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Omicidio Martina Scialdone, ridotta in appello pena a 24 anni per ex fidanzato Costantino Bonaiuti, la madre: “Delusa, mi aspettavo ergastolo”

Secondo la Corte d’Assise d’appello di Roma, non sussisterebbe la premeditazione dell’omicidio

16 Luglio 2025

Omicidio Martina Scialdone, ridotta in appello pena a 24 anni per ex fidanzato Costantino Bonaiuti, la madre: “Delusa, mi aspettavo ergastolo”

Martina Scialdone foto @Ordine Avvocati Roma

Dall’ergastolo a 24 anni e 8 mesi di carcere. La Corte d’Assise d’appello di Roma ha ridotto la pena per Costantino Bonaiuti, l’ingegnere 62enne condannato per l’omicidio di Martina Scialdone, avvocata 34enne uccisa nel gennaio 2023 davanti a un ristorante in via Amelia. La decisione ha escluso la premeditazione e riconosciuto le attenuanti generiche, provocando la dura reazione della madre della vittima: “Delusa, mi aspettavo ergastolo”.

Omicidio Martina Scialdone, ridotta in appello pena a 24 anni per ex fidanzato Costantino Bonaiuti, la madre: “Delusa, mi aspettavo ergastolo”

La Corte d’Appello ha ribaltato parzialmente la sentenza di primo grado, che aveva inflitto l’ergastolo all’imputato per l'omicidio volontario aggravato di Martina Scialdone. Secondo i giudici d’appello, non sussiste la premeditazione: un elemento chiave che ha portato alla riduzione della pena. Bonaiuti, il giorno del delitto, aveva con sé una pistola semiautomatica Glock, regolarmente detenuta per uso sportivo ma portata illegalmente in luogo pubblico.

Il delitto avvenne sotto gli occhi del fratello di Martina, preoccupato per le condizioni della sorella e arrivato sul posto poco prima della tragedia. Bonaiuti era accusato di aver agito per motivi futili e abietti, spinto dalla gelosia e dall’incapacità di accettare la fine della relazione. In primo grado, la premeditazione era stata sostenuta dall’accusa anche sulla base della presenza dell’arma e dal fatto che l’uomo controllava gli spostamenti della ex compagna tramite un GPS nascosto e collegato al proprio telefono.

Ma in appello, i giudici hanno ritenuto le attenuanti generiche equivalenti alle aggravanti e hanno escluso la premeditazione, riducendo così la condanna a 24 anni e 8 mesi.

Profondo il dolore e la rabbia della famiglia della vittima. “Sono veramente delusa – ha commentato la madre dell’avvocata 34enne uccisa nel 2023 a Roma – mi aspettavo una conferma dell’ergastolo. Giustizia non è stata fatta, in altri femminicidi sono state avvalorate le condanne all’ergastolo”.

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