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Post covid, cosa accade alla divulgazione? Bradburne:"Senza cultura non siamo umani"

Il Direttore della Pinacoteca di Brera a Il Giornale d'Italia: "La raison d'être della cultura come fonte economica era in banca rotta, ripartiamo dall'umanità"

25 Giugno 2021

Post covid, cosa accade alla divulgazione? Bradburne:"Senza cultura non siamo umani"

(Foto di Francesca Martire, 24/06/2021)

La metamorfosi post pandemica ha riguardato anche il modo di vivere l’arte. Con il lockdown, la chiusura dei musei e delle mostre, il mondo dell’arte ha vissuto una reinvenzione assoluta, che resterà nel nostro sentire comune anche dopo il covid.  Viviamo il nostro tempo sospeso e incerto, non sono chiari gli esiti della grande transizione a cui l’essere umano sta assistendo, ma è certo che la pandemia ha rappresentato la definitiva scissione tra reale e digitale ed improvvisamente internet è divenuta l’unica vetrina in cui l’arte poteva essere espressa. 

Ed è proprio al fine di comprendere il grande fenomeno che stiamo vivendo che il 26 maggio hanno preso il via gli incontri di Fondazione Maimeri, nello spazio del Giardino di Triennale. A condurre le serate che si terranno a scadenza quindicinale nel Teatro Mendini sarà Andrea Dusio. Il ciclo s'intitola In Codice.

“Codice è una parola perennemente in movimento. Nei secoli è passata dall'indicare un oggetto fisico, un libro, a essere usata nella codificazione del diritto. In informatica è un sistema di simboli e parole che viene usato per rappresentarne un'informazione”, spiega Andrea Dusio. “Più in generale oggi noi parliamo di codice come di cifra di accesso a un linguaggio. In realtà, codex è anticamente un termine che fa riferimento alla natura: con esso si indicava il tronco di un albero. Man mano la parola si è dunque smaterializzata, e lo scelta per intitolare il ciclo d'incontri di quest'anno, In Codice, che vorrei dedicare alla trasformazione della conoscenza e della sua diffusione, all'innovazione del linguaggio che segna questo tempo di reinvenzione del sapere, i nuovi strumenti di mediazione e divulgazione culturale, l'impasse del sistema tradizionale di produzione, circolazione e consumo delle arti e la loro resilienza durante il tempo di sospensione che abbiamo attraversato”.

Gianni Maimeri a Il Giornale d'Italia: "La Fondazione non ha smesso di progettare"

“Ha sofferto la cultura praticata verso il pubblico, ma la produzione culturale di chi scrive, di chi idea, di chi produce opere d’arte è andata avanti e in alcuni casi ha avuto dei momenti importanti”, ha affermato a Il Giornale d’Italia Gianni Maimeri, Presidente della Fondazione Maimeri. "Noi siamo attivi sul fronte del comunicare la cultura, creare progetti ed eventi in cui la fisicità e la presenza sono elementi determinanti. La collaborazione con Triennale nasce dalla creazione di una rassegna che prende spunto dalla cronaca e dall’aspetto epidemiologico. L’anno scorso abbiamo affidato ad Andrea Dusio come curatore una rassegna sul tema dei sette messaggeri. Sostanzialmente una ricognizione verso il futuro e verso altri mondi per capire in quale direzione saremo andati dopo questa ripresa.

La nuova rassegna di quest’anno che ha come tema I Codici. In questo contesto abbiamo proposto una mostra di Daniele Cimma che è un creativo importantissimo, una persona che ha lavorato sui codici fiscali. Abbiamo realizzato cinque incontri sul tema dei linguaggi. La Fondazione non ha smesso di progettare e portare avanti i propri progetti sia nell’ambito del sociale, dove abbiamo realizzato con Triennale e San Vittore un progetto di rigenerazione, abbiamo proseguito nello sviluppo di tanti progetti. A breve nascerà un progetto che si chiamerà Milano Painting Academy, accademia di pittura che colma un vuoto nell’insegnamento della pittura. Pensiamo che dopo l’estate riprenderemo anche i progetti di mostre ed esposizioni”, conclude

James M. Bradburne a Il Giornale d'Italia: "Non siamo umani senza la cultura"

Le parole del Direttore della Pinacoteca di Brera James M. Bradburne a Il Giornale d'Italia nell'ambito del terzo incontro della rassegna In Codice:

“Credo il covid abbia avuto anche un impatto molto positivo perché ha finalmente reso trasparente e ovvio che la nostra logica, la raison d'être della cultura come fonte economica era in banca rotta. Il fine di un museo, della musica e del teatro non è incassare biglietti, non è fare indotto sul territorio, non è promuovere il turismo ma è perché la comunità ha bisogno di cultura per essere civile, fa parte della nostra identità cittadina. Prima del covid tutti parlavano di numeri e di incassi, ma tutto questo è una grande bugia. Io sono grato al covid per aver rivelato il vuoto dietro questo argomento. La ragione della cultura è che non siamo umani senza musica, senza la letteratura, senza il nostro patrimonio, senza l’arte non siamo persone civili, non abbiamo memoria.

Ovviamente io vedo la tragedia e i morti ma vedo anche un momento di riflessione che non sarebbe stato possibile senza il covid. Se si pensa a Greta Thunberg nel gennaio 2020 è andata negli Stati Uniti per dire che dobbiamo smetterla di prendere voli e contaminare l’ambiente. Due mesi dopo abbiamo fermato il turismo. Chi avrebbe pensato che il sogno di proteggere giusto promosso dalla Thunberg sarebbe stato così?  Saremmo folli se volessimo ricostruire questo mondo come era prima, dobbiamo farlo con molta più attenzione all’ambiente, alla cultura e alla nostra umanità”, conclude.

Andrea Dusio a Il Giornale d'Italia: "Cosa ci resta della condivisione da remoto della cultura?"

"Siamo qui per il secondo anno consecutivo a presentare questo ciclo di incontri con la Fondazione Maimeri, l’anno scorso abbiamo presentato “I sette messaggeri”, un ciclo che si fondava sull’idea che dopo il primo lockdown dovessimo riappropriarci di alcuni messaggi importanti da portare dal mondo da cui venivamo a quello verso cui ci avviavamo" Così Andrea Dusio a Il Giornale d'Italia durante il terzo incontro di "In Codice".

"Quest’anno abbiamo intitolato gli incontri “In Codice” perché credo che ci sia la necessità di analizzare il grande cambiamento avvenuto dal punto di vista della comunicazione della cultura e dell’arte. Abbiamo passato tutto il periodo del lockdown a seguire dirette Instagram e Zoom e a discutere di arte e cultura più che a consumarla nella maniera tradizionale. Cosa ci portiamo dietro di questa condivisione da remoto di tutti i fatti culturali, sociali, relazionali?", conclude.
 

Maria Vittoria Baravelli: "I social aiutano a vivificare l'esperienza"

"I social aiutano sempre a diffondere, ad amplificare, a vivificare ad avvicinare l’esperienza che talvolta è impossibilitata ad esistere. Durante il lockdown non abbiamo potuto visitare mostre ed andare nei musei e i social hanno avvicinato. E’ ovvio che l’esperienza social non può sostituirsi all’esperienza vera" Così Maria Vittoria Baravelli, Art Sharer e Curatrice, a Il Giornale d'Italia durante il terzo incontro di "In Codice".

"Quando all’inizio del 1900 venne rubata la Gioconda la gente continuava a fare la fila al Louvre per vedere il segno della cornice sul muro e i chiodi che tenevano effettivamente Monna Lisa. Noi siamo corpi e abbiamo bisogno di relazionarci a dei corpi. E’ ovvio che internet, i social, lo streaming e il web aiutano in un momento di lontananza".

"Credo siano due sfere diverse, due segmenti vicini e limitrofi che talvolta si toccano ma non vanno in un qualche modo a sostituirsi mai", conclude.

 
 


 

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