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In un altro universo, chiunque parlerebbe di Iryna Zarutska, la rifugiata ucraina accoltellata da un pregiudicato

Una rifugiata ucraina uccisa in sei secondi su un treno americano. Un pregiudicato libero con quattordici arresti alle spalle. E un Occidente che tace perché la sua morte non è funzionale.

08 Settembre 2025

In un altro universo, chiunque parlerebbe di Iryna Zarutska, la rifugiata ucraina accoltellata da un pregiudicato

In un altro universo, chiunque parlerebbe di Iryna Zarutska, la rifugiata ucraina accoltellata barbaramente su un treno di linea in America da un pregiudicato afroamericano.

In un altro universo, il volto di Decarlos Brown Jr. sarebbe su tutti i giornali, nessuno gli lascerebbe scampo, non ci sarebbero pixel sul suo volto e neppure buchi sulla sua storia criminale.

Decarlos è finito in carcere almeno quattordici volte. Non un incidente. Un curriculum. Un sistema che lo rimette in strada.

In questo universo, Iryna sale sul Lynx Blue Line a Charlotte il 22 agosto 2025. Si siede. Lui dietro. Nessun contatto. Poi il coltello. La gola. Sei secondi. Fine. Il resto è sangue e un corridoio di vagone.

In un altro universo, il sindaco chiederebbe scusa, si assumerebbe responsabilità, chiederebbe protezione per chi prende i mezzi. Qui invece si ringrazia la stampa per non condividere il video. Politicamente corretto fino al parossismo. Il risultato: oblio istantaneo.

In un altro universo, Iryna non sarebbe sola. Avrebbe un nome ripetuto, una biografia letta: 23 anni, fuggita dalla guerra con la famiglia, un lavoro, un’uniforme addosso mentre torna a casa. E una domanda: perché l’Occidente l’ha lasciata morire su un sedile?

In questo universo c’è sempre una scusa. Malattia mentale, servizi sovraccarichi, povertà, emergenza abitativa. Tutto vero, tutto concreto. Ma intanto un pregiudicato libero ammazza una ragazza seduta davanti a lui. La cronaca è asciutta: fermato subito, imputato per omicidio di primo grado, bandito a vita dal trasporto locale. La morale è un reato senza morale.

In un altro universo, i giornali metterebbero in fila gli altri casi recenti: non per spettacolarizzare, ma per dire che il pattern esiste. Che l’immigrazione senza controllo e l’impunità dei recidivi uccidono. Ecco i fatti:

Francia, settembre 2024Philippine, 19 anni, studentessa a Parigi. Arrestato un marocchino già condannato per stupro e sotto ordine di espulsione: rilasciato da un centro rimpatri per “ragioni amministrative”, poi la ragazza scompare e viene ritrovata morta. 

Germania, febbraio 2025Aschaffenburg: un ex richiedente asilo afghano, già noto per violenze, uccide due persone a coltellate (fra cui un bambino di 2 anni) e ne ferisce altre. 

Germania, maggio 2024Mannheim: un rifugiato afghano accoltella in piazza durante un comizio; un poliziotto muore. Il processo è in corso; il caso riapre il dibattito su espulsioni e sicurezza.

Belgio, ottobre 2023Bruxelles: un tunisino con ordine di espulsione non eseguito uccide due tifosi svedesi. Il ministro della Giustizia si dimette per “errore monumentale” nella pratica di estradizione. (Non è “ieri”, ma è il manuale del come non si fa).

In un altro universo, i responsabili politici ammetterebbero la realtà: espulsioni eseguite davvero, custodia per i recidivi, ban temporanei per chi accumula denunce, presìdi di polizia su bus e treni nelle fasce serali, banco dei dati unico che impedisca al “solito noto” di sparire tra cavilli. Non slide, misure.

In questo universo, invece, la conversazione è addomesticata. Si discute del video, non dell’arma. Si discute dell’editoriale, non del perché un uomo con una sfilza di arresti potesse stare a pochi centimetri dal collo di una ragazza senza che lo Stato fosse tra i due.

In un altro universo, Iryna sarebbe scesa dal treno. Avrebbe mandato un messaggio: “Arrivo”.
In questo, non arriva nessuno. E nessuno risponde.

Allora rispondo io: il nome è Iryna Zarutska. L’uomo è Decarlos Brown Jr. Le responsabilità hanno indirizzo e data. Il resto è coraggio politico o viltà. Scegliete l’universo.

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