26 Novembre 2025
Era il 9 ottobre quando, durante una manifestazione pro Palestina, Mohamed Shahin — imam della moschea di via Saluzzo a Torino, nel quartiere San Salvario — aveva definito l’attacco di Hamas a Israele del 7 ottobre 2023 "un atto di resistenza dopo 80 anni di occupazione". Le dichiarazioni avevano suscitato un’ondata di polemiche. Il giorno seguente aveva cercato di chiarire la propria posizione con un post su Facebook, precisando: “Il supporto alla violenza e al terrorismo non ha mai trovato spazio né nella mia vita né in quella della comunità islamica di San Salvario”.
A un mese e mezzo dall’episodio, però, il religioso si è visto recapitare un decreto di espulsione per "motivi di sicurezza e prevenzione del terrorismo" ed è stato trasferito in un Centro di permanenza per il rimpatrio a Milano. A darne notizia è il movimento Torino per Gaza, secondo cui all’imam è stato revocato anche il permesso di soggiorno di lunga durata ed è stato disposto il suo espatrio verso l’Egitto. La sua legale, tuttavia, ha presentato una richiesta di protezione internazionale, sottolineando: “Altro che terrorista. Non ha precedenti e segue progetti di integrazione”.
Shahin vive in Italia da oltre vent’anni. Il movimento Torino per Gaza ribadisce che la revoca del permesso e il rimpatrio verso l’Egitto rappresentano un grave rischio per il religioso, un Paese nel quale — sostengono — non potrebbe rientrare in condizioni di sicurezza in quanto "dissidente del regime di Al-Sisi, e già oggetto di persecuzioni nel suo Paese d’origine". Nel comunicato si legge: “Mohamed è stato arrestato dopo due anni di mobilitazioni in cui non ha mai smesso di esporsi pubblicamente contro il genocidio in corso in Palestina”. A loro avviso, “nonostante la sua richiesta di asilo politico, il giudice ha confermato l’espatrio, ignorando ogni evidenza del pericolo reale e documentato che Mohammad correrebbe”. Il movimento aggiunge inoltre che “Il suo unico reato è aver gridato insieme a tutti noi la libertà per la Palestina”, denunciando un provvedimento definito “islamofobo e razzista”.
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