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Omicidio Gemona, Alessandro Venier ucciso e fatto a pezzi da compagna e madre per cena non preparata, ipotesi avvelenamento con farmaci

Le due donne avrebbero somministrato i medicinali per sedare Alessandro e poi lo avrebbero ucciso con un’ascia, la stessa usata per sezionare il corpo, prima di metterlo in un bidone con la calce viva

01 Agosto 2025

Omicidio Gemona, Alessandro Venier ucciso e fatto a pezzi da compagna e madre per cena non preparata, ipotesi avvelenamento con farmaci

Alessandro Venier-compagna-madre

Una lite per una cena non preparata potrebbe aver innescato l'omicidio: Alessandro Venier, 35 anni, è stato ucciso nella sua casa di Gemona del Friuli, in provincia di Udine, dalla compagna Marylin Castro Monsalvo, 30 anni, e dalla madre Lorena Venier, 62. Dopo il delitto, il corpo è stato tagliato in tre parti e nascosto in un bidone colmo di calce. Le due donne sono state arrestate. Tra le ipotesi, anche quella di un avvelenamento tramite farmaci.

Omicidio Gemona, Alessandro Venier ucciso e fatto a pezzi da compagna e madre per cena non preparata, ipotesi avvelenamento con farmaci

Dalle indagini sull'omicidio sta emergendo un quadro di vita familiare di forte disagio: la madre della vittima era l'unica a portare a casa uno stipendio per il figlio, che lavorava saltuariamente, per la nuora, depressa, e per la nipote di sei mesi.

Un contesto domestico segnato da tensioni quotidiane, fatica economica e fragilità psicologiche. Alessandro Venier viveva nella casa di famiglia con la madre, la compagna e la loro figlia piccola. Secondo quanto raccontato dai vicini agli inquirenti, “litigi, urla, rimproveri erano all'ordine del giorno in una famiglia in cui si faceva fatica a tirare avanti con un solo stipendio sicuro per quattro persone”. A mantenere tutti era Lorena Venier, caposala in un ospedale locale, che aveva cresciuto da sola il figlio, dopo essere stata abbandonata dal compagno egiziano.

La compagna di Alessandro, Marylin Castro Monsalvo, era stata operatrice socio-sanitaria fino alla gravidanza, ma da tempo soffriva di depressione ed era seguita da un centro di salute mentale. Il figlio, invece, si arrangiava con lavoretti saltuari. Un quadro familiare sempre più teso, in cui “Alessandro veniva considerato un peso”, soprattutto dalla madre, che si sentiva schiacciata dalle responsabilità.

Secondo una ricostruzione, la sera del delitto – probabilmente venerdì – Alessandro avrebbe promesso di cucinare, ma poi se ne sarebbe dimenticato. La madre l’avrebbe rimproverato, e lui avrebbe reagito con violenza. Da quel momento in poi, i contorni dell’omicidio diventano più sfumati.

Sugli attimi successivi, fino alla morte dell'uomo, non c'è nessuna certezza”, riportano gli inquirenti. Una delle ipotesi al vaglio è che le due donne, prese dal panico, abbiano cercato di sedare Alessandro con i farmaci prescritti alla compagna. La dose, però, potrebbe essere stata eccessiva, portandolo alla morte. Ma c’è anche una seconda possibilità: un’azione deliberata e premeditata. Le due donne avrebbero somministrato i medicinali per sedarlo e poi lo avrebbero ucciso con un’ascia, la stessa usata per sezionare il corpo.

Se confermata, questa seconda ipotesi configurerebbe l’accusa di omicidio premeditato. L’occultamento del cadavere – nascosto in un bidone colmo di calce – sarebbe stato motivato dal timore di perdere la custodia della bambina. La piccola, di appena sei mesi, è stata affidata ai servizi sociali. Le due donne si trovano ora nel carcere di Trieste, mentre l’autopsia, che sarà effettuata nei prossimi giorni, dovrà stabilire con precisione la causa della morte.

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