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Omicidio Collegno, Alex Cotoia assolto definitivamente dalla Cassazione, nel 2020 uccise il padre con 34 coltellate per difendere la madre

«Questa volta è davvero finita — ha commentato l’avvocato Claudio Strata, che difende Cotoia — Sono felicissimo per Alex, il fratello Loris e la mamma Maria. Li ho sentiti e sono al settimo cielo, potranno iniziare la vita che hanno sempre sognato»

30 Ottobre 2025

Alex Pompa condannato a 6 anni e 2 mesi, uccise il padre a coltellate per difendere la madre, lei: "Potevo essere l'ennesima vittima"

Mamma Maria, Alex Pompa, e il fratello maggiore Loris. Fonte: X (ex Twitter) @SocialeDestra

È definitiva l’assoluzione di Alex Cotoia, il giovane che il 30 aprile 2020 uccise il padre Giuseppe Pompa con 34 coltellate a Collegno (Torino) per difendere la madre e il fratello dalle violenze dell’uomo. La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso presentato dalla Procura generale di Torino contro la decisione dell’appello bis, che lo aveva già assolto per legittima difesa.

La Procura generale, con la procuratrice Lucia Musti e l’avvocato generale Giancarlo Avenati Bassi, chiedeva l’annullamento del verdetto e un nuovo processo, sostenendo che la sentenza di assoluzione fosse “illogica” e che le prove fossero state “travisate”. Ma gli “ermellini” hanno respinto il ricorso, ponendo fine a un procedimento durato oltre cinque anni.

Omicidio Collegno, Alex Cotoia assolto definitivamente dalla Cassazione, nel 2020 uccise il padre con 34 coltellate per difendere la madre

«Questa volta è davvero finita — ha commentato l’avvocato Claudio Strata, che difende Cotoia insieme ai colleghi Enrico Grosso e Giancarla BissattiniSono felicissimo per Alex, il fratello Loris e la mamma Maria. Li ho sentiti e sono al settimo cielo, potranno iniziare la vita che hanno sempre sognato».

Il caso giudiziario aveva conosciuto numerosi passaggi. In primo grado Alex, all’epoca dei fatti 20enne, era stato assolto per legittima difesa. Nel 2023, però, la Corte d’assise d’appello lo aveva condannato a sei anni, due mesi e venti giorni per omicidio volontario. Una sentenza poi annullata con rinvio dalla Cassazione, che aveva disposto un nuovo processo. Nel gennaio 2025 l’appello bis aveva confermato l’assoluzione.

Per l’accusa, non vi sarebbe stata alcuna colluttazione tra Alex e il padre, come invece avevano raccontato la madre e il fratello. Le foto della casa in ordine subito dopo l’omicidio erano state prodotte in aula per sostenere questa tesi. Tuttavia, i giudici hanno ritenuto prevalente la ricostruzione della difesa, che aveva descritto l’azione del giovane come un gesto disperato per proteggere la famiglia.

Durante il processo, Alex aveva deciso di cambiare cognome, assumendo quello materno, Cotoia, in segno di distacco dalla figura del padre.

Dopo anni difficili, il giovane ha ricostruito la propria vita: ha conseguito la laurea triennale in Scienze della Comunicazione e lavora come portiere notturno in un hotel per mantenersi agli studi.

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