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Napoli, turista Chiara Jaconis uccisa da statuetta, a lanciarla dal balcone “un 13enne problematico non considerato imputabile”

Resta aperto, però, il fascicolo parallelo della procura ordinaria che punta a “verificare eventuali responsabilità dei genitori”

29 Maggio 2025

Chiara Jaconis, foto Facebook

Foto da account Facebook Chiara Jaconis

La procura minorile di Napoli ha chiuso l’indagine sulla drammatica morte di Chiara Jaconis, la turista padovana di 30 anni colpita alla testa da una statua lanciata da un balcone nei Quartieri Spagnoli lo scorso 15 settembre 2024. A distanza di mesi è stato individuato il responsabile, “un 13enne problematico non considerato imputabile”.

Turista Chiara Jaconis uccisa da statuetta, a lanciarla dal balcone “un 13enne problematico non considerato imputabile”

Secondo quanto riportato da alcune fonti, il presunto responsabile è un ragazzino di 13 anni: si tratterebbe di “un adolescente problematico, che già in passato si sarebbe reso protagonista di lanci di oggetti dal balcone. Vista l'età non è considerato imputabile”. Una circostanza che, se da un lato solleva l’adolescente da responsabilità penali, dall’altro apre interrogativi inquietanti sul contesto in cui si è verificata la tragedia.

Archiviata, invece, la posizione del fratello 14enne, inizialmente coinvolto nelle indagini. Resta aperto, però, il fascicolo parallelo della procura ordinaria che punta a “verificare eventuali responsabilità dei genitori”. Un fronte investigativo destinato a chiarire se vi siano state negligenze o omissioni nella sorveglianza del minore.

Sempre secondo alcune fonti, “dagli atti della procura minorile, trasmessi agli avvocati della famiglia Jaconis, emerge che le statuette lanciate in strada sarebbero addirittura due e peserebbero complessivamente oltre 10 chili”. Un dettaglio che aggrava ulteriormente la dinamica dei fatti, anche alla luce di episodi pregressi: in passato, il 13enne “avrebbe lanciato tablet, cuscini e altri oggetti” dal balcone.

Il dolore della famiglia Jaconis è profondo e si mescola alla frustrazione per una tragedia che, a loro dire, era evitabile. “Visti i precedenti, tutto ciò poteva essere evitato. Attendiamo che i nostri avvocati analizzino tutto il materiale arrivato dalla Procura minorile e attendiamo l'esito delle indagini della procura ordinaria, poi tireremo le somme. Da ciò che emerge capiamo che quel ragazzino poteva e doveva essere seguito con più attenzione”, ha dichiarato Gianfranco Jaconis, padre della vittima.

Durissime anche le parole della sorella Roberta: “Dopo aver ricevuto gli atti, provo una profonda rabbia. Fino a quel momento, nutrivo ancora la speranza che si fosse trattato di una semplice casualità. Invece è ormai evidente che si è verificato un fatto grave che sarebbe stato facilmente evitabile. Trovo difficile credere che il figlio minore abbia agito da solo. Quello che mi colpisce maggiormente, però, è l'atteggiamento dei genitori. Fino a oggi hanno sempre negato ogni responsabilità, affermando di non aver mai visto gli oggetti in questione, sostenendo quindi che non appartenessero a loro. Eppure, gli atti raccontano un'altra storia. Spero e credo che tutto ciò rappresenti un'aggravante per le responsabilità che ricadono sui genitori. Il loro comportamento, tra omissioni e negazioni, rende ancora più grave quanto accaduto”.

A chiudere il coro dei familiari, la madre della vittima, Cristina: “Non vogliamo vendetta ma chiediamo giustizia. Spero che in questo senso la legge ci aiuti”.

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