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Bari, assolta in Appello Daniela Casulli, maestra 48enne accusata di sesso con minori e pedopornografia, i giudici: "Fatto non costituisce reato"

Daniela Casulli era stata arrestata nel 2021, e poi condannata in primo grado a 7 anni, per aver adescato online minori con cui avrebbe avuto rapporti sessuali in un b&b in centro a Bari

30 Ottobre 2025

Bari, assolta in Appello Daniela Casulli, maestra 48enne accusata di sesso con minori e pedopornografia, i giudici: "Fatto non costituisce reato"

(fonte: Facebook, @Daniela Casulli)

È stata assolta dalla Corte d'Appello di Bari perché "il fatto non costituisce reatoDaniela Casulli, la maestra di una scuola elementare del Nord Italia che, nel 2021, era stata arrestata con l'accusa di adescamentorapporti sessuali con minori, e di pedopornografia.

Bari, assolta in Appello Daniela Casulli, maestra 48enne accusata di sesso con minori e pedopornografia, i giudici: "Fatto non costituisce reato"

Ad annunciarlo è stata proprio Casulli che, tramite post Facebook, ha comunicato "La Corte d'Appello, con questa assoluzione piena, ha voluto ristabilire il valore della giustizia e della legalità, prendendo le distanze da una gestione del processo che aveva mostrato gravi criticità". I fatti risalgono a quattro anni fa, quando la maestra, detta "zia Martina", era stata denunciata dalle mamme dei minori che sarebbero stati coinvolti nel caso. Secondo l'accusa, Casulli aveva adescato, su social e in chat, vittime minorenni con cui avrebbe avuto rapporti sessuali in un locale b&b in pieno centro a Bari. Con loro poi, si sarebbe fatta filmare producendo materiale pedopornografico.

Per queste ragioni, Daniela Casulli era stata condannata in primo grado, nel luglio 2024, a 7 anni e 3 mesi, finendo però molto prima, nel dicembre 2021, agli arresti domiciliari. In quel periodo le fu sospeso l'incarico di insegnamento. A quanto emerge, la donna non aveva mai nascosto di aver avuto incontri di natura sessuale con ragazzi sopra i 14 anni, ma aveva sempre respinto l'accusa di filmati e loro diffusione social. Mancherebbe - secondo quanto riportato dall'avvocato Terracina - "il dolo del reato di corruzione di minorenni", e inoltre la Corte avrebbe riconosciuto "l'autonomia dei ragazzi". I video, aggiunge poi la difesa, "erano stati realizzati e diffusi dai ragazzi, non dall'insegnante". L'insegnante non avrebbe dunque avuto modo di verificare se ad assistere ai video hard c'erano anche altri soggetti al di sotto dei 14 anni (età da cui inizia a delinearsi un "valido" consenso). I ragazzi coinvolti inoltre, secondo quanto si apprende, non erano suoi alunni.

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