20 Dicembre 2024
Martina Scialdone foto @Ordine Avvocati Roma
È stato condannato all’ergastolo Costantino Bonaiuti, l'ingeniere che il 13 gennaio del 2023 uccise con un colpo di pistola la sua ex fidanzata, l'avvocato Martina Scialdone, all'esterno di un ristorante nella zona dell'Appio Latino, a Roma. A stabilire la sentenza sono stati i giudici della Corte d'Assise della Capitale che hanno giudicato l’imputato colpevole di omicidio volontario con le aggravanti della premeditazione, del legame affettivo, i futili e abietti motivi oltre al reato di porto abusivo di arma. In aula erano presenti sia gli amici della vittima che i parenti dell'imputato. La Corte ha accolto l'impianto accusatorio della Procura, che richiedeva la pena del carcere a vita per l'uomo.
Martina Scialdone è stata uccisa il 13 gennaio dello scorso anno dal suo ex fidanzanto, Costantino Bonaiuti, al culmine di una lite nata dopo la decisione della vittima di interrompere la loro relazione e iniziare a frequentare un altro uomo. Il delitto avvenne davanti al fratello della vittima, arrivato sul posto perché preoccupato per la sorella. Bonaiuti è stato accusato anche di aver agito contro una persona a lui legata da relazione affettiva, oltre che dalla premeditazione, in particolare, come spiegato dalla pm nell'ultima udienza, "portando con sé l’arma sul luogo dell’appuntamento, essendo consapevole della volontà di interrompere definitivamente la relazione, controllandone gli spostamenti grazie all’installazione clandestina di un dispositivo gps collegato al suo cellulare". L’uomo era accusato anche di porto illegale in luogo pubblico della pistola semiautomatica Glock che deteneva per uso sportivo.
Nel corso della requisitoria il rappresentante dell'accusa, Barbara Trotta, ha ricostruito cosa avvenne nel gennaio dell'anno scorso. I due avevano incominciato a litigare nel ristorante. Una discussione davanti a molti clienti che era salita di tono in pochi minuti tanto che la giovane ha cercato di rifugiarsi nel bagno. "Fatti i c... tuoi", così Bonaiuti rispose al proprietario del locale intervenuto per cercare di fare tornare la calma tra i due e vedendo la ragazza in lacrime. Una situazione tesa al punto che il ristoratore allertò il numero di emergenza del 112. La lite tra i due però proseguì anche fuori dal locale. Bonaiuti cominciò a strattonare la ragazza, a tenerla per un braccio fino al tragico epilogo, fino a quel colpo di pistola sparato a pochissima distanza. Dalle carte dell'indagine è emerso inoltre che Bonaiuti intorno alle 23.30 telefonò alla ex moglie, con cui conviveva, riferendole di aver sparato a Martina a causa di "un colpo partito per sbaglio".
Nel corso del processo l'imputato - che era fuggito dopo che il colpo di pistola aveva ucciso l'ex - ha chiesto perdono per quanto compiuto e anche nell'udienza di martedì ha rilasciato dichiarazioni spontanee. "Dio mio fa che non l'ho presa - ha detto raccontando del momento dello sparo - prego ogni giorno che Martina sia in paradiso, continuo a vederla, quel giorno siamo morti in due. Sono un cadavere vivente da quel giorno, mi trascino e ogni giorno chiedo a Gesù di portarmi via".
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