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Musei dei Castelli Romani, dal “pittore maledetto” alle lacrime delle Perseidi tanta arte spunta tra enigmi, sorprese e curiosità

Per la serie piccoli ma belli, intrigano con podcast, santi, Mickey Mouse e un’ancora inventata in Inghilterra…anzi no!

07 Agosto 2024

Musei Grand Tour (da Pixabay)

I comuni coinvolti? 19. Aree archeologiche e musei? Tanti, la bellezza di 25. Il risultato? 440 kmq di arte, storia e preziosi reperti. Il “Museumgrandtour” - Sistema Museale dei Castelli Romani e Prenestini - è la rete culturale più estesa del Lazio, nei dintorni di Roma. Sembrerebbe una mission impossible confrontarsi  con la monumentale Caput Mundi, e invece, stupore!, il circuito vanta opere straordinarie, annette in continuazione nuove location espositive e organizza piacevoli iniziative come “Sotto un cielo di stelle cadenti” (9, 10 e 11 agosto): apericena che il Planetario di Rocca di Cave, uno dei borghi aderenti, allestisce nel magico weekend di San Lorenzo per studiare il cielo notturno e il fenomeno delle scintillanti Perseidi - le lacrime miracolose del Santo, dicono le pie donne, lo sciame meteorico della cometa Swift-Tuttle, dicono gli astronomi - con sottofondo di sfiziosi finger food e freschi calici spumeggianti.

Il Sistema attraversa paesini e paesaggi pittoreschi che sono sempre stati cari ai viaggiatori del Grand Tour: quei romantici poeti, pittori, intellettuali tutti pazzi per il mitico viaggio di formazione in Italia - in testa Goethe che il 23 ottobre 1787 così scrive: “Questo mese l'ho trascorso in campagna, in numerosa compagnia, sulle colline alle spalle di Roma, uno dei più bei posti della terra dove tutto concorre a creare un autentico luogo di svago”.

Ora come allora è un tragitto un po’ defilato ma ricco di atmosfera, perfetto per turisti pazienti e intenditori. Bisogna infatti scovarlo tra siti inaspettati e poco noti: per esempio Alatri che ha appena varato un nuovo percorso narrativo nel suo Museo Civico, con podcast e musica, per illustrare il patrimonio cittadino dalle mura ciclopiche al misterioso affresco del Cristo nel Labirinto; oppure Colleferro che nel Museo Archeologico sta lavorando attualmente al progetto “Bos Primigenius” con inediti apparati e spazi su questo rarissimo bovide preistorico; oppure Zagarolo dove fino al 31 ottobre si può visitare la mostra “I sogni sono per sempre” dedicata a personaggi, estro e poesia del grande Walt Disney, tra gli sberleffi di Donald Duck e gli svolazzanti abiti di Cinderella.

Il percorso museale prosegue tra nobili dimore, ville imperiali di Caligola, Augusto e Tiberio, case di Cicerone, Lucullo e Catone. E dalle Scuderie Aldobrandini di Frascati al Museo Civico di Lanuvio, dal Complesso Archeologico del Barco Borghese di Monte Porzio Catone alla Ferrovia-Museo della Stazione di Colonna a San Cesareo, svela vicende rocambolesche e perplessità che stuzzicano i critici d’arte.

Il borgo lacustre di Nemi, per dirne una, cela il maestoso Museo Nazionale delle Navi Romane dalle vicissitudini a dir poco tormentate. Nel 1935 fu la prima istituzione in Europa costruita “intorno” ai suoi reperti: le due sontuose navi-palazzo che Caio Cesare Germanico, in arte Caligola, usava per cerimonie e parate sul lago dove amava villeggiare. Nel Rinascimento la leggenda aveva avvolto queste imbarcazioni lunghe qualcosina come 75 metri, inabissatesi nei flutti, si diceva, con ricchezze da mille e una notte. Infiniti gli sforzi per recuperarle: il celebre architetto Leon Battista Alberti nel 1446 tentò con piattaforme, uncini e corde, nel ‘500 altri provarono con rudimentali attrezzature da palombaro, altri ancora nel XIX secolo con campane dotate di pompa d’aria…tutto inutile, le navi erano troppo pesanti. Poi l’ingegnere Vittorio Malfatti elaborò un progetto titanico: non sollevarle, ma farle riaffiorare dal lago che venne appunto prosciugato nel 1929-1932. Tra le suppellettili riemerse, stupì una smisurata ancora del tipo cosiddetto “ammiragliato”: fino a quel momento si credeva ideata dagli inglesi nel 1851…ma evidentemente gli ingegneri navali di Caligola c’erano arrivati un po’ prima…

Il successo dell’impresa fu però effimero: dopo tanta fatica le navi finirono bruciate in un incendio del 1944. Oggi, accanto ai loro modelli ricostruiti su scala gigantesca, svetta la statua marmorea, alta più di 2 metri, che ritrae Caligola in trono (al piede l'inconfondibile sandalo militare, caliga, cui deve l'azzeccato nomignolo): nel corso degli anni trafugata, rintracciata, restaurata…insomma, il Museo di Nemi? neanche un film di Indiana Jones.

Altri appassionanti interrogativi ci aspettano nel Museo Diocesano di Arte Sacra a Palestrina. Infatti, tra scintillanti candelabri d’oro, arredi e lussuosi paramenti sacri, ecco che un quadro dal drammatico e inconfondibile chiaroscuro cattura prepotentemente lo sguardo: sbalordimento! batticuore! un Caravaggio!? Chissà…Sulla “Decapitazione di Sant'Agapito o di San Gennaro” dilemmi e controversie si sono addensati per decenni.

Ritrovato nel 1967 nella locale Chiesa di S. Antonio Abate, il dipinto fu attribuito al Merisi con qualche incertezza per la sua minore raffinatezza tecnica rispetto ad altri capolavori del “pittore maledetto”. Dubbi anche sul Santo in questione, con il collo reciso, identificato con San Gennaro, Vescovo di Napoli dove il Merisi soggiornò nel 1609, oppure con S. Agapito perché, macchiatosi di omicidio, l’artista si rifugiò presso i Colonna, signori di Palestrina, e forse per gratitudine ritrasse il patrono cittadino o forse volle omaggiare il principino Agapito Colonna. Adesso si avanza il nome del pittore Battistello Caracciolo, importante seguace e amico di Caravaggio a Napoli. Studi, dibattiti e convegni si sono quindi sbizzarriti intorno a questa tela, comunque bellissima e di chiara scuola caravaggesca per le innegabili somiglianze di stile: il caratteristico fondale oscuro con la figura a toni chiari, l’immediatezza della decapitazione tra orrendi schizzi di sangue, il carnefice che resta nascosto alla vista: espediente figurativo tipico di Caravaggio.                

E si potrebbe continuare a lungo su tesori e singolarità del “Museumgrandtour”, vivamente consigliato, magari durante la classica gita “fuoriporta” tanto cara ai romani, con un boccale di onesto vinello di Marino e un sapido "abbacchio a scottadito", come d'ordinanza. Tra l’altro, molti dei suoi musei sono a ingresso libero. E questo, si sa, non guasta mai.

Di Carla Di Domenico.

 

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