09 Settembre 2025
Saman Abbas, Fonte: Facebook
L'omicidio della giovanissima Saman Abbas non fu un delitto d'impeto, ma un atto premeditato dal clan familiare che non sopportava la sua autonomia. A dichiararlo è stata la Corte d'Assise d'appello di Bologna che oggi, 9 settembre, ha depositato le motivazioni dell'ergastolo a cui sono stati condannati i genitori e due cugini della 18enne, mentre allo zio è stata inflitta una pena di 22 anni di carcere.
A quanto emerge, il "clan familiare" aveva premeditato di uccidere la ragazza con "fredda lucidità", dopo aver ritenuto insopportabile la sua voglia e desiderio di autonomia e allontanamento dalle rigide regole imposte dall'ambiente domestico. La determinazione omicida, si legge nella sentenza di condanna, è stata "programmata per un congruo lasso di tempo, ritenendosi insopportabile il fatto che Saman avesse deciso non solo di scegliere di vivere liberamente e in piena autonomia la propria vita", ma che l'avesse fatto "in distonia con i valori etici e il credo religioso" familiare.
Era la notte tra il 30 aprile e l'1 maggio 2021 quando la 18enne pakistana Saman Abbas veniva uccisa a Novellara (Reggio Emilia) e sepolta in una buca dove il corpo è poi stato ritrovato un anno e mezzo dopo. Imputati per l'omicidio cinque familiari: lo zio Danish Hasnain, due cugini,Nomanulhaq Nomanulhaq e Ijaz Ikram, e i genitori, Shabbar Abbas e Nazia Shaheen, entrambi poi estradati dal Pakistan dopo una lunga procedura giudiziaria. Fu lo zio Hasnain ad essere individuato quale esecutore materiale del delitto: strangolò la nipote con la complicità dei cugini, incaricati di scavare una fossa nel terreno di un casolare abbandonato. Luogo da cui poi il corpo della 18enne riemerse solo il 18 novembre 2022, su indicazione agli investigatori dello stesso Hasnain. I cugini - inizialmente assolti per insufficienza di prove dal processo di primo grado - sono stati condannati all'ergastolo dalla Corte d'Appello di Bologna lo scorso 18 aprile. Con loro, la conferma dell'ergastolo anche ai genitori della vittima, mentre allo zio era stata aumentata la pena da 14 a 22 anni di reclusione.
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