio 2025

Mps, Lovaglio rilancia su Mediobanca: "Supereremo il 66%, previsto CEO internazionale al posto di Nagel, sinergie da €500 mln"

Nel corso del roadshow in corso a Londra, l’amministratore delegato di Mps, Luigi Lovaglio, ha ribadito la determinazione del gruppo a raggiungere il 66% del capitale di Mediobanca nell’ambito dell’Ops lanciata lunedì 14 luglio a Piazza Affari e in programma fino all’8 settembre. "Siamo totalmente determinati e convinti di superare il 66%", ha dichiarato in un’intervista a Bloomberg Tv. "Tuttavia, dal punto di vista tecnico, abbiamo dovuto fissare una soglia minima del 35% (approvata dalla Bce nell’autorizzazione delle scorse settimane). Non è un nuovo obiettivo, è più che altro una soglia tecnica che, in ogni caso, ci permetterà di avere il controllo de facto di Mediobanca".

Ipotesi cambio al vertice: “Cercheremo un nuovo ceo”

Lovaglio ha affrontato anche il nodo della governance post-operazione, indicando l’intenzione di cercare una nuova guida per Mediobanca. "Mi pare chiaro che Alberto Nagel non sia interessato all’operazione. L’ho chiamato, ma non mi ha risposto. Quindi credo che dovremo cercare un nuovo ceo: sarà una figura brillante, internazionale, in grado di motivare lo staff attuale, attrarre nuovi talenti e sviluppare ulteriormente le risorse già presenti". Alla domanda se ci sia stato un contatto diretto con l’attuale ceo di Mediobanca, Lovaglio ha confermato: «Esatto. Ho provato a mettermi in contatto, ma è evidente che al momento è difficile trovare un accordo, soprattutto in questa situazione».

Delfin e Caltagirone, “supporto senza interferenze”

Rispondendo a domande sul coinvolgimento dei principali soci di Mps e Mediobanca, Delfin e Caltagirone, Lovaglio ha sottolineato l’autonomia operativa dell’operazione. "Ho ricevuto supporto da entrambi, ma non c’è stata alcuna interferenza nella mia attività. Sono stati del tutto rispettosi del mio ruolo. Hanno lasciato che fosse il management a decidere cosa fare, senza pressioni né imposizioni". Una posizione che sembra fare eco alle osservazioni di Nagel, che nella conference call del 14 luglio aveva parlato di una regia politica dietro l’offerta.

Sinergie e vantaggi per gli azionisti

L’amministratore delegato di Mps ha messo in evidenza i benefici industriali e finanziari attesi dall’operazione. "Siamo fiduciosi che concluderemo l’operazione. C’è una forte logica industriale e finanziaria. Premiamo i nostri azionisti con un payout al 100% per i prossimi dieci anni e, grazie alle sinergie, aumenteremo il capitale di 500 milioni. Non vedo perché anche gli azionisti di Mediobanca non dovrebbero essere contenti".

Identità e brand: “Valorizzeremo entrambi”

Sul futuro del marchio Mediobanca, Lovaglio ha assicurato un approccio rispettoso delle identità aziendali. "Uno dei grandi valori di questo progetto è proprio quello di costruire sul valore dei due marchi. Montepaschi e Mediobanca sono entrambi brand storici e forti. Li valorizzeremo entrambi, insieme alla qualità e alla professionalità presenti in entrambe le realtà. Sarà un’unione vincente, con le stesse persone, lo stesso sistema di incentivi, maggiori opportunità di crescita. Tutti saranno coinvolti in un percorso di sviluppo entusiasmante".

Nessun timore sull’integrazione culturale

Lovaglio ha respinto i timori espressi da Mediobanca su possibili difficoltà di integrazione. "Il dna della nostra banca è sempre stato quello di creare sinergie concrete. E credo che in questo caso sarà più facile del previsto, perché condividiamo un elemento culturale fondamentale: il cliente. Una banca commerciale e di investimento come la nostra deve avere al centro il cliente. E questo approccio è condiviso da entrambi".

Divergente la posizione espressa da Nagel, che ha stimato dissinergie per 460 milioni in caso di fusione tra le due realtà, cifra che salirebbe a 665 milioni se la fusione non dovesse realizzarsi.

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