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Genova, chiusa l'indagine sui furbetti del crollo del ponte Morandi, rischiano il processo in 10

Sono i titolari o gli amministratori di aziende che secondo la Procura sono nate nottetempo nella zona rossa soltanto per ottenere i contributi senza averne diritto

12 Gennaio 2024

Genova, chiusa l'indagine sui furbetti del crollo del ponte Morandi, rischiano il processo in 10

La procura di Genova ha chiuso le indagini su 10 persone accusate di avere detratto quasi un milione di euro dalle dichiarazioni dei redditi delle proprie imprese approfittando dei ristori per le società della zona rossa o arancione istituite dopo il crollo del ponte Morandi. Furbetti che hanno approfittato della tragedia costata la vita a 43 persone il 14 agosto del 2018. Gli indagati, che ora avranno 20 giorni di tempo per farsi interrogare e provare a chiarire la propria posizione, sono: Alessandro Coliva, Cristina Gazzotti, Kirlo Horbunov, Massimo Ginepri, Eduardo Esposito, Lalith Wasalantha Rajapaksha Gamarallage, Baudilo Cachique Rengifo, Horacio Rengigo Saldana, Raimondo Alessandro Oliva e Franco Corna.  

Nessuno di loro è residente a Genova o in Liguria. ma in Lombardia o Emilia-Romagna. Secondo la Procura, che ha coordinato le indagini del primo gruppo e del Nucleo Operativo Metropolitano della guardia di finanza di Genova hanno usufruito di ristori o sgravi sul credito di imposta per cifre talvolta modeste ma in alcuni casi anche piuttosto ingenti (il tetto massimo previsto dal decreto era di duecentomila euro).

La Guardia di finanza aveva effettuato controlli sulle 46 aziende si erano trasferite all’ interno del perimetro della ‘zona rossa’ o ‘arancione’ disegnata dal commissario per l’emergenza Giovanni Toti dopo il crollo. Imprese che hanno assunto decine di dipendenti. Alcune erano genovesi ma molte erano arrivate improvvisamente da fuori Genova. Erano in tutto 28 le persone denunciate dalle fiamme gialle il sostituto procuratore Giancarlo Vona ha poi archiviato alcune posizioni per la modesta entità del credito richiesto.

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