La Tragedia
25 Ottobre 2025
Presidio all'esterno del tribunale di Treviso in attesa della sentenza
Treviso – Nessuna sentenza, solo un nuovo rinvio. Il Tribunale di Treviso ha aggiornato al 22 gennaio 2026 la ventiduesima udienza del processo per la morte di Mattia Battistetti, l'operaio edile deceduto il 29 aprile 2021 a soli 23 anni in un cantiere di Montebelluna, schiacciato da un bancale di 15 quintali sganciatosi da una gru. Un epilogo amaro che si aggiunge ai quasi cinque anni già trascorsi dalla tragedia e ai tre anni dall'avvio del procedimento, iniziato nel gennaio 2023.
Alla decisione del tribunale è seguita la delusione dei familiari della vittima e dei numerosi lavoratori e attivisti – tra cui rappresentanti di CoVesap Veneto, Lamborghini Bologna e Electrolux di Susegana – che sin dalle prime ore del mattino avevano presidiato il palazzo di giustizia nella speranza di vedere finalmente riconosciute le responsabilità dell'accaduto.
Le accuse e i nodi processuali
La Procura ha chiesto una condanna a 15 anni per sei imputati della ditta Bordignon di Volpago del Montello, individuando come causa dell'incidente il danneggiamento della spina di sicurezza che avrebbe dovuto garantire il blocco del dado che tratteneva il bancale. Da quest'altra parte la difesa chiede per gli assistiti, a vario titolo, l'assoluzione per mancata sussistenza del fatto o perché il fatto bon costituirebbe reato. Sul banco degli imputati anche la ditta incaricata dell'installazione della gru dalla quale ha ceduto il carico. Un lungo scarica barile di responsabilità che avrebbe alimentato momenti di tensione durante la lunga udienza di quasi otto ore e che richiederà adesso ulteriori approfondimenti istruttori.
Un peso incisivo lo daranno le testimonianze raccolte; tra queste quelle di un collega di Battistetti rimasto anch'egli ferito al momento della tragedia.
«Siamo sfiniti, non ne possiamo più», ha dichiarato Monica Michelin, madre di Mattia, presente in prima fila all'udienza. «Le verità sono emerse. Mattia merita giustizia e verità; se quella gru, vecchia di oltre trent'anni, fosse stata revisionata probabilmente Mattia sarebbe ancora qui tra noi».
Un'emergenza nazionale ignorata
Il caso Battistetti si inserisce in un quadro nazionale drammatico; “quasi millecinque”, il riferimento purtroppo non è all’iconica battuta del duo Troisi-Benigni in “Non ci resta che piangere”, anche se, mai come adesso, questo titolo potrebbe essere calzante; secondo i dati INAIL infatti, sono quasi 1.500 le vittime sul lavoro che ogni anno in Italia perdono la vita, circa 5.000 negli ultimi tre anni. Numeri che configurano, come è stato definito, un vero e proprio "bollettino di guerra".
Il rinvio della sentenza giunge peraltro a poche ore dalla conclusione degli Stati Generali della Salute e Sicurezza sul Lavoro tenutisi a Montecitorio, evento che ha riacceso il dibattito sulle misure necessarie per contrastare questa strage silenziosa. Tra le proposte emerse: la valorizzazione dell'esperienza dei lavoratori più anziani, la garanzia di collocamento obbligatorio per coniugi e figli superstiti non occupati, l'ammissione al patteggiamento solo dopo adeguato risarcimento e l'introduzione di una patente a punti. Particolare attenzione è stata dedicata al tema della formazione e dei controlli ispettivi.
La richiesta di un nuovo reato: l'omicidio sul lavoro
La famiglia Battistetti ha sollecitato l'introduzione nel codice penale della fattispecie di omicidio sul lavoro, proposta che ha suscitato reazioni contrastanti tra le sigle sindacali e prudenza da parte delle istituzioni. Il Ministro della Giustizia Carlo Nordio – anch'egli originario di Treviso – ha preferito concentrarsi sul tema della prevenzione, richiamando l'istituzione nell'aprile 2024 di una Commissione di studio dedicata alle norme in materia di sicurezza sul lavoro, basata sul principio della prevenzione e sul rafforzamento degli strumenti ispettivi.
Resta tuttavia aperta la questione se strumenti normativi più incisivi possano effettivamente contribuire a ridurre il numero delle vittime e, soprattutto, se possano accelerare l'iter della giustizia in casi come quello di Mattia Battistetti, dove l'attesa si protrae da anni mentre le responsabilità appaiono già emerse nelle aule di tribunale.
Nel frattempo, una madre continua ad attendere giustizia per un figlio morto mentre svolgeva il proprio lavoro. Una condanna, quella di sopravvivere ai propri figli, che nessuna sentenza potrà mai alleviare.
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