12 Maggio 2025
Sara Quotti Tubi, Head of Energy & Transportation Exhibitions di Fiera Milano, in occasione dell’inaugurazione del summit NetZero Milan 2025, è stata intervistata da Il Giornale D’Italia.
Come è nata l'idea dell'evento NetZero e quale obiettivo vi siete dati per questa prima edizione?
“L’idea dell’evento NetZero è nata dalla volontà di creare un momento di confronto che riunisse attorno allo stesso tavolo tutti gli attori chiave della transizione energetica: dai produttori di tecnologie, alle società di consulenza, fino al mondo della finanza e agli utilizzatori finali delle soluzioni, i cosiddetti ‘off taker’. La transizione energetica richiede investimenti significativi e un cambio di paradigma che coinvolge settori molto diversi tra loro. Spesso, però, gli eventi sono troppo settoriali: esistono conferenze dedicate solo alla tecnologia, o solo alla finanza, o al mondo industriale. Con NetZero ci siamo dati l’obiettivo di ‘rompere gli schemi’ e creare un evento trasversale, capace di mettere in comunicazione questi mondi, per favorire il dialogo e accelerare il processo di decarbonizzazione. Essendo una prima edizione, che potremmo definire un’edizione ‘zero’, siamo molto soddisfatti dei risultati ottenuti. Anche grazie alla collaborazione con i nostri knowledge partner, che hanno portato competenze differenti, siamo riusciti a costruire un programma ricco e variegato, capace di rispondere alle tante domande che oggi emergono in un momento così complesso come quello della transizione energetica.”
Nei settori dell'energia e dei trasporti, secondo lei, quali sono le maggiori sfide verso una transizione a emissioni zero?
“Sono due ambiti centrali che affronteremo anche durante l’evento. In particolare, avremo una sessione tematica organizzata da Roland Berger dedicata ai settori cosiddetti hard-to-abate, ovvero quelli ad alta intensità energetica, come il cemento e l’acciaio. Un’altra sessione, sempre curata da Roland Berger, si concentrerà invece sul trasporto pesante, in particolare nei settori dell’aviazione e del trasporto marittimo. Le sfide sono molteplici. Basti pensare che cemento e acciaio, da soli, rappresentano circa il 10% del PIL mondiale. È evidente che investire nella loro decarbonizzazione può avere un impatto significativo. Allo stesso tempo, però, è una questione di competitività: se questi settori non intraprendono il percorso verso le zero emissioni, rischiano di essere tagliati fuori dal mercato globale. Prendiamo ad esempio l’acciaio: se un’azienda come Tata Steel annuncia che raggiungerà la neutralità climatica entro il 2045, è probabile che chi cercherà acciaio “green” in futuro si rivolgerà a loro piuttosto che a produttori meno avanzati dal punto di vista della sostenibilità.”
Il contesto economico e geopolitico attuale è instabile, secondo lei questi fattori possono rallentare o reindirizzare il percorso di decarbonizzazione, soprattutto in questi settori di energia e trasporti?
“Sicuramente il contesto attuale, complesso e teso sia dal punto di vista economico che geopolitico, può causare dei rallentamenti nel percorso di decarbonizzazione. Io li definisco delle “increspature della storia”: ostacoli temporanei che però non cambiano la direzione di fondo. La strada verso la decarbonizzazione è ormai tracciata, potranno esserci dei ritardi, delle variazioni nei tempi o nei metodi, ma il cambiamento è in atto e irreversibile. Recentemente leggevo, proprio in riferimento a queste dinamiche politiche, ad esempio le posizioni di Trump sul Green Deal e sui dazi, un’intervista a Jeremy Rifkin, nella quale osservava che si tratta di una battaglia che appartiene ormai a un’altra epoca. Quello che stiamo vivendo oggi è, invece, l’inizio di quella che viene definita la terza rivoluzione industriale: un cambiamento profondo, che guarda al futuro, non al passato.”
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