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Gaza, 57enne palestinese Ahmad Shehadeh ucciso da Idf al checkpoint di Al-Murabba'a, portava con sé solo bottiglia d’acqua di plastica – VIDEO

Secondo quanto emerso, l’uomo è stato colpito da un totale di 18 proiettili sparati dalle forze di occupazione israeliane, 8 dei quali dopo che era già caduto a terra e non costituiva più alcuna minaccia

05 Settembre 2025

Ahmad Shehadeh, palestinese di 57 anni, è stato ucciso Idf al checkpoint di Al-Murabba'a, a sud di Nablus, nella Striscia di Gaza, mentre non era armato e non rappresentava alcuna minaccia. L’uomo aveva con sé soltanto una bottiglia d’acqua di plastica, non un oggetto sospetto come inizialmente dichiarato dall’esercito. Secondo un’indagine, i soldati hanno esploso 18 colpi, alcuni dei quali dopo che Shehadeh era già caduto a terra. Nonostante le testimonianze civili e i riscontri emersi, non è stata avviata alcuna indagine penale indipendente, ma solo una verifica interna militare.

Gaza, 57enne palestinese Ahmad Shehadeh ucciso da Idf al checkpoint di Al-Murabba'a, portava con sé solo bottiglia d’acqua di plastica

Un’inchiesta condotta da media israeliani ha rivelato dettagli finora rimasti nell’ombra sull’uccisione del palestinese Ahmad Shehadeh (indicato in alcune traslitterazioni come Ahmed Shahada), avvenuta al checkpoint di Al-Murabba'a, nel sud dell’area di Nablus. Secondo quanto emerso, l’uomo è stato colpito da un totale di 18 proiettili sparati dalle forze di occupazione israeliane, 8 dei quali dopo che era già caduto a terra e non costituiva più alcuna minaccia.

La ricostruzione smentisce la versione inizialmente fornita dall’esercito israeliano, secondo cui Shehadeh avrebbe brandito un oggetto sospetto inducendo i soldati ad aprire il fuoco. Gli stessi militari coinvolti, ascoltati nel corso dell’inchiesta giornalistica, hanno ammesso successivamente che l’uomo non aveva con sé alcuna arma o oggetto pericoloso, ma soltanto una bottiglia d’acqua di plastica.

Testimonianze civili raccolte sul posto confermano che il 57enne si stava avvicinando al checkpoint quando è stato raggiunto dai colpi. Le immagini e i racconti concordano nel descrivere una sparatoria prolungata, continuata anche dopo che l’uomo era già a terra. Un elemento che, secondo gli osservatori, solleva interrogativi seri sull’uso della forza e sulle regole di ingaggio applicate.

La famiglia di Shehadeh ha riferito che il corpo presentava circa 20 ferite da proiettile, inclusi colpi esplosi quando era già immobilizzato. Un dettaglio che rafforza le conclusioni dell’inchiesta e alimenta le accuse di esecuzione extragiudiziale. I familiari hanno chiesto ripetutamente l’apertura di un’indagine imparziale, sottolineando come il loro congiunto non rappresentasse alcun pericolo.

Nonostante la documentazione disponibile e la presenza di testimoni oculari, non è stata avviata alcuna indagine penale indipendente. L’esercito israeliano ha dichiarato di aver condotto un’inchiesta interna, affidata agli stessi comandanti dell’unità coinvolta nell’operazione. Una procedura che non garantisce né imparzialità né trasparenza.

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