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L'intervista di Ferruccio Pinotti a Rainews sul libro "La lobby ebraica" censurata: "Il 7 ottobre e la reazione di Israele hanno allontanato processo di pacificazione, legittimo criticare Netanyahu"

Ecco l'intervista integrale che Ferruccio Pinotti, giornalista e saggista italiano, ha rilasciato a Rainews e che è stata censurata. Un'intervista che si incentrava sul libro da lui pubblicato "La lobby ebraica. Mito e realtà di un potere forte in Italia e nel mondo"

15 Dicembre 2025

L'intervista di Ferruccio Pinotti a Rainews sul libro "La lobby ebraica" censurata: "Il 7 ottobre e la reazione di Israele hanno allontanato processo di pacificazione, legittimo criticare Netanyahu"

Fonte: Rainews

Ecco l'intervista integrale che Ferruccio Pinotti, giornalista e saggista italiano, ha rilasciato a Rainews sul libro "La lobby ebraica" e che è stata censurata. Un'intervista che si incentrava sul libro da lui pubblicato "La lobby ebraica. Mito e realtà di un potere forte in Italia e nel mondo", e intitolata "Distinguere, capire, dialogare: così si combatte l'antisemitismo". Il sottotitolo recitava "Intervista a Ferruccio Pinotti. Lo scrittore invita a distinguere con precisione identità, politica e storia per evitare semplificazioni". Alla base della censura ci sarebbe un attacco da parte del Centro Documentazione Ebraica di Milano.

L'intervista di Ferruccio Pinotti a Rainews sul libro "La lobby ebraica" censurata

Parto dal libro: secondo lei perché temi come influenza, potere e identità ebraica suscitano ancora così tante discussioni e sensibilità?

<<Temi come influenza, potere e identità ebraica suscitano ancora forti discussioni e urtano sensibilità individuali e collettive per molte ragioni: innanzitutto su un piano storico la ferita delle leggi razziali e della Shoah – tema su cui l’Italia non ha ancora fatto completamente i conti con il passato, come testimoniano vicende come quella del cosiddetto “armadio della vergogna” – non è ancora rimarginata. Sono ancora molte le famiglie italiane ad avere preso un congiunto prossimo nella tragedia dell’Olocausto che non può e non deve essere dimenticata. In secondo luogo, la vicenda del 7 ottobre 23 e della successiva reazione israeliana a Gaza e in Cisgiordania ha innescato un terribile gioco di caccia alla responsabilità originarie che allontana sempre di più da un necessario processo di pacificazione e riconoscimento reciproco>>.     

Quando si parla di antisemitismo oggi, cosa intendiamo davvero? È cambiato rispetto alle forme “classiche” del Novecento?

<<L’antisemitismo oggi ha assunto forme nuove ed inedite, se si pensa che formazioni per loro natura ambigue come AFD in Germania presentano sezioni filo-ebraiche pur promuovendo ideali di disordinazione e segregazione “razziale”. Lo stesso avviene in molti paesi europei (e non solo) dove l’avanzata delle Destre sdogana approcci spesso problematici a temi così delicati. Va detto peraltro che anche una certa sinistra estrema, “antifa” e propal”, ha trasformato la solidarietà al popolo palestinese – vittima da un lato di Hamas ed Hezbollah così come delle ritorsioni di Israele – in una “causa” che talora sfocia nell’antisemitismo o comunque in un pregiudizio nel quale tanti temi fluiscono confusamente. Le distinzioni, in queste delicata materie e in questa fase incandescente, non sono mai abbastanza. Per questo mi spiace che il titolo del mio libro, forse un po’ provocatorio pur se accompagnato dal sottotitolo “Mito o realtà?” e dalla frase sul retro “Contro ogni visione antisemita e complottista un serio lavoro di inchiesta affronta finalmente la questione”. Se il titolo non è stato compreso, me ne scuso”>>.  

Il libro ricorda come spesso si confondano ebrei, Israele e sionismo. Perché questa sovrapposizione può generare incomprensioni e pregiudizi?

<<Esatto. Dopo una lunga “relazione al valore” in cui il libro si schiera “senza se e senza ma” in una dura condanna dell’antisemitismo, si ricercano le cause storiche di fenomeni come la nascita del sionismo – giustificato dall’affare Dreyfus e da secoli di persecuzione anche cattolica – fino ad addentrarsi al complesso rapporto tra Israele e Stati Uniti, dove lobby peraltro legali come American Israel Public Affairs Committee, American Jewish Congress, B’Nai Brith e varie altre realtà contano milioni di sostenitori e finanziatori – determinano articolazioni e intrecci estremamente complessi in cui l’inchiesta prova a districarsi nel descriverle asetticamente. Questo non significa che ogni persona di origina ebraica faccia parte di una “lobby”, ci mancherebbe altro>>.

L’Osservatorio antisemitismo mostra un aumento degli episodi ostili. Da dove nasce questa crescita, secondo lei? Dalla politica, dai social, o da un clima più generale?

<<L’Osservatorio Antisemitismo della Fondazione Cdec evidenzia una forte crescita degli episodi di intolleranza e di aggressione al mondo ebraico e israeliano. Già i dati del 2024 rilevano un forte aumento degli atti rispetto al 2023, anno che aveva già registrato un’impennata preoccupante di eventi. A seguito di 1.384 segnalazioni, sono 877 gli episodi di antisemitismo selezionati come tali dall’Osservatorio nel corso del 2024. Di questi, 600 riguardano l’antisemitismo in rete e 277 si compongono di atti accaduti materialmente. Nel 2024 si registra una crescita molto forte in termini assoluti e in percentuale di episodi legati alla guerra. Nei primi nove mesi del 2025 l’Osservatorio Antisemitismo ha registrato circa 500 episodi di antisemitismo in Italia. I social hanno dato una grossa spinta a questi fenomeni inasprendo i toni>>.

In Italia la comunità ebraica è molto piccola, ma ha un ruolo culturale forte. Crede che questo contrasto – pochi numeri, molta visibilità – contribuisca a creare stereotipi?

<<In Italia, si stima che ci siano circa 30.000 ebrei, di cui circa 25.000 sono iscritti alle 21 comunità ebraiche presenti nel paese. In passato la comunità ebraica è arrivata a contare 70.000 persone nel XV secolo (su un totale di 8-10 milioni di persone). Si tratta di una presenza qualificata, fatta di professionisti ben inseriti e di grandi famiglie che hanno contribuito in modo significativo in ambiti come la cultura, l’economia e la finanza>>.   

È possibile criticare legittimamente le scelte di un governo, come quello israeliano, senza scivolare nell’antisemitismo? Se sì, come si fa?

<<E’ noto che molti ebrei della diaspora ma anche israeliani, sono profondamente critici in merito alle scelte del governo Netanyahu, che peraltro gode di forte sostegno interno. Credo sia quindi legittimo essere critici verso scelte che possono creare tensioni molto pericolose senza contare l’impatto umanitario sulla popolazione palestinese, sulla Cisgiordania e sulla stabilità dell’area mediorientale intera>>.

Quali sono oggi, secondo lei, i modi più efficaci per contrastare i pregiudizi antiebraici, soprattutto tra i più giovani?

<<Il modo più efficace resta quello del confronto e dell’informazione approfondita. Il Cdec, l’Ucei e l’Osservaziorio Antisemitismo devono promuovere il confronto aperto. Solo così nasce il dialogo e la comprensione reciproca. Va imitato – anche in Israele - il modello della Truth and Reconciliarion Commission adottato in Sudafrica con successo: sono stati ammessi sbagli e crimini, ma senza perseguirli penalmente>>.

Rispetto al Novecento, non è cambiato molto: diffidenza e pregiudizio prevalgono. Per quali ragioni storiche?    

<<L'antisemitismo trova origine e fertile terreno espansivo nella Russia zarista. Si pensi che l'impero russo ospitava, nel 1800, la più grande colonia ebraica del mondo (composta da circa 5 milioni di ebrei). Poiché il tradizionale antisemitismo, di matrice cristiano-ortodossa, era molto diffuso nelle religiosissime masse russe, gli ebrei venivano indicati i veri manovratori della opposizione alle esigenze di un nuovo rinnovamento sociale e politico. Era dunque necessario ideare un "progetto" che attecchisse nella radice più latente dell'insoddisfazione sociale, alimentando e convogliando la rabbia verso gli ebrei. Mancava tuttavia il fattore d'innesco che infiammasse davvero le masse popolari. Venne pertanto scritto e pubblicato il diabolico Protocollo dei Savi anziani di Sion, del tutto artefatto e scritto, nella prima stesura, da Sergej Aleksandrovic Nilus tra il 1901 ed il 1903, che ne diffuse delle copie nella sola Russia. E successivamente in Europa. Nonostante la comprovata falsità dei documenti, comunque riscossero ampio credito in ambienti antisemiti ed antisionisti. Il sionismo nasce dalla visione apologetica (non religiosa) e politica di una Terra che potesse raccogliere e proteggere, in un unico luogo fisico, tutti gli ebrei sparsi nel mondo, oggetto di pogrom, ghettizzazione, violenze, massacri. Era la visione intellettuale del sionismo politico ideata dal rabbino sefardita di Zemun (località tra la Serbia e l'Ungheria) Judah Ben Shlomo Hai Alkalai, maestro del nonno e del padre di Theodor Herzl che pubblicò nel 1896 "der judenstaad" (lo Stato ebraico) fondando, nel 1897, il Movimento sionista al primo Congresso di Basilea che pose le basi per piantare i semi dello Stato ebraico. Theodor Herzl si convinse fermamente dell'idea di una soluzione territoriale per la questione ebraica dopo aver assistito "all'affare Dreyfus" a Parigi>>.

Perché quando si parla di ebraismo è così difficile orientarsi?

<<L'incomprensione ermeneutica dei termini “ebrei”, “Israele”, “Sionismo”, nasce da una reiterata quanto ostinata volontà di non voler conoscere, studiare e comprendere la complessa Storia del popolo Ebraico. Dalla compulsata ed attenta lettura del Vecchio Testamento si notano già le note costitutive di una Terra, Israele, e la struttura territoriale del popolo ebraico, le sue Tribù, le Regioni costitutive (Samaria, Galilea, Giudea). Così come la differenza tra farisei, ebrei, filistei. La Storia dei 5786 anni del popolo ebraico andrebbe studiata in tutto il suo percorso di indicibile sofferenza e resilienza. Oggi più che mai la “preziosità del sionismo” (così come sottolineata da Papa Giovanni Paolo II) è sotto attacco, volutamente oltraggiata per un mero disegno ideologico, costruito artatamente da chi vuole rompere un equilibrio che fino a pochi anni fa ha retto il sottile filo della convivenza umana. Vi sono gli ebrei professanti della Legge Scritta (la Torah) e della Legge Orale (Talmud, la Mishnah, la Ghemaria, ed altri testi come la Tanakh ed il Midrash). Ma ridurre l'ebraismo solo a queste indicazioni è molto riduttivo, a conferma di una complessità e difficoltà esegetica tanto ardua. Israele è una entità territoriale che trova una embrionale genesi nella Dichiarazione Balfour del 1917 che era intesa come un riconoscimento degli Inglesi alla partecipazione degli Ebrei nella Prima Guerra Mondiale. Nella dichiarazione si parla per la prima volta di "focolare ebraico". Gli sviluppi storici dell'appoggio del Gran Mufti di Gerusalemme (Amin al-Husseini) al nazismo hanno contribuito a seminare e costruire la "soluzione finale ebraica". Il sionismo è la naturale e concreta conseguenza dello scellerato e bivalente disegno di sterminio ideato dai nazionalismo musulmano-nazista. La Storia ha dimostrato come un Popolo martoriato, decimato, quasi annientato ha rinsaldato la fiducia in sé stesso, nonostante le tante differenze storiche, culturali e religiose, rendendosi resiliente nella ritrovata unità territoriale>>. 

Il mondo politico israeliano con quali gruppi religiosi interni si confronta?

<<La Destra israeliana deve confrontarsi con l'iceberg delle confessioni ebraiche territoriali in conflitto tra loro e, tutte insieme, in conflitto con lo Stato Ebraico. Una realtà complessa, farcita purtroppo da compromessi pressori e condizionanti della politica economica e soprattutto sociale. Il Governo israeliano deve continuamente mediare tra i HAREDIM (gli ultraortodossi che vivono in comunità separate; e molto severi se non si è conformi ai loro parametri di abbigliamento e decoro), i CHASSIDIM  che seguono una loro guida spirituale; i NETUREI KARTA che rifiutano il riconoscimento dello Stato di Israele; i DATI LEUMI che sono ebrei osservanti ma anche convinti sionisti, tanto che servono nell'Esercito IDF; i MASORTIM (tradizionalisti), che seguono alcune tradizioni ma non in modo sistematico e con minore rigidità rispetto agli ultra religiosi; i CHILONIM (laici) che costituiscono la maggioranza della popolazione e non osservano le leggi religiose>>. 

Il suo libro delinea anche il potere assunto dal mondo ebraico nella dimensione della diaspora

<<Il potere da sempre esercita fenomeni tensivi contrapposti: chi lo esercita ha la responsabilità di produrre risultati e profitti che non sono fini a se stessi, ma comportano ricadute socio-economiche in ogni contesto della vita e delle relazioni umane. Dall'altra parte, chi in qualche modo non è riuscito ad esserne parte attiva si sente sminuito nella costruzione del proprio percorso identitario. In natura esiste sempre un leader che guida ed orienta gli sviluppi del gruppo a cui ogni singola specie appartiene. L'identità di un soggetto si sviluppa e matura in base a situazioni storiche, economiche. sociali, geopolitiche, che alimentano e fortificano scelte indotte soprattutto da fattori di riduzione del proprio spazio di libertà, coesione, inclusione, rispetto. Spesso i pregiudizi che la Storia dei Popoli costruisce diventano muri insormontabili che generano incomprensione, astio, e poi odio. Rifiuto dell'altro, per ignoranza (dal latino: non conoscenza), paura ingenerata>>.

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