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Mediobanca respinge l’Ops di Mps: "Ostile, inadeguata e priva di valore industriale, dissinergie per 460 milioni di euro"

Il CdA boccia lo scambio proposto da Siena: sconto eccessivo, sinergie negative e rischio di squilibri tra soci; "Operazione opaca, pericolosa e penalizzante per gli azionisti"

12 Luglio 2025

Mediobanca respinge l’Ops di Mps: "Ostile, inadeguata e priva di valore industriale, dissinergie per 460 milioni di euro"

Prenderà il via lunedì 14 luglio l’Ops lanciata da Monte dei Paschi di Siena su Mediobanca. Un’operazione interamente in azioni che ha però già incassato un secco no dal consiglio di amministrazione dell’istituto milanese. In un documento di 118 pagine, sintetizzato in un comunicato ufficiale, il board ha definito l’iniziativa “ostile e non concordata”, esprimendo una valutazione fortemente negativa sia sul piano strategico sia su quello finanziario.

Un’offerta “non congrua” e “distruttiva di valore”

Al centro delle critiche, il rapporto di scambio proposto da Mps: 2,533 azioni per ogni titolo Mediobanca, valutazione che secondo il CdA incorpora uno sconto del 32% rispetto alla media stimata di 3,71. Anche il confronto con le quotazioni di mercato alla chiusura della scorsa settimana evidenzia uno sconto implicito del 3,9%. Una proposta che gli advisor Centerview, Equita e Goldman Sachs, nelle rispettive fairness opinion, hanno giudicato “non congrua e del tutto inadeguata”.

Secondo Mediobanca, l’integrazione non solo non creerebbe sinergie, ma comporterebbe “dissinergiefino a 460 milioni di euro, con il rischio di un impatto ancora più pesante – fino a 665 milioni – in assenza di una fusione formale.

Tempistiche e soglie di adesione

L’Ops resterà aperta fino all’8 settembre, per un totale di 40 giorni di Borsa aperta. Il pagamento delle nuove azioni è previsto per il 15 settembre, salvo proroghe. L’offerta è condizionata a una doppia soglia di adesione: una al 66,67% e una più bassa al 35%. Una struttura che, secondo Mediobanca, solleva dubbi sulle vere finalità dell’operazione. La soglia inferiore, in particolare, sarebbe indice della volontà di procedere anche in presenza di un’adesione parziale e di rischi elevati.

Governance a rischio e conflitti tra soci comuni

Altro nodo critico: l’intreccio azionario tra Mps, Mediobanca e Generali, con azionisti comuni rilevanti come Delfin e il gruppo Caltagirone. In un’operazione solo in azioni, il rischio segnalato dal CdA è quello di un disallineamento tra gli interessi dei grandi soci e quelli degli azionisti di minoranza. In caso di adesione totale, Siena otterrebbe il controllo pieno di Mediobanca, mentre gli ex soci di Piazzetta Cuccia avrebbero in mano il 62% circa del capitale di Mps, senza però avere una reale influenza sul futuro del gruppo risultante.

Un partner giudicato debole

Mediobanca non risparmia nemmeno critiche al profilo industriale di Mps, definito un istituto “con una storia segnata da fragilità patrimoniale e reddituale” e tra i meno redditizi del panorama bancario italiano secondo il consenso degli analisti. Il giudizio finale del board è netto: un’operazione che appare “carente sul piano informativo, innaturale e fortemente distruttiva di valore” per gli azionisti di Mediobanca.

Inchiesta Mps, la Procura di Milano accelera: focus sul collocamento e possibili accordi nel risiko bancario

La Procura di Milano accelera sull’inchiesta relativa al collocamento del 15% di Mps del novembre scorso, puntando a chiudere le indagini prima dell’Ops su Mediobanca, attesa per l’8 settembre. L’indagine, nata da una denuncia per diffamazione di Mediobanca, si è estesa alle modalità dell’operazione da 1,1 miliardi curata da Banca Akros per conto del Mef. Tra i sottoscrittori: Delfin, Caltagirone, Banco Bpm e Anima. Sentiti numerosi testimoni, tra cui Andrea Orcel (Unicredit) e Stefano Vincenzi (Mediobanca), mentre la Guardia di Finanza ha acquisito documenti presso Akros. Sotto esame un possibile accordo legato al risiko bancario. Alcuni nomi risultano già indagati.

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