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Albonico (Banca Generali): "Supporto a PMI centro della nostra strategia; passaggio generazionale? Gestione professionale per garantire continuità di impresa"

Il Giornale d' Italia ha intervistato Marzio Albonico, Responsabile Family Protection & Planning presso Banca Generali e Presidente Generfid: "Una buona governance deve essere diversificata"

15 Marzo 2024

Il Giornale d'Italia ha intervistato Marzio Albonico, Responsabile Family Protection & Planning presso Banca Generali e Presidente Generfid

Banca Generali sta, tracciando una rotta di servizi per il supporto delle PMI; di cosa si tratta e come avete intenzione di farlo?

“Le PMI rappresentano l'ossatura di questo Paese dal punto di vista di generazione della ricchezza. Banca Generali è una banca che, ambendo ad essere la prima banca privata per valore del servizio innovazione sostenibilità, ha al centro della propria offerta la partecipazione e l'assistenza ai nostri clienti imprenditori.

Essere vicini agli imprenditori significa sviluppare un modello coerente di business, che riguardi non solamente la gestione del patrimonio finanziario, ma la gestione del patrimonio a tutto tondo con un modello di offerta che si articola in consulenza relativa alle imprese, alle operazioni straordinarie, all'assistenza finanziaria, alla finanza agevolata ma anche al grande tema del passaggio generazionale. La parola passaggio a qualcuno genera qualche timore e perplessità, io sono abituato a parlare di continuità d'impresa perché credo che sia un valore trasmettere una testimonianza concreta di capacità di produrre reddito; parlare di continuità di impresa è un valore aggiunto per gli imprenditori.”

Tra le vostra varie iniziative la scorsa settimana avete partecipato all'ultima edizione Osservatorio Imprese del Corporate Governance Lab come partner. Quali sono stati i principali risultati emersi?

“Banca Generali e Main sponsor dell'Osservatorio imprese del Corporate Governance Lab SDA Bocconi, che finanzia da sei anni. Questo osservatorio ha analizzato la realtà delle imprese non quotate secondo diversi punti e profili di indagine. Ogni anno abbiamo cambiato punti di osservazione, arrivando a mappare un fenomeno molto articolato di impresa.

Il risultato di quest'anno si concentrava sull'analisi di un campione di aziende che avessero concentrato, diminuito o frammentato l'assetto proprietario. Ciò significa che, rispetto ad una situazione standard, potevamo avere o un'azienda guidata da un erede che aveva preso le redini, oppure il caso in cui un imprenditore avesse fatto partecipare i suoi figli e quindi si fosse frammentato.

Qello che emerge con grande forza quest'anno è che, analizzando le 1296 imprese che hanno concentrato o frammentato rispetto ad analoghe 1296 imprese standard nel periodo 2014-2020, che sia chi ha concentrato sia chi ha frammentato l'assetto proprietario ha ottenuto risultati significativamente migliori rispetto a chi è rimasto neutrale. Chi si ferma è perduto e solo attraverso il cambiamento e le innovazioni si possono introdurre stimolie spinti per fare meglio.”

Tra i risultati principali “cambiare assetto proprietario fa bene al bilancio”; voi come vi ponete in questo senso?

“La governance delle imprese in Italia spesso riflette un approccio vecchia scuola rispetto alle tematiche di come si amministra e gestisce il potere all'interno delle aziende. Negli osservatori degli anni scorsi abbiamo rilevato due dati molto importanti: delle 6156 imprese italiane che fatturano sopra i 50 milioni di euro ben il 16% è ancora amministrata da un amministratore unico, ciè un’ azienda su sette. Crediamo che il mondo di oggi sia troppo complesso per un uomo solo al comando. Se poi andiamo a analizzare le imprese che partecipano alle filiere produttive la percentuale di amministratori unici sale a il 40% che corrisponde a due aziende su cinque. Ad esempio, Puglia Campania e Sicilia contengono moltissime aziende produttive che hanno percentuali nel settore unico sopra 70%.

Questo è un argomento da affrontare con i clienti imprenditori, perché le complessità del mondo d'oggi sono decisamente elevate e una governance appropriata e strutturata è quella che consente di dare molti e migliori margini.

Cito un ultimo elemento che spesso passa sotto silenzio: con la introduzione del Codice della crisi dell'impresa è stato modificato un articolo del Codice civile, il 2086, dove l'imprenditore di una una S.r.l. pensa di non dover rispondere con il suo patrimonio personale. Ma l'imprenditore che non assicura alla propria azienda un adeguato assetto organizzativo è chiamato corresponsabile dell'eventuale dissesto della società. Noi poniamo il tema dell'analisi delle strutture di governance ai nostri clienti perchè pensiamo che sia uno dei modi per proteggere il loro patrimonio.”

Quanto è importante la messa a punto della corporate governance per la competitività delle imprese?

“Il tema della governance resta un tema centrale e con questo Osservatorio siamo arrivati a stabilire un indice di buona governance che ha portato alla pubblicazione del libro intitolato ‘L’ indice di buona governance’. Ci sono cinque direttrici sulle quali è opportuno lavorare per generare valore attraverso la governance, ve ne cito una: vi è la necessità di una governance plurale e strutturata che prevede l’ ingresso di consiglieri esterni con un grado di diversità appropriata all'interno del Consiglio; questo è fondamentale perchè solo attraverso il confronto delle idee nascono le intuizioni competitive, permettendo così  agli imprenditori di non farsi guidare dall'emotività del momento ma di ponderare tutti gli aspetti.”

Lei è Responsabile Family Protection and Planning di Banca Generali; quali sono le maggiori criticità e rischi che i clienti possono riscontrare nella gestione del loro patrimonio? Quali strumenti innovativi fornite per affrontarli?

“Credo che gli incentivi giuridici e fiscali per affrontare in modo ordinato la trasmissione del patrimonio ci siano tutti. Non manca veramente nulla. Ritengo che la criticità sia l'aspetto psicologico, ossia la volontà di affrontare un problema che inevitabilmente ci chiama tutti in causa.

Lo sforzo che noi facciamo, partendo dall'ascolto dei nostri clienti, è quello di provare a metterci nei loro panni e raccontare loro che ci sono degli scenari che loro non hanno considerato ma che sono ugualmente possibili. Dal nostro Osservatorio vediamo tantissimi casi in cui un passaggio non ordinato ha generato tensioni, conflitti che sono sfociati in rotture di rapporti familiari. Siamo convinti anche per questo che sia importante avere un atteggiamento responsabile e sostenibile nei confronti delle persone che lasciamo. Credo che questo sia veramente una cosa che nel 2024 si debba poter affrontare per convincere i nostri clienti che è il momento di metterci la testa.”

Come vi ponete rispetto ai vostri competitor e quali sono le caratteristiche in cui vi differenziate?

“Banca Generali ha individuato una struttura che si chiama Family Protection and Planning, che io ho l'onore di guidare. Siamo in grado di dialogare con i nostri clienti e affrontare tematiche che spaziano dal giuridico al fiscale, al diritto societario, per sfociare infine alla gestione del patrimonio immobiliare, ai trust, ai mandati fiduciari, alle soluzioni che mette in campo la legge dopo di noi. Ci contraddistingue dai nostri competitor il fatto di saper affrontare con i nostri clienti questi temi dando loro un punto di vista organico e non la prospettiva del solo notaio, avvocato o commercialista, che spesso rischia di essere una prospettiva inevitabilmente di parte.”

Banca Generali Private si avvale della collaborazione di Generfid, di cui lei è il presidente. Che tipo di attività svolgete in questo senso?

“Generfid è la società fiduciardia del Gruppo bancario Banca Generali che la detiene al 100%, parliamo di una società captive, nel senso che lavora unicamente con clienti e per clienti di Banca Generali. Io ho l'onore di guidare il Consiglio di Amministrazione di Generfid ormai da un anno e devo dire che è molto interessante perché si tratta di due attività decisamente contigue: molte esigenze che nascono come mandato fiduciario poi sfociano in un'assistenza a 360°, così poi come alcune richieste della clientela poi trovano una risposta nel mandato fiduciario.

Oggi il ruolo della fiduciaria si deve evolvere necessariamente; il classico mandato di intestazione fiduciaria ha perso di senso. Noi ci siamo spostati molto verso il mondo dell'impresa, con un paio di servizi dedicati agli imprenditori; il primo si chiama Escrow Account, il quale riguarda i casi in cui un cliente ha necessità di vendere la propria azienda e ha l’obbligo di dare all’ acquirente molte garanzie (si pensi ad esempio alla garanzia che non ci sia amianto nel sottosuolo, o che la falda acquifera non sia inquinate etc…). Generfid ha messo a punto un servizio di escrow per cui in luogo della fideiussione bancaria viene costituito un deposito a garanzia che può essere investito. Questo rappresenta un grande vantaggio sia per il cliente che per l’ acquirente, che si vede garantito dal fatto che c'è un terzo intermediario, peraltro vigilato.

Un secondo servizio che noi utilizziamo è quello dell'intestazione fiduciaria delle partecipazioni societarie; questo permette col mandato fiduciario di garantire passaggio generazionale, continuità d'impresa, il coinvolgimento del mandato dei figli e l'attribuzione ai discendenti di poteri differenziati con un elevatissimo grado di personalizzazione.”

Che anno è stato il 2023 dal punto di vista del risparmio gestito e cosa prevede per il 2024? Quali iniziative pensate di lanciare?

“Il bilancio 2023 di Banca Generali è andato molto bene concludendosi con un record storico. Lo scenario è complicato, l'incremento repentino dei tassi ha creato un competitor a valore aggiunto nullo per le banche, che si chiama Titolo di Stato. Dall'altra parte però una possibile discesa dei tassi dovrebbe poter riequilibrare questa situazione.

Uno dei progetti che abbiamo lanciato si chiama BG for Future e ritorniamo con questo al tema del passaggio generazionale, creando valore per i nostri clienti attuali e future; pensando anche a coloro che un domani erediteranno un patrimonio che parte dall'ascolto dalla comprensione delle dinamiche, dalla protezione del patrimonio e dalla messa in campo di risposte appropriate per ogni per ogni situazione.

Concludo dicendo che le persone hanno sogni, bisogni, desideri e aspettative, per cui credo che un’ istituzione finanziaria che non ascolta attivamente e concretamente il cliente stia commettendo uno dei più grandi errori. Noi partiamo dall'ascolto di 2300 professionisti che periodicamente fanno corsi di aggiornamento, per poter partire in vantaggio rispetto a chi invece propone soluzioni standard.”

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