15 Dicembre 2025
Mohamed Shahin Fonte: X @OssRepressione
Mohamed Shahin torna in libertà e rientra a Torino dopo che la Corte d’Appello ha disposto l’immediata cessazione del suo trattenimento nel Cpr di Caltanissetta, ritenendo venuti meno i presupposti di pericolosità che avevano giustificato la misura. I giudici hanno richiamato la direttiva europea secondo cui il trattenimento dei richiedenti protezione internazionale deve rappresentare un’eccezione e non una regola e hanno stabilito che le frasi pronunciate dall’imam sul 7 ottobre e sul genocidio a Gaza rientrano nel diritto di opinione, tutelato dalla Costituzione e dalla Convenzione europea dei diritti dell’uomo, non potendo incidere sul giudizio di pericolosità in uno Stato di diritto.
La Corte d’Appello di Torino ha accolto il ricorso presentato dagli avvocati della difesa e ha disposto che si interrompa con effetto immediato il trattenimento amministrativo al Centro di rimpatrio di Caltanissetta, in Sicilia, dove l’imam di San Salvario si trovava da diverse settimane dopo essere stato portato via da casa il 24 novembre scorso.
Alla base della decisione c’è il richiamo diretto alla direttiva europea che disciplina il trattenimento dei richiedenti protezione internazionale, misura che deve rappresentare un’eccezione e non una regola, “in base ai principi di necessità e proporzionalità per quanto riguarda sia le modalità, che le finalità di tale trattenimento”. Un principio che, secondo i giudici, non risultava più rispettato nel caso in esame.
La Corte ha ritenuto che siano emerse nuove circostanze idonee a mettere in discussione la legittimità della misura restrittiva, in particolare con riferimento alla presunta pericolosità sociale dell’imam. Uno dei procedimenti penali richiamati dalla Questura è stato archiviato dalla Procura di Torino, mentre l’altro non evidenzia condotte violente né elementi concreti di pericolosità attuale.
Centrale, nell’ordinanza, la valutazione delle frasi pronunciate da Shahin durante una manifestazione pubblica in riferimento al 7 ottobre e al genocidio a Gaza. Secondo la Corte d’Appello, tali affermazioni rientrano nel diritto di opinione, tutelato dalla Costituzione italiana e dalla Convenzione europea dei diritti dell’uomo. “Altro aspetto è la condivisibilità o meno di tali affermazioni e/o la loro censurabilità etica e morale, ma tale giudizio non compete in alcun modo a questa Corte e non può incidere di per sé solo sul giudizio di pericolosità in uno Stato di diritto, risultando quindi del tutto inconferente ai fini che interessano in questa sede, contrariamente rispetto a quanto sostenuto dalla Questura”, si legge nel provvedimento.
Nel motivare la decisione, i giudici hanno inoltre ribadito il principio europeo secondo cui il trattenimento deve essere sottoposto a un riesame periodico da parte di un’autorità giudiziaria indipendente, attraverso un controllo effettivo e non meramente formale, fondato sui criteri di necessità e proporzionalità. Con il provvedimento firmato il 15 dicembre si chiude così una vicenda che riporta al centro il tema dei diritti fondamentali all’interno dei Cpr.
Shahin risulta incensurato, integrato nel tessuto sociale torinese e impegnato in attività di divulgazione della Costituzione italiana all’interno della comunità islamica. Nonostante ciò, nei suoi confronti era stato disposto un provvedimento di espulsione firmato dal ministro dell’Interno Matteo Piantedosi, il cui fascicolo era stato secretato. Il caso era approdato anche in Parlamento, alimentando un acceso confronto politico.
Immediate le reazioni. Il parlamentare Marco Grimaldi (Avs) ha attaccato il centrodestra: “Il Decreto su Shahin era costruito sul nulla. Piantedosi ha mentito al Paese, usa la sicurezza per fini politici”. “Shahin è stato privato della libertà senza motivo – aggiungono la capogruppo di Avs in Regione Piemonte, Alice Ravinale, e i consiglieri comunali di Torino di Sinistra Ecologista, Sara Diena ed Emanuele Busconi – La giustizia ha fatto il suo corso, ma il danno umano e civile resta. Ora il governo chieda scusa, cambi rotta e ritiri il decreto di espulsione: non si gioca con i diritti fondamentali delle persone”.
Nel quartiere San Salvario, dove l’imam è una figura conosciuta, il ritorno in libertà è stato accolto con soddisfazione. “Siamo molto contenti – dice il consigliere comunale Abdullahi Ahmed – Torino e il quartiere San Salvario sono pronte ad accogliere Shahin a braccia aperte”.
Questo pomeriggio alle 17, in largo Saluzzo, è previsto un incontro pubblico con la partecipazione di imam provenienti da diverse parti d’Italia, rappresentanti della chiesa dei santi Pietro e Paolo e del tempio valdese, della Rete del Dialogo Cristiano-Islamico, della Casa del Quartiere, della sezione Anpi “Nicola Grosa” e di altre realtà del territorio. Un appuntamento che non sarà solo un momento di festa per la liberazione dell’imam, ma anche un’occasione per esprimere solidarietà alle vittime dell’attentato di Sydney e condannare con fermezza ogni gesto di odio e violenza.
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