01 Marzo 2023
fonte: Facebook Giuseppe Conte
SCRITTI BELLICI
Tre anni dal primo Dpcm Conte: io non dimentico.
Tre anni della vita di Ivan Denisovič
Premessa: Una giornata di Ivan Denisovič è un romanzo di Aleksandr Solženicyn pubblicato il 18 novembre 1962 sulla rivista letteraria sovietica Novyj Mir. Racconta la brutale esistenza quotidiana in un gulag sovietico di un prigioniero, detenuto politico, negli anni Cinquanta. L'idea dell'Autore, che fa da sfondo a tutto il racconto, è quella di mostrare come sia possibile per l'uomo conservare intatta la propria dignità umana pur essendo immerso in un "inferno". Qualcuno di noi – una piccola minoranza – proprio come il protagonista dell’opera di Aleksandr Solženicyn ha saputo conservare intatta la propria dignità.
Tre anni fa, 1 marzo 2020, l’autodefinitosi Avvocato del popolo Giuseppe Conte (ironia della sorte l’assonanza con i Commissari del popolo sovietici) firmava il primo Dpcm e ci rinchiudeva de facto agli arresti domiciliari. Nostri connazionali ottimisti iniziavano ad appendere dappertutto striscioni colorati – alcuni coi colori della pace, a quell’epoca eravamo tutti pacifisti – con la scritta andrà tutto bene. Io – da sempre poco incline al facile ottimismo – scrivevo e pubblicavo a futura memoria O bella ciao, a modo mio naturalmente. Si concludeva con queste precise parole (lo ripeto, è stata pubblicata due volte, potete verificare).
“Non basta scrivere: “Andrà tutto bene” perché le cose vadano bene: questa e’ una nuova forma di superstizione laica che si aggiunge a quella dei credenti. Queste giornate non saranno ricordate come il tempo della nostra vittoria, ma quello della nostra disfatta. La cura e’ stata mille volte più devastante della malattia e presto sara’ chiaro a tutti. Ma è già evidente che nessuno farà autocritica, nemmeno chi ha trasformato un’emergenza sanitaria in un grandioso esperimento sociale o, se vogliamo, una prova tecnica di dittatura della paura. Forse è giusto così: il punto è che l'uomo continua a illudersi di essere simile a un Dio e poi si comporta ... da uomo. Non si assume le responsabilità del proprio impatto devastante sul pianeta (quasi sette miliardi e mezzo di esseri umani sono il problema, non la modernità, accusata dai cattivi scrittori, dai nostalgici della stalla, dai retorici apologeti del letame!). Una mattina mi son svegliato e ho scoperto che ero stato condannato a una pena detentiva da uno stato di polizia guidato dal mio collega avvocato Giuseppi, dove una giustizia sommaria viene amministrata a discrezione dell’ultimo appuntato dei carabinieri.
Una mattina mi son svegliato e mi avevano privato dei miei diritti: la libertà di movimento, la libertà di esercitare la mia professione, la libertà di scontare la pena al mio domicilio eletto, il diritto alla privacy.
Una mattina mi son svegliato e tutti gli organi d’informazione diffondevano false notizie sul numero dei contagiati - che non conoscono e con tutta probabilità e’ prossimo ai 500.000 - per non farci sapere che la percentuale dei morti e’ molto più bassa e che il vero problema che ha aggravato nel nostro paese questa tragedia e’ che vent’anni di tagli alla sanità ci hanno privato di più di meta’ dei letti nelle terapie intensive. Tutti gridavano bianco. Io, assumendomene tutte le inevitabili conseguenze, ho gridato nero. Nel reparto di terapia intensiva del Policlinico di Milano mi sono risvegliato dal coma, e’ grazie all’eccellente lavoro fatto da medici e infermieri se ho ancora voce!
Una mattina mi son svegliato e tutti i sacrifici che avevo fatto per contribuire al benessere della mia famiglia e al risanamento del bilancio di uno Stato gestito da irresponsabili bancarottieri sono andati in fumo.
Quella mattina, l’Italia – un paese libero - gioiva per il permesso concesso dalla Signora von der Leyen di fare nuovo debito, mentre la Signora Lagarde (dopo averci avvertito che lo spread sono fatti nostri, per poi smentire) impegnava la BCE ad acquistare i nostri titoli di Stato, in cambio di un rendimento che varierà in base allo spread, che è in mano alla speculazione e il Signor Klaus Regling tuonava (per poi smentire) che Italia e Spagna devono mettersi in ginocchio, davanti a lui che e’ l’Amministratore del Meccanismo Europeo di Stabilita’ (MES), se vorranno aiuto.
Una mattina, in pantofole e senza documenti in tasca, ho dato un’occhiata al cancello del mio vicino e ho visto un lenzuolo con scritto: “Andrà tutto bene” sotto il tricolore.
Quella mattina, credetemi, è stata l’inizio di una nuova consapevolezza: ero l’ultimo liberale, ora sono anarchico.”
Pochi giorni più tardi – quando già avevo incominciato a leggere ogni mattina i quotidiani svedesi – rincaravo la dose (pubblicato il 28 marzo 2020):
“Il suicidio dell'Occidente
Noi non abbiamo la possibilità di realizzare questo o quello ma la libertà di fare ciò che è necessario o nulla (Oswald Spengler).
IL SUICIDIO DELL'OCCIDENTE
Io sono svedese (sarebbe bello!). Il direttore della Sanità pubblica svedese, Johan Carlson, ha difeso il suo sorprendente approccio al coronavirus affermando che: “Non si possono varare misure draconiane che hanno un impatto limitato sull'epidemia ma abbattono le funzioni sociali". E’ esattamente quello che penso io. L’avevo accennato in un post del 10 marzo poi rimosso a causa della critica di un’amica che lavora in ospedale, per rispetto verso di lei e tutto il personale sanitario. Ora, mi sono già scusato per quel post e se qualcuno ci resterà male per questo e’ libero di criticarmi, ma io resto dell’idea che la Svezia abbia ragione e tutti gli altri torto. Ci saranno più o meno morti, in Svezia? Stiamo a vedere. Di certo tra sei mesi ci sara’ ancora - per i superstiti - uno stato sociale modello, servizi eccellenti, una qualità’ della vita invidiabile. Tutte cose che noi - col nobile proposito di salvare vite umane - perderemo. Il fatto e’ che un conto sono le misure draconiane applicate dai militari a Wuhan in uno stato dove milioni (si dice 200.000.000) di cittadini sono tracciati perché’ considerati socialmente pericolosi e la rete (che presto realizzeranno qui da noi - il famoso 5G) e’ in grado di controllare l’intera popolazione come neppure Orwell avrebbe mai immaginato, un altro conto e’ questa chiusura all’italiana, che per ora non sembra funzionare contro l’epidemia ma di sicuro ha spezzato l’economia e lascerà’ milioni di poveri, un paese allo stremo con intere famiglie senza un soldo e disoccupati in casa, uno scontro con l’Europa dall’esito quasi scontato: o uscita o tutela da parte di una Troika alla greca. Io capisco che la voce del padrone Gruber, Fazio e Gramellini difenda le scelte di Giuseppi e Zingaretti, ma mi appello al diritto (esercitabile fino all’arrivo del 5G cinese) di esprimere il mio dissenso.
Questo sara’ ricordato come il suicidio dell’Occidente. Tutti coloro che tanto disprezzavano la modernità e che sognavano un regresso alla vita bucolica (idealizzata) dei bei tempi che furono, tutti gli apologeti del letame come Corona oggi sperano che da questa crisi sbocci un fiore: io, come i milioni di cittadini del Sud del mondo che ci invidiano la nostra modernità’ e che sono disposti a rischiare la vita per vivere come noi, sono disposto a rischiare la mia per il benessere materiale delle mie figlie. Cardiopatico, un ictus, un’ischemia cerebrale sono un soggetto a rischio e so quello che scrivo.”
Qualcuno incominciò a definirmi spregiativamente “una Cassandra”. Chiuso nella vecchia villa di famiglia al lago, proprio come i miei genitori, nonni e bisnonni durante la Seconda Guerra Mondiale, uscivo soltanto per far la spesa e passavo il tempo cucinando (io che non ne sono capace) per me, mia moglie, mia figlia minore e i miei genitori (già all’epoca ben oltre gli ottant’anni). Passavo tutto il mio tempo a leggere: quotidiani stranieri e tutto Robert Walser, autore che sopperiva alla mia necessità fisica di passeggiare, impedita dalla delazione dei vicini di casa che per ben due volte telefonarono ai carabinieri perché io camminavo con We-go al guinzaglio sulla spiaggia sotto casa (la villa si affaccia sulla spiaggia, vi si accede da un cancelletto privato). Un drone volava tutti i pomeriggi sopra la mia testa, una barca della Guardia di finanza fotografava le ville lungo il lago per andare a verificare che quelle con le finestre aperte fossero abitate da residenti (noi siamo tutti residenti a Milano), proprio la prima visita dei carabinieri m’ispirò O bella ciao.
Poi, quando un pomeriggio i carabinieri tesero un agguato a due ragazzini rei di essere andati in spiaggia a baciarsi di nascosto, io capii che la vita come l’avevo conosciuta fino a quel momento era finita improvvisamente, sostituita da un presente distopico.
Quello che seguì quei primi giorni è storia nazionale, una storia che però non verrà narrata in maniera veritiera ma mistificata. Si continuerà a narrare in saecula saeculorum la favola degli eroi che salvarono i malati, ci si beerà di tramandare la versione ufficiale, che vede Giuseppe Conte come un Premier lungimirante e imitato all’estero e l’Italia come in Paese virtuoso, si ignoreranno gli errori (spesso inescusabili) e i crimini (il protocollo tachipirina e vigile attesa) ministeriali, si insabbieranno persino gli scandali e si dimenticheranno i nomi dei miserabili farabutti che si sono arricchiti vendendo mascherine non a norma eccetera eccetera in regime di emergenza nazionale.
Al primo, pubblicato il 1 marzo 2020, seguirono altri Dpcm, il garante della Costituzione Presidente Sergio Mattarella si rivelò per quello che è, il liberticida maximo, e accettò tutto senza un sussurro di dissenso. L’Italia venne divisa in zone colorate, i malati morirono senza il conforto di un ultimo abbraccio e furono subito cremati con una diagnosi affrettata e viziata dai contributi erogati dallo Stato, vennero proibite le autopsie con la motivazione clinicamente falsa che un cadavere avrebbe contribuito a diffondere la pandemia.
Attonito, come molti altri smisi del tutto, direi dall’oggi al domani, di lavorare: una trentennale carriera di avvocato gettata via per non ascoltare Colleghi che difendevano i provvedimenti liberticidi, per non incrociare gli sguardi di Giudici che non aprivano fascicoli su ciò che stata accadendo.
Non avvezzo a starmene con le mani in mano, giorno dopo giorno, creai un database con i numeri divulgati dai media: erano del tutto inattendibili.
Incominciai a leggere i documenti dell’OMS, imparai che il maggior finanziatore privato era la Bill & Melinda Gates Foundation. Passai ai documenti del Forum di Davos, lessi i primi due libri di Klaus Schwab, scoprii l’esistenza del CEPI, costituito (proprio a Davos) il 21 luglio 2017 da parte della Norvegia (il cui fondo sovrano è gestito dal fondo BlackRock) della Bill & Melinda Gates Foundation, della casa farmaceutica Wellcome e del World Economic Forum presieduto dal Professor Klaus Schwab. Questo è l’incipit, profetico (almeno nel 2017):
"Le malattie epidemiche riguardano tutti noi. Non rispettano i confini. CEPI è una partnership globale innovativa tra organizzazioni pubbliche, private, filantropiche e della società civile. Lavoriamo insieme per accelerare lo sviluppo di vaccini contro le malattie infettive emergenti e consentire un accesso equo a questi vaccini per le persone durante le epidemie".
Tutte le sere lavoravo al mio romanzo di fantascienza distopica L’éléphant, sul transumanesimo, rammaricandomi che la realtà stesse superando la mia immaginazione. Già nel 2014 avevo previsto la guerra (tra Stati Uniti e Cina) e le “città di 15 minuti”…
Intanto, mentre tutto cambiava, forse per sempre, la vita continuava. Il vecchio giardino rifioriva nella più bella primavera che io ricordi, una notte una volpe (e due vipere!) vennero a farci visita, per la prima volta nella mia vita osservavo la danza di corteggiamento degli svassi, contavo le nidiate degli smerghi, fotografavo le coppie di cigni e i loro piccoli grigiastri, che nella quiete che era calata sul mondo degli uomini non temevano di avvicinarsi alla riva.
Capivo perché anche in manicomio Robert Walser trovò l’ispirazione per scrivere e mi rammaricavo di non essere capace di dare vita a un’opera disperata e ultimativa come La leggenda del santo bevitore, nata dalla frustrazione di Joseph Roth davanti all’ineluttabile avanzata del male.
Cercavo dentro di me risposte alle eterne domande, io agnostico e positivista, parafrasavo le parole del Discorso sullo Spirito Positivo di Auguste Comte: "La terza fase è quella positivista, in cui lo spirito umano rinunzia alle ricerche assolute che convenivano solo alla sua infanzia per circoscrivere i suoi sforzi nell’ambito della vera osservazione, sola base possibile delle conoscenze veramente accessibili. La pura immaginazione si subordina all’osservazione. In una parola, la rivoluzione fondamentale che caratterizza la maturità della nostra intelligenza consiste essenzialmente nel sostituire, dappertutto, all’inaccessibile determinazione delle cause propriamente dette, la semplice ricerca delle leggi, cioè delle relazioni costanti che esistono tra i fenomeni osservati. In questa fase l’umanità rinunzia a scoprire la prima origine e la destinazione finale ovvero cessa di interrogarsi sulle questioni inaccessibili a ogni investigazione decisiva.”
Sì, parafrasavo Comte ma nella mia mente riecheggiavano le parole “(Tutte le nostre scoperte scientifiche) non portano oltre la cerchia delle conoscenze inferiori, accessibili ai sensi”. (Robert Musil, L’uomo senza qualità).
Osservavo il miracolo di una natura che si riappropriava dei propri spazi e tra me e me ripetevo: “Il pitecantropo l’abbiamo accettato da un pezzo e da un pezzo abbiamo digerito l’Illuminismo. La via che conduce alla lieta constatazione che i “miracoli” sono “spiegabili” ce la siamo lasciata alle spalle. Stiamo ormai percorrendo la via sulla quale che anche ciò che è “spiegabile” è un miracolo”. (Joseph Roth, La chiesa, l’ateismo, la politica religiosa – Frankfurter Zeitung, 7 dicembre 1926).
Oggi ne sono pienamente consapevole: quelle prime settimane di lock down mi hanno cambiato per sempre. Ma allora, mentre le vivevo, con la costante preoccupazione per il futuro mio e delle persone che dipendevano da me, i miei sentimenti erano soprattutto di rabbia per la mistificazione della realtà, per la pavidità dei miei connazionali che tutto accettavano (ed era soltanto l’inizio!), per la cecità di quelli che continuavano a pensare che tutto sarebbe andato bene.
In quelle prime settimane di lock down, mi sentii molto solo. Mi mancavano i colleghi di lavoro, le quattro chiacchiere scambiate al bar, gli aperitivi con gli amici di una vita. Mia figlia maggiore abitava già a Losanna e la mia seconda moglie e mia figlia minore (che allora aveva soltanto tre anni e mezzo) tra di loro hanno sempre parlato russo. Per fortuna, non mi annoiavo: dopo una vita trascorsa a studiare e lavorare, mi dedicavo alla lettura e alla scrittura, come avevo sempre desiderato fare, fin da bambino.
A poco a poco, mi isolai nel mio mondo. Non vedevo nessuno eccetto i miei familiari. Non telefonavo a nessuno. Quasi subito smisi di leggere i quotidiani: le notizie erano pura mistificazione, propaganda per diffondere la paura. Per puro caso, qualche mese prima avevo incontrato a Milano Aleksandr Dugin e scambiato qualche parola sul transumanesimo. Rilessi il suo Teoria del mondo multipolare. Il mondo occidentale “…è la manifestazione della Grande Parodia: il regno dell’Anticristo”. Io, che non ho fede e ho rifiutato la confessione persino in rianimazione, mi riavvicinai al cattolicesimo proprio nei giorni in cui il Papa Bergoglio chiudeva le chiese, negando a un popolo cattolico persino il conforto della parola di Dio.
Dalla lettura di Dugin passai agli scritti di Andrea Cionci e compresi che Bergoglio non era (come non è) il Papa, ma un anti Papa massone, sincretista ed eretico. Nauseato, tornai alla rilettura di Bertrand Russell (Perché non sono cristiano) ed Emil Cioran, autori che leggo da una vita, imparando sempre qualcosa di nuovo.
Intanto, mentre le chiese restavano chiuse, l’umanità celebrava riti pagani: una mattina, venni svegliato dal rumore di un camion che lavava la strada (una strada senza uscita di paese, mai lavata da quando esiste). Curioso, scesi e mi affacciai al cancello (senza osare uscire, dato che ero già stato avvertito che – dato che il medico di base era a Milano – non avevo il diritto di restare al lago). Vidi il sindaco e due operatori ecologici comunali, in tuta bianca da laboratorio, dare istruzioni all’autista e sentii con le mie orecchie la frase: “Il virus è nell’aria e si posa dappertutto: occorre disinfettare anche negli angoli”.
Appesi al cancello dei vicini, la bandiera italiana e un lenzuolo con la scritta: “Tutto andrà bene”.
Dopo poco più di un mese dal primo lock down, Riccardo, il barista di Milano che tutte le mattine mi serviva un caffè e due biscotti di soia senza glutine (sono intollerante, anche a quello!), mi telefonò disperato: era stato licenziato, nonostante il divieto introdotto dal D.L. N.° 18/2020. Ero pur sempre un avvocato e accettai di difenderlo. Gli detti un appuntamento in Studio, firmai l’autocertificazione – nel caso in cui qualcuno mi avesse fermato durante il viaggio dal lago a Milano – e, quella sera stessa, partii subito dopo cena.
Il viaggio andò bene (anche se mesi più tardi mi venne notificata una multa per eccesso di velocità) fino alla barriera di Lainate. Nel buio, con torce e birilli, l’autostrada era stata ridotta a una sola corsia. Prima di pagare il pedaggio (ho il telepass) una pattuglia della polizia stradale fermava le automobili e verificava i documenti. Fui fortunato: sul parabrezza è attaccato l’adesivo dell’Ordine degli Avvocati di Milano. Dissi, indicandolo: “Sono stato al lago a fare visita ai miei genitori”. “Vada pure avvocato, buonanotte”.
Guidando piano verso il centro di una città deserta, pensai che l’Italia – nonostante tutto - è un Paese meraviglioso, abitato da persone tolleranti e cortesi. Col senno di poi, ammetto di aver pensato un tremendo luogo comune.
Riccardo non venne licenziato, ma la società che gestiva il bar di lì a poco fallì e lui si ritrovò disoccupato. Siamo artefici del nostro Destino (parola che io scrivo sempre con la D maiuscola)? Certamente. Ma la vita è un castello di sabbia la cui bellezza dipende dal nostro lavoro e dall’imponderabile forza delle onde.
Il 28 febbraio 2020, il Governatore del Veneto Luca Zaia se ne uscì con la sua memorabile ipotesi scientifica: “I cinesi mangiano i topi vivi, li abbiamo visti tutti”. Io a queste tesi ridicole non ho mai dato credito. I SARS-COV sono virus creati in laboratorio (c.d. virus chimera”) e anche il SARS-COV-2 non è una mutazione naturale, un salto di specie. Tre anni fa, quando la Cina ha dato notizia dell’epidemia a Wuhan, è incominciata la più grande campagna di mistificazione della storia. L’OMS ha formato una Commissione d’inchiesta, mettendo tra gli scienziati incaricati di determinare se il SARS-COV-2 fosse un virus chimera (ovvero nato in laboratorio) Peter Daszak della Eco Health Alliance, persona coinvolta negli esperimenti di Gain of function. La Cina, dopo il taglio di fondi americani deciso dal Presidente Trump, è il maggiore finanziatore dell’OMS (prima della Bill & Melinda Gates Foundation) e il suo Direttore Generale, Tedros Adhanom Ghebreyesus, è stato indicato proprio dalla Cina e, guarda caso, è un alleato di Anthony Fauci, che lo ha pubblicamente definito un grande uomo, nonostante le gravi accuse mosse contro di lui in Etiopia. La Commissione ha preso per buone le dichiarazioni di Shi Zhengli (Batwoman per i suoi colleghi): “Il SARS-COV-2 è un virus diverso da tutti quelli raccolti in natura e conservati nel laboratorio di Wuhan”. La dichiarazione è un esempio di verità parziale: ovviamente il SARS-COV-2 è un virus diverso: è un virus chimera, non raccolto in natura. Nella storia dell’umanità, non sono mai esistite epidemie di SARS-COV naturali, il salto di specie dal pipistrello al pangolino e dal pangolino all’uomo è una ipotesi ridicola e a Wuhan non si sono pipistrelli eccetto quelli all’interno del laboratorio né tantomeno rari pangolini, ma topi hACE2 geneticamente modificati che erano già stati infettati col SARS-COV-2 prima del 2020, come risulta da due pubblicazioni scientifiche.
Tutte queste cose le ho lette la prima volta sul libro di Peter Breggin COVID-19 and the global predators, nel 2021, ma già nel 2020 dare la colpa ai mangiatori di topi mi sembrava una cretinata.
Fin dai primi mesi, scrissi ciò che poi ho ripetuto in tanti articoli pubblicati su Il Giornale d’Italia: “Il laboratorio di Wuhan è stato costruito dai Francesi e approvato dall’OMS. Il Canada e l’Australia hanno fornito attrezzature e patogeni. Ora, a seconda che il virus sia uscito dal laboratorio accidentalmente o (come credo) volontariamente, il reato commesso sarà omicidio colposo o omicidio volontario. Ma si tratta sempre di omicidio (strage in alcune giurisdizioni), non di un reato minore. I colpevoli sono a piede libero, impuniti. I Giudici non indagano”.
Tutto ebbe inizio tre anni fa, in un funesto anno bisestile. Oggi sono un uomo disilluso, lucidamente consapevole che Peter Breggin aveva ragione: i predatori globali hanno gioito della pandemia. C’è chi l’ha definita una splendida opportunità, chi l’inizio dell’auspicato Great Reset, chi l’occasione per ridurre il numero degli abitanti del pianeta Terra, chi l’occasione per attuare la “Distruzione creativa” e riplasmare l’economia.
Per me – agnostico – l’inizio del transumanesimo.
Rileggo Aleksandr Dugin, il suo Teoria del mondo multipolare. Il mondo occidentale “…è la manifestazione della Grande Parodia: il regno dell’Anticristo”. Nel frattempo, sua figlia Darya Dugina è morta, fatta a pezzi davanti agli occhi di suo padre.
E proprio ripensando a tutta la sofferenza inferta al mondo da questi global predators che amano definirsi filantropi, io prego coloro tra Voi che hanno la fortuna di credere in Dio – qualunque esso sia – di dire una preghiera per l’umanità ferita.
Qualcuno di noi – una piccola minoranza – proprio come il protagonista dell’opera di Aleksandr Solženicyn ha saputo conservare intatta la propria dignità. Spetta proprio a noi – se ancora è possibile – salvare il mondo.
di Alfredo Tocchi, 1 marzo 2023
Il Giornale d'Italia è anche su Whatsapp. Clicca qui per iscriversi al canale e rimanere sempre aggiornati.
Articoli Recenti
Testata giornalistica registrata - Direttore responsabile Luca Greco - Reg. Trib. di Milano n°40 del 14/05/2020 - © 2025 - Il Giornale d'Italia