17 Giugno 2024
Assoluzione dai reati più gravi per tutti gli imputati. Si conclude così il processo bis per la strage di Corinaldo. Gli imputati erano stati accusati in seguito alla morte di cinque minorenni e di una mamma 39enne la notte tra il 7 e l'8 dicembre 2018 alla discoteca Lanterna Azzurra. La sentenza per il filone sulle presunte carenze nella sicurezza del locale arriva dal giudice monocratico del Tribunale di Ancona Francesca Pizii. I nove imputati sono risultati quindi assolti perché il fatto non sussiste, con formula piena, da omicidio colposo plurimo e da disastro colposo.
Quella notte era stato spruzzato dello spray al peperoncino nel locale, pieno di giovani in attesa del cantante Sfera Ebbasta: si scatenò il panico e nella calca sei persone furono travolte dal crollo di alcune balaustre. Sono sei, invece, i membri della commissione di pubblico spettacolo che rilasciarono la licenza alla discoteca, non a norma secondo la Procura, imputati nel processo bis e che sono stati condannati solo per il reato di falso.
Nella lista compare l'ex sindaco di Corinaldo Matteo Principi (presiedeva la commissione) è stato condannato a un anno; Massimo Manna, di Corinaldo, responsabile del Suap (Sportello unico per le attività produttive) dei Comuni Misa-Nevola, sede ad Ancona, a un anno; il vigile del fuoco Rodolfo Milani, di Ancona, a un anno e due mesi; Francesco Gallo dell'Asur (Azienda ospedaliera Marche, ex area vasta 2 di Senigallia), di Falconara a un anno; Stefano Martelli, della polizia locale, di Monsano, a un anno; Francesco Tarsi, ingegnere ingaggiato dalla Magic, a quattro mesi. Tutte pene sospese.
Assolto inoltre il gestore della discoteca Quinto Cecchini, come anche il perito Massimiliano Bruni. La società Magic è stata condannata alla sanzione amministrativa di 90.300 euro. Nessun risarcimento è dovuto alle vittime. I permessi per la discoteca sono stati rilasciati dalla commissione a ottobre 2017: per la pubblica accusa non c'erano le condizioni per far restare aperta la Lanterna Azzurra, adibita a poco più di un magazzino agricolo. Il processo ha riguardato la parte amministrativa e le relative responsabilità, perché secondo la pubblica accusa il locale aveva gravi carenze strutturali.
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