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Maraniello (Museo del Novecento): “L’arte vive nel suo sistema e il museo è interlocutore attivo; a Milano +35% di visitatori post-Covid”

Il Giornale d’Italia ha intervistato Gianfranco Maraniello, Direttore del Museo del Novecento: “Donazioni e fondi privati sono fondamentali e nell'ultimo anno sono state tantissime: il nuovo Arengario partirà grazie a contributo privato di €5 mln”

05 Aprile 2025

Gianfranco Maraniello, direttore del Museo del Novecento, in occasione dell’evento “Tavola rotonda. Politiche culturali come strumento di sviluppo economico”, è stato intervistato da Il Giornale d’Italia

Come si inserisce questa tavola rotonda nel percorso culturale del Museo del Novecento e che valore ha per la città di Milano?

È emerso nel corso della tavola rotonda una questione fondamentale, che l'arte non è concepibile al di fuori del suo sistema, che si alimenta attraverso il contributo di artisti, gallerie che non sono soltanto i luoghi del commercio ma anche il luogo della produzione culturale. Il museo diventa un interlocutore essenziale, beneficiato e anche attivamente partecipante a tutto ciò.

Quindi questo dibattito riguarda tutto il sistema dell'arte e il museo non può non essere soprattutto un luogo di rappresentazione non soltanto degli artisti, ma dell'intero percorso e quindi del sistema stesso dell'arte”.

Negli ultimi anni quali sono stati gli impatti economici dell'attività del museo sulla città? Ci può dare qualche dato sui visitatori o sulle ricadute economiche?

Dal pre-Covid i visitatori dei musei della città di Milano sono saliti del 35%, quindi vuol dire una crescita enorme e assistiamo anche a una crescita enorme di visitatori stranieri;

quindi l'attrattività della città di Milano ha certamente prodotto una filiera rilevante perché questo significa anche hotel, consumi, ristoranti, quindi l'impatto economico è altissimo; poi c'è anche l'impatto economico, nello specifico, di chi in queste strutture pubbliche e private ci lavora; quindi questo è certamente da inquadrarsi non soltanto rispetto ai numeri dei musei ma appunto ai numeri che possono essere rappresentati da filiere molto più ampie”.

Sono previste nuove collaborazioni tra museo del Novecento e mondo d'impresa nei prossimi mesi?

Assolutamente sì. È notizia di settimana scorsa di un contributo molto importante di Fondazione Bulgari di 900.000€ e questo è un segnale che si allinea anche a importanti contributi.

Nel mese di giugno il nuovo Arengario, quindi la sede più avanzata del contemporaneo del Museo del Novecento, avvierà il proprio cantiere. Un importante contributo privato di 5 milioni di euro consentirà quest'opera.

Le donazioni ricevute in quest'ultimo anno sono tantissime per il Museo del Novecento. Donazioni di opere, quindi che costituiscono il patrimonio stabile del museo.

Questo dovrebbe essere sempre anche il ruolo del pubblico: avere una progettualità chiara per consentire di essere partecipati, cioè avere una funzione aggregante per consentire alle aspirazioni e ai valori civili di tante persone, davvero ispirate, di potersi esprimere e trovare un punto di riferimento”.

In che modo il museo sta rispondendo alle sfide poste dalla crescente digitalizzazione e dai nuovi linguaggi artistici?

È chiaro che questo si vede in particolar modo non tanto nel linguaggio artistico, che trova applicazioni non in quanto genera ma in quanto possibilità per l'artista di produrre, magari anche dipingendo un quadro in rapporto allo specifico dell'età digitale in cui viviamo.

Poco fa si è parlato delle nuove acquisizioni di Banca Generali di un artista che dipinge, ma magari rappresenta scene che non appartengono a tradizione pittorica, come gli amici che guardano il proprio cellulare.

Ma direi che però nelle nuove tecnologie l'impatto del digitale acquisisce anche una rilevanza strategica in tante funzioni non visibili del museo. La parte che tutti conoscono del museo è nelle sue collezioni e nelle sue gallerie espositive, ma pensare a che cosa significa la digitalizzazione del patrimonio, la sua preservazione, lo studio, come stiano cambiando i modi di archiviazione e come si stia consegnando a piattaforme più ampie dei visitatori specifici fisici del museo, è un compito essenziale del museo, poco commentato, ma che costituisce una parte rilevantissima, se non addirittura l’art core del museo”.

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