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Morto Raffaele La Capria, lo scrittore che aveva Napoli nell'anima

Avrebbe compiuto 100 anni a ottobre. Vinse il premio strega nel 1961 con "Ferito a Morte" e firmò con Francesco Rosi un sodalizio importante nel mondo del cinema

27 Giugno 2022

Raffaele La Capria

Raffaele La Capria

Raffaele La Capria scrittore e sceneggiatore napoletano è morto. Si è spenta a 99 anni e ne avrebbe festeggiati 100 il prossimo 3 ottobre. Premio Strega 1961 con "Ferito a Morte", si è imposto come una delle voci più significative della letteratura italiana del secondo Novecento. Nella sua vita ha fatto anche lo sceneggiatore, ed ugualmente ricca è la sua produzione artistica sul campo cinematografico. Intensa, ad esempio, la sua collaborazione con il regista Francesco Rosi: la sceneggiatura del film 'Le mani sulla città' gli valse il Leone d'Oro a Venezia.

Morto Raffaele La Capria, scrittore e sceneggiatore napoletano

Tra i vari riconoscimenti, La Capria ha ricevuto il premio Campiello alla carriera (2001) e, per L'estro quotidiano, il premio Viareggio per la narrativa (2005). La Capria nel corso della sua carriera è stato in grado di imporsi grazie alla capacità di maneggiare i vari cambiamenti che hanno influito nella Letteratura italiana, non passando mai di moda. Sul celebre Ferito a Morte dichiarava: "Fanno parte di questo romanzo l’applicazione di tecniche narrative come il flusso di coscienza o monologo interiore, la concezione del tempo sincronica invece che diacronica, la polifonia, la minore importanza della psicologia o della trama, o del personaggio, perché appunto è il contesto che prevale, e cioè la struttura e il linguaggio".


"Ferito a morte" fu soltanto il secondo romanzo dopo l'esordio con "Un giorno d'impazienza". Mentre "l'estro quotidiano" vinse il Premio Viareggio nel 2005. Un successo velocissimo, riconosciuto e degno di un grande scrittore che ha portato sempre Napoli nel cuore. A tal proposito dichiarava: "Uno scrittore per il semplice fatto di essere nato a Napoli viene definito ‘scrittore napoletano', e l’aggettivo napoletano gli viene imposto come un marchio di fabbrica, tutto quello che scrive è made in Naples. Io però dico – senza voler nulla rinnegare della mia identità – che i miei libri, anche quando parlano di Napoli, parlano prima di se stessi, cioè di come sono scritti, e poi di Napoli". 

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