30 Settembre 2025
Beatrice Venezi “non ha il curriculum per guidare il Teatro La Fenice”. A dirlo, attaccandola, è Cristiano Chiarot, veneziano, ex sovrintendente alla Fenice dal 2010 al 2018, poi al Maggio di Firenze, e nel teatro della Laguna ci ha lavorato dal 1980. Ma l’attuale sovrintendente Nicola Colabianchi non ci sta e non si pente della nomina. Pensa di aver chiamato “una direttrice d’orchestra giovane e di talento”. E non ha mai pensato di fare un passo indietro: “No, confermo la mia scelta”.
Due visioni opposte sul futuro del teatro veneziano emergono dalle interviste rilasciate da Chiarot e Colabianchi. Il primo sottolinea la mancanza di esperienza della nuova direttrice musicale, arrivando a parlare di “povertà artistica”; il secondo difende con fermezza la scelta, bollando come “cancan mediatico” le polemiche sollevate da orchestrali e politica.
Chiarot non usa giri di parole: “Soprattutto non c’entra niente che sia di centrodestra o sostenuta dal centrodestra. Smettiamola con queste sciocchezze. Beatrice Venezi semplicemente non ha il curriculum di competenze professionali all’altezza di un teatro del prestigio internazionale de La Fenice di Venezia. Questo è il punto”. E rincara: “Non fai primario di cardiologia uno solo perché dicono che sia bravo, ma per i galloni che si è costruito nella sua professione. Le competenze professionali Beatrice Venezi ancora non le ha, men che meno per diventare direttrice musicale di un teatro del livello della Fenice dove hanno suonato da Muti a Sinopoli, da Myung-Whun Chung a Marcello Viotti”.
Secondo l’ex sovrintendente, un direttore musicale deve portare in dote un bagaglio di collaborazioni e successi in contesti internazionali: “Un direttore musicale deve avere una expertise specialistica che non è dire ‘sei bravo’ o ‘non sei bravo’, ma sono le collaborazioni con orchestre internazionali, le partecipazioni a festival di primaria importanza. E da questo punto di vista è impressionante la scarsità del curriculum della Venezi. Anche la discografia è ridottissima…”.
Il confronto con altri nomi del panorama internazionale, aggiunge Chiarot, non reggerebbe: “In altri teatri, anche meno quotati della Fenice, se pur validissimi come il Comunale di Bologna, la direttrice, Oksana Lyniv, che sta facendo un lavoro ottimo, viene chiamata da anni a Bayreuth, ha diretto al Met di New York, all’Opera di Parigi. C’è Speranza Scappucci, che è ora direttrice ospite principale del Covent Garden”.
L’ex sovrintendente critica poi il peso della politica nella vicenda: “L’ha voluta il sovrintendente che nelle Fondazioni liriche italiane è l’unica nomina fatta dalla politica, mentre le altre cariche riguardano le competenze professionali. Alla Fenice il sovrintendente è un esponente vicino a Fratelli di Italia, peraltro accolto con tutta serenità all’interno del teatro. Per questo trovo che sia una bassezza morale accusare ora l’orchestra come stanno facendo i politici di destra”.
Di tutt’altro avviso Nicola Colabianchi, che respinge al mittente le accuse: “Lasciamo stare… Non mi faccia fare nomi perché alla Fenice ho visto persone più giovani e con una preparazione inferiore a Venezi. Quando ero sovrintendente al Teatro di Cagliari, Venezi ha diretto opere complesse come Tosca, Traviata e Favorita e non ha mai avuto problemi con l’orchestra, né con il pubblico”.
Colabianchi racconta di aver parlato con Venezi nei giorni della bufera: “È meravigliata da questo cancan mediatico e dal fatto che sia stato così eccessivo. È anche risentita, giustamente, perché non si fa del male alla gente tanto per farlo. Io credo che ci sia stato un accanimento, ma perché? C’è spazio per tutti, ci si può anche risentire, ma ci sono forme diverse di farlo presente”.
Sulle proteste interne, l’attuale sovrintendente rivendica un atteggiamento di apertura: “Io sono un democratico e faccio fare a tutti quello che ritengono giusto fare. Non vi è alcuna intenzione di porre ostacoli ad alcuna azione. Quindi è stato chiesto di leggere il comunicato, ho guardato che non ci fosse nulla di carattere diffamatorio e l’ho autorizzato. Il pubblico ha applaudito, però il comunicato finiva con frasi come ‘la musica è arte, non ha genere e non ha età’”.
Infine, Colabianchi mette in guardia dalle forme di protesta più radicali: “Lo sciopero secondo me è una forma di protesta estrema e va contro l’interesse del pubblico. In questo modo non si ottiene nemmeno il risultato che si prefigge. Ci sono altre forme di protesta che permettono di far conoscere le proprie ragioni. Mi auguro quindi che ci sia il buonsenso di capire che forse uno sciopero per contestare la nomina di un direttore musicale non è la strada migliore”.
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