22 Ottobre 2025
"Nell'ultimo anno abbiamo stretto un'alleanza...una partnership senza pari con gli Stati Uniti, che sta cambiando il Medio Oriente e sta cambiando anche il mondo". Non si è risparmiato nei convenevoli il premier israeliano Benjamin Netanyahu che proprio oggi, 22 ottobre, ha incontrato il vicepresidente Usa J.D. Vance atterrato ad Israele con l'obiettivo di tenere a bada lo spirito guerrafondaio del leader israeliano.
Com'era da aspettarsi, il premier Netanyahu è stato al gioco, recitando il copione vincente: quello del miglior alleato e "partner" di Washington, e grande fautore della "pace" in Medio Oriente. Dopo la visita ufficiale di Trump a Gerusalemme per il suo discorso alla Knesset, oggi Netanyahu ha incontrato Vance per riparlare della fragile situazione nella Striscia dopo gli ultimi bombardamenti di domenica 19 ottobre. Vance però ci ha tenuto a precisare: "Non siamo qui a monitorare come si può monitorare un bambino, ma si parla di monitorare nel senso che c'è un sacco di lavoro". Parole che Vance ha pensato bene di chiarire onde evitare che passasse l'idea di Israele come di "uno stato vassallo, un cliente degli Usa". Tra i due Paesi, si è affannato a chiarire il vicepresidente, c'è "partnership". Una parola nuova - come ha sottolineato Netanyahu - nel vocabolario diplomatico tra i due Paesi, che va ad aggiungersi ad una "sincera amicizia".
Per Netanyahu la sua "partnership" con Washington è quella che "sta cambiando il Medio Oriente e il mondo. Crea opportunità non solo per la sicurezza, ma anche per l'espansione della pace, su cui stiamo lavorando con grande, grande impegno". Parole studiate a tavolino, che non rispecchiano per nulla la realtà della cronaca. Ma fa tutto parte di un gioco di carte che si passano Usa e Israele: "Partnership...Non lo è mai stata prima. Questo chiude un cerchio (...) e il presidente Trump sa bene chi scegliere per quella cerchia". L'intesa "fraterna" con gli Stati Uniti trabocca dalle parole di Netanyahu: "Abbiamo avuto l'opportunità di prendere decisioni congiuntamente, in un partenariato molto unito e basato sulla fiducia". E ancora, "Sono rimasto colpito dalla vostra chiarezza, dalla vostra incisività, dalla vostra solidarietà per la nostra causa comune", sebbene di solidarietà non si possa affatto parlare considerati i profondi interessi economici (statunitensi) che sono gravitati attorno a questi due anni di guerra.
Vance ha sposato il ruolo, continuando ad illudere sulla "pace" e sulla volontà di "migliorare la vita della popolazione". "C'è molto da fare, ma sono molto ottimista riguardo a dove siamo arrivati" ha continuato Vance ripetendo le stesse parole già dette ieri e aggiungendo, per far sembrare credibile il discorso, la difficoltà con cui l'amministrazione Trump e quella israeliana si stanno "battendo" per tenere alta la bandiera della pace.
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