17 Settembre 2024
Fonte: Imagoeconomica
Oggi a Milano, un ex sindacalista della Cisl, Raffaele Meola, è stato nuovamente assolto da accuse di violenza sessuale nei confronti di una hostess, in quanto secondo la Corte d’Appello quest'ultima "ha detto no dopo 20 secondi, poteva dileguarsi". La sentenza della Corte del capoluogo lombardo ha confermato dunque quella di assoluzione già pronunciata dal tribunale di Busto Arsizio lo scorso 2022, sottolineando che la reazione della vittima agli abusi dell’uomo, avvenuta dopo venti secondi, non avrebbe dimostrato chiaramente il suo dissenso. secondo la Corte mancano i requisiti della "violenza, minaccia o abuso di autorità" per configurare il reato e che "la qualifica e il ruolo rivestito dall'imputato non comportavano, in concreto, alcuna supremazia" nei confronti della donna. Non può sussistere in questa vicenda, scrivono i giudici, "l'ipotesi di atti sessuali repentini aventi rilevanza penale". Dal dibattimento sarebbe emerso "come l'imputato non abbia adoperato alcuna forma di violenza, ancorché si sia trattato effettivamente di toccamenti repentini, tale da porre la persona offesa in una situazione di assoluta impossibilità di sottrarsi alla condotta". Condotta che "non ha vanificato ogni possibile reazione della parte offesa, essendosi protratta per una finestra temporale di 20-30 secondi" e che "le avrebbe consentito anche di potersi dileguare", scrive l'Ansa riportando la sentenza: questa "è ancora più chiara a proposito della totale insussistenza del reato di violenza sessuale a carico del mio assistito Raffaele Meola", spiega l'avvocato Ivano Chiesa, legale dell'imputato.
Nessuna forma di violenza sessuale: è questa la realtà giudiziaria che sta emergendo dal processo che aveva come imputato un ex sindacalista in servizio all'aeroporto di Milano Malpensa, Raffaele Meola. Accusato di violenza sessuale sul luogo di lavoro ai danni di una hostess che, secondo i giudici avrebbe reagito all'aggressione sessuale dopo 20 secondi, non dando prova esplicita del suo dissenso. Il caso risale al marzo 2018, quando la stessa hostess si era rivolta a Meola per una vertenza sindacale: nonostante la vittima abbia denunciato l'abuso e testimoniato insieme ad altre colleghe che avevano riferito comportamenti simili da parte del sindacalista, i giudici non hanno ritenuto sufficienti le prove. Questo verdetto, come il precedente, ha suscitato l'indignazione dell'associazione Differenza donna e della responsabile dell’ufficio legale dell’associazione, avvocato a cui la donna si era rivolta, Maria Teresa Manente. Quest’ultima ha annunciato ricorso in Cassazione: Manente ha dichiarato che la sentenza "ci riporta indietro di trent'anni" e ignora la giurisprudenza della Cassazione, secondo cui qualsiasi atto sessuale compiuto senza il consenso esplicito della donna costituisce reato di violenza.
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