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UniCredit, Orcel rinvia a giugno l’Ops su Banco Bpm e si prepara a rafforzare la sua posizione in Generali al 10% entro maggio

La banca di Orcel prende tempo su Banco Bpm per valutare Anima e Danish Compromise, mentre si rafforza in Generali nella partita per Mediobanca

05 Marzo 2025

UniCredit, Orcel rinvia a giugno l’Ops su Banco Bpm e si prepara a rafforzare la sua posizione in Generali al 10% entro maggio. La missione a Roma di Andrea Orcel ha rivelato un nuovo sviluppo nelle strategie di Unicredit riguardo a Banco Bpm. Contrariamente alle aspettative del mercato, che prevedeva un'accelerazione in seguito all'anticipo dell’assemblea di Unicredit (27 marzo) per approvare l’aumento di capitale destinato all’offerta su Bpm, il CEO della banca romana ha fatto intendere che i tempi per l’operazione si allungheranno significativamente. L’avvio dell’Ops potrebbe slittare fino a metà-giugno, quando Unicredit avrà avuto il tempo di analizzare una serie di fattori interni ed esterni.

Strategie in attesa di chiarimenti

Le manovre di Unicredit si intrecciano con altre operazioni in corso, in particolare l’Opa su Anima e l’Ops di Mps su Mediobanca. Mentre Banco BPM ha ricevuto il nulla osta sull’Offerta su Anima della Banca d’Italia, Unicredit adotta una posizione più prudente, rimandando ogni decisione fino a quando non avrà un quadro più chiaro della situazione. In particolare, la banca romana vuole valutare l’effetto della modifica dell’Opa su Anima, il cui prezzo è stato alzato da 6,2 a 7 euro.

Nel corso della sua visita a Roma, Orcel ha incontrato numerosi interlocutori istituzionali, tra cui Gaetano Caputi, capo di gabinetto del presidente del Consiglio Giorgia Meloni, il governatore di Bankitalia Fabio Panetta e i vertici di Consob. Il messaggio che emerge è chiaro: la decisione finale su Banco Bpm verrà presa tra metà e fine giugno, dopo aver esaminato tutti i vari tasselli, tra cui gli sviluppi sul piano delle operazioni e sul contesto economico.

Le variabili in gioco: il futuro dell’Ops Banco Bpm

Orcel ha indicato tre fattori determinanti per la decisione finale sull’offerta su Bpm: innanzitutto, l’esito dell’Opa su Anima, che dovrebbe partire a fine marzo. Il numero di adesioni avute influirà direttamente sull’esborso finale e sulle implicazioni per gli indici patrimoniali di Unicredit. In secondo luogo, c’è l’incertezza riguardo al via libera della Bce per l’applicazione del Danish Compromise, che potrebbe ridurre l’assorbimento di capitale necessario. Infine, l’analisi dei risultati del primo trimestre di Bpm, che saranno resi noti il 7 maggio, potrebbe giocare un ruolo cruciale, soprattutto considerando la necessità di accantonamenti per eventi geopolitici.

Nel contesto dell’approvazione dei conti 2024, Orcel aveva già fatto intendere che la decisione sull’Ops Banco Bpm dipenderebbe in parte dai risultati trimestrali di Bpm. A oggi, il mercato valuta un vantaggio di circa un miliardo di euro per Bpm rispetto all’offerta iniziale di Unicredit, che prevedeva un concambio di 0,175 euro per azione.

Generali e la scalata a Mediobanca

Anche la partita Generali gioca un ruolo cruciale nei movimenti strategici di Unicredit. La compagnia assicurativa, che ha Mediobanca come azionista di riferimento, potrebbe essere coinvolta indirettamente nei giochi di potere che vedono protagonisti anche Delfin e Caltagirone, soci di Mps. Unicredit ha recentemente aumentato la propria partecipazione in Generali al 5,23%, con previsioni che suggeriscono una crescita della quota fino al 10% in vista dell’assemblea di maggio. Un passo che potrebbe influire sulle dinamiche di governance del Leone.

Il possibile contrasto tra Delfin e Caltagirone

Inoltre, si fa strada una nuova tensione tra le parti coinvolte nella scalata a Mediobanca. Generali, Delfin e Caltagirone potrebbero valutare la possibilità di presentare esposti a Consob, Bankitalia e Bce per fermare l’avanzata di Mps su Mediobanca, sostenendo che i due soci agiscano di concerto. In caso di accoglimento della denuncia, Delfin e Caltagirone potrebbero essere obbligati a lanciare un’Opa obbligatoria o a congelare le proprie quote in eccesso. Un’ulteriore complicazione in un panorama già segnato da complesse manovre finanziarie.

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