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Criminalità e Giustizia, una società da rieducare

Convegno promosso da LEX al Circolo Magistrati Corte dei Conti

24 Ottobre 2025

Roma, 24 ott. (askanews) - Tre concetti: criminalità, giustizia e società, che trattati insieme possono contribuire a far luce su ragioni complesse dal contesto multidisciplinare, troppo spesso chiamate in causa alla luce dei molteplici episodi di omicidi, femminicidi, violenze sessuali e abusi, componenti principali dei crimini violenti. Quali sono le radici dei comportamenti criminali? E la giustizia come può intervenire, non solo per condannare questi comportamenti antisociali, ma per far sì che ci possa essere una sorta di rieducazione sociale per prevenire ulteriori crimini? La giustizia riparativa può costituire un valido percorso rieducativo? E dove non arrivano i codici e le pene detentive, la Chiesa, presente sul territorio, può essere parte attiva con un percorso di prevenzione basato sull'ascolto, l'inclusione e la fede?

Se ne è parlato al Convegno organizzato da LEX - Istituto per la ricerca giuridico-economica presso il Circolo Magistrati della Corte dei Conti.

Roberto Serrentino, Presidente di LEX:

"Abbiamo cercato di capire la genesi di questa criminalità fattori, sociali, economici, disoccupazione, anche la mera insistenza su un territorio perchè chi nasce in una zona ad alto tasso di criminalità ha tre possibilità, o abbandonare il territorio, o soccombere piegandosi alle violenze o diventare violento nella misura in cui deve sopravvivere. Mi sono soffermato sulla prevenzione, dove concorrere tutti insieme per cercare di educare i giovani quindi rieducare la società al rispetto delle regole".

Al tavolo dei relatori Paola Roja, Presidente prima sezione Corte di Assise di Roma, Carlo Villani, Sostituto Procuratore presso la Procura della Repubblica di Roma, Salvatore Sciullo, Vicepresidente della Camera Penale di Roma e Stefano Ferracuti, Professore ordinario del Dipartimento Neuroscienze Umane alla Sapienza di Roma.

Salvatore Sciullo, vicepresidente Camera Penale di Roma:

"E' stato un confronto importante dove abbiamo evidenziato la differenza dei ruoli e delle posizioni. La tematica è molto ampia ed è fondamentale centrare il ruolo del processo finalizzato all'accertamento dei fatti ed eventualmente delle responsabilità collegate. Ma non va utilizzato come strumento punitivo per un ripristino della correttezza sociale".

Un ruolo determinante lo gioca la funzione sussidiaria della Chiesa, quale istituzione radicata sul territorio, cui fare sicuro affidamento. Come ha confermato Sua Eccellenza Mons. Vito Rallo, arcivescovo e nunzio apostolico, che ha svolto le conclusioni dell'evento.

S.E.R. Mons. Vito Rallo:

"La chiesa grazie alle associazioni cattoliche che lavorano in questo senso, e quantificarne il numero è quasi impossibile, svolge un'opera di prevenzione avendo dei centri aperti per chiamare questi giovani spesso in mezzo ad una strada e senza punti di riferimento affinchè possano essere per poterli reinserire in queste strutture educative. Oltre alla prevenzione, fondamentale, c'è la riabilitazione dove la chiesa ha un compito enorme da fare, verso i carcerati, proponendo supporto psicologico, morale, educativo, materiale. Altra operazione che fa la chiesa è il recupero in strutture lavorative affinchè possano uscire da questi circuiti ammalati dove sono entrati".

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