19 Ottobre 2025
Hamas, Trump, Netanyahu, fonte: Wikipedia
L'accordo "di pace" che fino a qualche settimana fa garantiva la promessa di un cessate il fuoco duraturo e la costruzione di un clima di distensione tra le parti si sta dimostrando una vera chimera. Oggi, 19 ottobre, il Dipartimento di Stato degli Usa ha informato della preparazione, da parte di Hamas, di un "imminente attacco contro i civili palestinesi" cosa che si configurerebbe come "violazione del cessate il fuoco".
È quanto comunicato dagli Stati Uniti in un post pubblicato su X: "Gli Stati Uniti hanno informato le Nazioni garanti dell'accordo di pace a Gaza di indicazioni credibili secondo cui Hamas starebbe preparando un'imminente violazione del cessate il fuoco contro la popolazione di Gaza". Questo presunto "attacco pianificato - si legge nella comunicazione ufficiale - costituirebbe una diretta e grave violazione dell'accordo di cessate il fuoco e indebolirebbe i significativi progressi raggiunti attraverso gli sforzi di mediazione". Non è chiaro a quale presunto "attacco" di Hamas l'establishment statunitense alluda, tuttavia la tensione è palpabile: "Se i miliziani dovesse procedere con questo attacco, saranno adottate misure per proteggere la popolazione di Gaza e preservare l'integrità del cessate il fuoco". Sonora è arrivata la risposta da parte di Hamas: "È Israele che ha armato e finanziato le bande di Gaza".
L'escalation tra Israele e Hamas ha preso una nuova piega. Nonostante Israele non abbia affatto attuato il cessate il fuoco promesso, come già ampiamente dimostrato dalla cronaca delle ultime settimane, e si sia anzi macchiato dell'uccisione di altri 10 civili palestinesi, le preoccupazioni di una caduta dell'accordo provengono dai conflitti attualmente in corso tra i miliziani e bande armate collocate nella Striscia e in parti della Cisgiordania occupata. Intanto ieri sera, 18 ottobre, Hamas ha riconsegnato le salme di altri due ostaggi israeliani di cui uno, informa l'Idf, appartenente al 54enne Ronen Tommy Engel. Attualmente sono 16 i corpi israeliani ancora sotto le macerie di Gaza e non riconsegnati alla Croce Rossa. La pressione di Tel Aviv sui miliziani è sempre più palpabile: "Non scenderemo a compromessi e non risparmieremo sforzi fino al ritorno di tutti gli ostaggi deceduti, fino all'ultimo" ha fatto sapere l'ufficio del premier Netanyahu, informando inoltre che "il valico di Rafah resterà chiuso fino a nuovo avviso".
L'obiettivo di Tel Aviv è - a parole - di riaprire il valico non appena Hamas avrà riconsegnato i corpi di tutti gli ostaggi rimasti, ma per i miliziani si tratta di una mossa estremamente debilitante. La sua chiusura "blocca l'ingresso delle attrezzature specializzate necessarie per la ricerca dei dispersi", comunicano, e "impedisce alle squadre di medicina legale e agli strumenti necessari di identificare i corpi". Itamar Ben Gvir, leader della destra oltranzista, ha comunicato: "Ho informato Netanyahu che se non smantella Hamas e non promulga la pena di morte per i terroristi, scioglierò il governo a una certa data". Intanto oggi, dal governo israeliano, oltre il danno la beffa: Netanyahu ha annunciato di ricandidarsi alle elezioni del novembre 2026 e, ha fatto sapere Netanyahu, "si aspetta di vincerle".
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