Mercoledì, 22 Ottobre 2025

Seguici su

"La libertà innanzi tutto e sopra tutto"
Benedetto Croce «Il Giornale d'Italia» (10 agosto 1943)

Overtourism e prezzi alle stelle, città strapiene e spiagge a pagamento vuote, il paradosso dell'estate italiana 2025

Il paradosso italiano dell’estate 2025 è servito: a pochi giorni da Ferragosto, mentre le presenze turistiche nella Penisola toccano numeri record, stabilimenti balneari di lusso restano deserti, e le città d’arte faticano a reggere il carico del turismo mordi e fuggi. È il momento di ripensare un modello che distribuisca valore, non solo presenze. Intanto montano le polemiche: c’è chi accusa i gestori dei lidi di speculare sui prezzi a fronte dei servizi offerti, e chi invece sottolinea i costi

12 Agosto 2025

Chiavari, 33enne non vedente allontanato dalla spiaggia: “Non può stare qui”. L’ignobile “furia cieca” di 2 turisti milanesi

Fonte: Spiagge

Con il sole che accende l’Adriatico e la macchia d’oro che illumina la sabbia salentina, uno scatto dice tutto: ombrelloni e lettini affittati a 90-95€ al giorno, spalancati di fronte a lidi semivuoti. È accaduto davvero, quest’estate, nel Salento, simbolo spesso celebrato di “vacanza perfetta” che tra tariffe “da lusso” e file silenziose di postazioni libere, è diventato anche emblema di uno scontro tra prezzi praticati e valore percepito.

Un’immagine che non spiega tuto, ma che sa raccontare molto, evocando la tensione tra domanda e percezione, tra prezzo e valore, tra invito e desertificazione.

Anche Alassio e Riccione registrano fenomeni analoghi e dire che ci troviamo in un anno d’oro per il turismo italiano: il WTTC stima circa 185 miliardi di euro generati sul territorio. Eppure, mentre alcuni lidi restano perlopiù deserti, le città d’arte soffrono per sovraccarico e fughe mordi e fuggi. È il paradosso del 2025: trovarsi nel mezzo di un picco storico di ricchezza turistica, eppure constatare deserti dove una volta c’erano piene stagioni di sorrisi, filari di ombrelloni, musica da gelateria e piedi nella sabbia.

Salento: tra rincari e svuotamento

In Puglia, Assoutenti segnala che una giornata al mare in struture organizzate, per un ombrellone e due lettini, può arrivare a 90 €, e in certi casi sfiorare i 100 € nei lidi più esclusivi. Nei baracchini e chioschi, la frisa gourmet può toccare i 17 €, un panino ben farcito oltre i 14 €, e un parcheggio al mare costare 5-6 € all’ora.

Inevitabile: tanti, quelle cifre, non le hanno trovate proporzionali alla qualità percepita, né giustificabili per una giornata sotto il sole e così hanno cambiato meta, o sono rimasti a casa.

Negli stessi giorni, le presenze turistiche nel Salento sono calate in modo significativo: in località simbolo come Otranto si registra un -50% di visitatori rispetto all’anno precedente, a Nardò addirittura -80%, mentre Porto Cesareo perde il 36%. Un declino netto, che racconta una crisi più strutturale che occasionale, figlia di un’offerta che, pur restando invariata, ha aumentato i prezzi oltre la soglia della sostenibilità per molti visitatori.

Firenze: affitti brevi e turismo mordi e fuggi

Sul versante opposto c’è Firenze, città simbolo del turismo culturale, che inizia a risentire dell’onda lunga del turismo breve e della saturazione. Stiamo parlando di più di 13 mila annunci per affitti brevi in città, con il centro storico bersagliato dalle locazioni turistiche e vissuta sempre meno come casa, più come “vetrina” con prezzi che sfiorano i 243 € a notte.

Nonostante l’eco della città d’arte, Firenze vede un crollo nelle prenotazioni estive: luglio e agosto 2025 registrano un’occupazione delle camere intorno al 50%, molte strutture restano vuote, e torna il turismo “mordi e fuggi”, con soggiorni medi di appena 1-2 notti. Un cortocircuito: prezzi molto elevati, ma domanda fiacca e permanenze fugaci. Anche il tessuto sociale risente della pressione, da tempo ormai si dibatte di come il centro abbia progressivamente perso la sua identità, diventando un contenitore turistico che allontana i residenti.

Il turismo disallineato e non più sostenibile

Da sud a nord, emerge una dinamica comune: prezzi esorbitanti che, senza un’offerta esperienziale coerente o una strategia territoriale integrata, finiscono col ridursi a barriera anziché invito. Da un lato, il turismo affolla fino al limite della sostenibilità le città d’arte; dall’altro, desertifica località e lidi dove il turista, sempre più esigente e ben informato, si ferma solo finché trova valore.

Il risultato è duplice: da un lato, affitti brevi che spingono fuori i residenti e snaturano i luoghi; dall’altro, coste preziose che si svuotano perché diventano “di lusso senza lusso”, intime nelle tariffe ma fredde nella qualità percepita.

Dietro i numeri, si allarga il fenomeno del turismo “mordi e fuggi”: soggiorni lampo, itinerari frettolosi, visite in transito, che saturano i centri storici ma lasciano vuoti e opportunità altrove. L’offerta turistica appare sempre più specializzata sulla logica del pieno immediato, senza pensare alla permanenza prolungata, alle esperienze autentiche, alla sostenibilità territoriale.

È un circolo vizioso: chi affitta per pochi giorni incentiva flussi veloci, gonfia i prezzi, allontana i residenti e riduce l’impatto reale della spesa turistica sull’economia locale.

Serve più di una tassa d’ingresso, più di un regolamento sui B&B, più di un sussidio stagionale. Serve una visione capace di ridisegnare il turismo italiano su linee di lentezza, integrazione e valore autentico. Il futuro non è fare più soldi con meno qualità, ma offrire motivi veri per restare più a lungo, esplorare di più, e spendere meglio.

Possiamo immaginare pacchetti integrati che uniscano la mezza giornata in città d’arte alla mattina con il pomeriggio in spiaggia, navette intelligenti, percorsi enogastronomici nelle campagne interne, eventi locali fuori stagione, ospitalità immersiva e filiere che coinvolgano produttori, artigiani, operatori culturali e ricettivi.

Una serie di scelte che rendano più autentica, più giusta e più sostenibile la spesa turistica e invertano il circolo perverso del turismo “di massa parallelo”.

E ora bisogna creare motivi per restare e spendere meglio

È un’Italia che pare divisa, ma che è unita da un grande problema, un turismo che genera ricchezza, ma non sempre la distribuisce. L’immagine dell’ombrellone costoso e vuoto resterà simbolica nel racconto dell’estate 2025. Ma può diventare anche spinta per raccontare e costruire un turismo diverso: dove il prezzo sia percepito come giusto perché accompagnato da valore, senso, esperienza; dove la città non si svenda e la costa non si svuti; dove l’Italia tutta si muove, non disconnessa, ma con spirito, visione, equilibrio. È tempo di guardare oltre il breve guadagno e imboccare una strada diversa, più “lenta”, integrata e autentica. Come sottolineano diversi studi (Eurispes, UNWTO), le misure spot non bastano. Serve una visione ventennale di marketing territoriale: integrare trasporti, promozione, gestione dei flussi, innovazione dell’offerta e tutela ambientale, affinché l’Italia si muova come sistema e non a compartimenti stagni.

Il turismo italiano ha tutto per rinascere più sostenibile: bellezza diffusa, reti umane solide, identità territoriali profonde. Il passo successivo è usare queste risorse per costruire un’offerta che parli di lentezza, autenticità, redistribuzione del valore. Dove il turismo non sia una sovrapproduzione di expo-stampa, ma un’esperienza lunga, radicata e significativa.

Un turismo che faccia della permanenza la sua forza, che muti il rito mordi e fuggi in un viaggio vivo. E che, soprattuto, faccia dell’Italia un esempio di turismo etico, riconoscibile e inclusivo.

Di Nicola Durante

Il Giornale d'Italia è anche su Whatsapp. Clicca qui per iscriversi al canale e rimanere sempre aggiornati.

Commenti Scrivi e lascia un commento

Condividi le tue opinioni su Il Giornale d'Italia

Caratteri rimanenti: 400

Articoli Recenti

x