18 Dicembre 2025
È scattata all’alba un’operazione di polizia a Torino, con la perquisizione del centro sociale Askatasuna, occupato dal 1996. L’intervento delle forze dell’ordine sarebbe collegato ai raid contro il quotidiano “La Stampa” e ad altri assalti avvenuti nei mesi scorsi durante le manifestazioni pro Palestina. Sul posto sono intervenuti la Digos, i reparti mobili e i carabinieri, con un imponente dispiegamento di mezzi. Secondo gli attivisti, “potrebbe esserci lo sgombero” dell’edificio.
È in corso dall’alba un’operazione di polizia al centro sociale Askatasuna di Torino, in corso Regina Margherita 47. La Digos della questura torinese, insieme ai reparti mobili, sta effettuando perquisizioni all’interno dello stabile, occupato dal 1996 e da tempo al centro del dibattito politico e amministrativo cittadino.
Le perquisizioni non si limitano allo stabile di corso Regina Margherita, ma sono in corso anche in abitazioni di militanti riconducibili al centro sociale e a collettivi studenteschi. L’operazione, secondo quanto emerso, sarebbe collegata all’inchiesta sugli assalti alle Ogr, alla sede di Leonardo e al quotidiano “La Stampa”, avvenuti nei mesi scorsi durante le manifestazioni pro Palestina.
L’edificio è interessato da circa un anno da un progetto sui beni comuni, avviato con il coinvolgimento del Comune. Tuttavia, secondo gli attivisti, “potrebbe essere possibile lo sgombero”. Un timore che si è diffuso rapidamente tra i simpatizzanti, accorsi sul posto nelle prime ore del mattino.
Davanti al centro sociale si sono infatti radunati numerosi attivisti e sostenitori, tenuti a distanza dalle forze dell’ordine, presenti in modo massiccio su entrambi i lati dell’edificio. Oltre alla Digos, sono impegnati anche reparti mobili della polizia e dei carabinieri, con diversi mezzi schierati nell’area.
Al momento dell’arrivo degli agenti, all’interno dello stabile sarebbero stati trovati 6 attivisti, tra il quinto e il sesto piano. Una circostanza che potrebbe entrare in contrasto con il patto di collaborazione siglato tra il Comune e il comitato di garanzia, che prevedeva la gestione delle attività limitata al solo piano terra dello stabile.
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