28 Aprile 2023
Marco Mazzucchelli, 55 anni, è uno dei banchieri italiani che ha operato di più all’estero.
In Italia è stato al Monte dei Paschi di Siena e al Sanpaolo Imi. Sei anni nel nostro Paese su oltre trent’anni di attività. Non è un ingenuo, ma non è un animale politico: «Ho una forte passione civile, ma non ho mai cercato dialoghi con i partiti e con la massoneria. Non sono mai andato alle cene a Roma. Non è un merito. Semplicemente non mi è mai venuto di farlo. E, alla fine, ha sempre prevalso la mia dimensione eminentemente tecnica». E, questo, ha un significato in un Paese bancocentrico in cui il potere si è distillato da sempre fra la finanza e le istituzioni, le banche e i salotti. Prima di Siena ha lavorato in Citibank e in Morgan Stanley.
Dopo Torino è stato in Credit Suisse First Boston e, poi, in Royal Bank of Scotland e in Julius Baer. Adesso è, fra le altre cose, membro del consiglio di amministrazione della Kbl, la banca europea della famiglia Al Thani del Qatar. Sta valutando piccoli investimenti personali in nuove aziende di servizi finanziari digitali. Allo stesso tempo, coltiva interessi culturali, artistici e sociali. Per esempio la diversity, ossia la capacità di miscelare identità personali e culturali differenti nelle aziende e nelle loro leadership. Va volentieri nelle scuole a parlare. In questo momento osserva dall’esterno la “macchina mondiale”, che non è più dal tempo in cui scriveva Paolo Volponi la fabbrica ma che è, da quarant’anni, la finanza.
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