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Advocacy e public&government affairs in Italia

Intervista ad Emanuele Salamone, esperto di gestione aziendale e finanza a livello internazionale

06 Luglio 2021

Advocacy e public&government affairs in Italia

Sui due fronti della lotta alla pandemia e del coordinamento nella somministrazione dei vaccini, secondo un commento pubblicato qualche giorno fa su “Il Sole 24 Ore”, i grandi Paesi si sono mossi in ordine sparso e in una logica particolaristica e nazionalistica.

“Il cuore di questa esasperata frammentazione del quadro economico internazionale è rappresentato dall’aspro scontro in corso da qualche anno tra Stati Uniti e Cina” sosteneva Paolo Guerrieri, che a proposito di una nuova autonomia strategica dell’Europa concludeva “le divisioni tra Paesi membri all’interno dell’Ue, che hanno fortemente indebolito in passato la formulazione di una politica internazionale europea, continueranno a porsi come il maggiore ostacolo”.

Intervistiamo su questo punto Emanuele Salamone, esperto di gestione aziendale e finanza a livello internazionale. Le attività di “advocacy” e “lobby” meglio descrivono la sua specializzazione. Infatti, si occupa prevalentemente di public & government affairs, relazioni istituzionali, marketing politico.

Advocacy, intervista a Emanuele Salamone, Senior Vice-president e Partner di Value Partners

Dr. Salamone, il commento che abbiamo citato a proposito dell’Europa descrive abbastanza bene anche la posizione dell’Italia in materia?

“Anche in Italia stiamo vivendo una frammentazione dei ruoli politici in virtù di nuove coalizioni che sembrano volersi ridefinire sotto vesti differenti o aggiornate: è certo che ormai la cosa pubblica e quindi la politica, per via dell’emergenza pandemica, è diventato un tema quotidiano a tutti i livelli, ecco perché i partiti stanno mutando pelle, cambiano i paradigmi della comunicazione e con loro i processi interni”.

Che ruolo ha l'advocacy nell’economia italiana?

“Il ruolo dell’advocacy o del public&government affairs ha una centralità senza precedenti: più volte ho citato, in altre interviste, come la stretta collaborazione tra pubblico e privato sia la chiave vincente di un’economia florida che possa affrontare senza particolari difficoltà l’uscita dalla crisi. Oggi le aziende hanno la necessità quotidiana di farsi ascoltare e di portare al tavolo delle trattative le loro necessità e competenze: lo Stato invece dalla sua deve avere l’obiettivo di incamerare le richieste, assorbirle e trovare una soluzione sostenibile. In questi processi di comunicazione e negoziazione c’è la necessita di una figura preparata ed autorevole, capace di interpretare, oltre ai bisogni, anche le istanze nelle sedi istituzionali. Pertanto, risulta evidente quanto ruoli come il mio si definiscano essenziali nelle logiche di governo e di aziende”.

La cooperazione tra pubblico e privato sta assumendo un ruolo centrale in finanza ed economia, in piena coerenza con il PNRR e i sei pilastri del Next Generation EU. Ha avuto modo di occuparsi di questi aspetti?

“Sì, mi occupo di finanza e di economia, e credo proprio che il PNRR sia una opportunità senza pari: abbiamo la possibilità di stravolgere l’intero apparato burocratico e con lui, in sistema economico, se giocato bene, il denaro che confluirà nelle casse dello Stato servirà ad efficientare tutti processi e potenziare un’economia ormai stanziale da diversi anni. Sono convinto che un piano di sviluppo performante si sostanzi con una serie di attività che tengano conto dell’intorno in cui. Si opera, potenziandone i satelliti, si rafforza il fulcro e così via”.

Lei recentemente ha affermato che la vera sfida sarà efficientare quanto più possibile le norme per facilitare le aziende in questo processo di integrazione e rinnovamento. Che cosa intendeva?

“I processi di cooperazione tra i vari settori, dall’economia alla finanza, sono sostanziati dalla macchina burocratica che mette a terra le logiche trasformando idee in azioni concrete: pertanto l’interdipendenza tra Stato e aziende è il perno della ripresa economica.  Il governo centrale europeo ha dato la sua fiducia all’Italia e ha posto le basi per un nuovo rapporto, incentrati sulla stima professionale e sul rispetto degli accordi economici: l’ultimo G7 ha evidenziato ancora di più la centralità dell’Italia e ne ha rafforzato la sua posizione di politica estera. E’ un momento unico per riposizionarsi”.

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