08 Settembre 2025
Roberto Tasca, Presidente di A2A, in occasione dell'evento "Competitività e Nuove Sfide Globali: Clean Industrial Deal, Autonomia Strategica e Dazi" promosso da Assolombarda in collaborazione con A2A, ha dichiarato:
Il Clean Industrial Deal lo vede come rischioso per le aziende? Perché per decarbonizzare, per soggiacere a tutto quello che l'Unione Europea vuole, aumentano i costi.
"Io lo vedo come un allentamento rispetto alla condizione precedente. Poi, soprattutto, credo che le aziende abbiano ormai una piena consapevolezza del problema sottostante, cioè se dovessimo affrontare i cambiamenti climatici valutare gli investimenti: non è casuale che abbiano obbligato le assicurazioni ad assicurare i rischi aziendali conseguenti al cambiamento climatico. Credo che sia un processo ineluttabile. Io non sono preoccupato dei costi, sono preoccupato che si distolga eccessivamente l'attenzione su un tema di rilevanza mondiale che toccherà tutti noi. Quindi, sono preoccupato del fatto che non ci siano delle vie di fuga per ovviare a un problema con il quale ci dobbiamo confrontare, l'entità dei rischi e dei conseguenti oneri che deriverebbero dall'innalzamento del clima di due gradi oltre il 2050. Io credo che le aziende debbano avere consapevolezza di questo e andare avanti di conseguenza."
Sul nucleare A2A che posizione ha?
"Il nucleare è un tema di cui ci occuperemo fra dieci anni. Non ho in questo momento nessuna preclusione, noi non siamo avversi o favorevoli a una tecnologia, noi siamo sostanzialmente produttori di energia. Quindi quando l'energia diventa producibile a prezzi convenienti, a noi interessa farlo perché è il nostro business. Dal punto di vista ideologico nessuna preclusione tra i settori meno implementati."
Lei è ancora fiducioso che l'Europa riesca a trovare qualche forma di politica comune oppure i 27 vanno per la propria strada nel mercato dell'energia?
"Io sono sempre ottimista perché quando la condizione di bisogno diventa impellente, questo spinge tutti noi a muoverci di conseguenza. Secondo me questo vale anche a livello politico europeo, credo che il tema dell'energia, guardando anche cosa sta accadendo a livello mondiale e vedendo i prezzi dell'energia degli altri a raggruppamenti economici rilevanti, sia tale da dover indurre necessariamente l'Europa a una spinta in avanti sull'integrazione. Ci sono ancora dei vantaggi comparati che non sono facilmente eliminabili, però credo che abbiamo bisogno di abbassare i prezzi medi dell'energia in Europa e questo credo che favorirà quel tipo di passaggio."
Sul divario del costo energetico lei citava dei dati di agosto.
"Sì noi rileviamo dati su base mensile, credo che questi divari siano meno intensi e diversamente distribuiti fra le imprese di micro dimensioni e le imprese di grandi dimensioni. Credo che ci dobbiamo comunque occupare di un abbassamento del costo dell'energia perché questo è il nostro dovere, però per farlo abbiamo bisogno di spingere sull'innalzamento e lo sviluppo delle fonti energetiche rinnovabili per renderle funzionali e operative anche attraverso l'integrazione con le batterie che ormai cominciano ad avere dei costi di produzione e delle capacità di stoccaggio molto più consistenti."
Come crede che la politica dei dazi influenzerà le imprese nei prossimi anni?
"Io credo che i dazi rispondano sempre a delle logiche protezionistiche. Io non sono favorevole alle logiche protezionistiche, sono favorevole a delle logiche concorrenziali. Credo soprattutto che non si arriverà attraverso i dazi a un riequilibrio del commercio internazionale e che numerosi studi che sono stati fatti dall'Accademia nel tempo testimonino questo passaggio. Quindi io mi auguro che sia un fatto transitorio e che sostanzialmente si ritorni a una dinamica concorrenziale meno condizionata dai dazi."
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